Già uscito negli USA e in molti paesi del mondo, arriverà ad agosto nel nostro paese Oppenheimer, film diretto da Christopher Nolan che racconta la vita del fisico Robert Oppenheimer.

Sin dalle prime notizie di anticipazione a spiccare è stato il prestigio del cast, che vede grandissimi interpreti anche per ruoli minori.

Fonte principale della sceneggiatura di Nolan, scritta nell’estate 2021, è la biografia Robert Oppenheimer – Il Padre della Bomba Atomica – American Prometheus di Kai Bird e Martin J. Sherwin. 

La storia di Oppenheimer è una delle più incredibili e potenti che abbia mai letto,  afferma Nolan. È piena di paradossi e dilemmi etici, ed è la tipologia di materiale che da sempre mi appassiona. Mentre il film prova ad accompagnare lo spettatore nella comprensione delle scelte prese dalle persone, vuole stimolare l’interrogativo sull’opportunità di quelle decisioni. Il film, come strumento narrativo, ha la capacità di portare il pubblico in un’esperienza soggettiva e renderlo giudice dei percorsi dei personaggi, pur mantenendo un elemento di oggettività fondamentale. In diversi passaggi, abbiamo provato a sprofondare nella psiche di Oppenheimer e assistere al suo viaggio emotivo. Questa è la vera sfida del film: raccontare la storia di una persona coinvolta in pieno in una potenziale e straordinaria sequenza di eventi distruttivi, ma fatta per le giuste motivazioni e raccontata dal suo personale punto di vista. 

Il film non si sofferma solo sul Progetto Manhattan, ma anche sugli anni precedenti e soprattutto sui successivi, contrapponendolo a Lewis Strauss, un altro dei protagonisti della politica nucleare degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, nominato nel 1959 dal Presidente Dwight D. Eisenhower come Segretario di Commercio.

Per distinguere meglio i due percorsi narrativi Nolan ha effettuato una scelta visiva radicale.

Dane DeHaan in Oppenheimer
Dane DeHaan in Oppenheimer

Le scene raccontate basate su Oppenheimer, scritte in prima persona, sono a colori, con alcune occasionali incursioni evocative e surreali che potessero esprimere il suo mondo interiore, mentre quelle basate su Strauss, invece, sono in bianco e nero. È una scelta strana quella che ho preso, conferma Nolan per spiegare la scrittura in prima persona. Ma ha permesso di chiarire a tutti quelli che hanno letto la sceneggiatura, che il pubblico affronta questo viaggio insieme allo stesso Oppenheimer. Guardiamo la storia dalle sue spalle, siamo nella sua testa, ovunque andiamo siamo al suo fianco.

Nel merito, la produttrice Emma Thomas ha detto: La sceneggiatura di Oppenheimer è senza dubbio un’opera di Chris Nolan, perché contiene elementi che da sempre lo affascinano, come la distinzione fra soggettivo e oggettivo, ed è una storia presentata da diverse prospettive, spiega Thomas. Ma è anche in assoluto la prima volta che assisto da parte sua a una scrittura in prima persona, dal punto di vista di Oppenheimer; questa impostazione ha permesso in maniera incredibilmente efficiente di descrivere la vita interiore del personaggio a tutta la squadra di produzione, e sicuramente anche allo stesso Chris che doveva metterla sullo schermo. Credo sia una delle migliori sceneggiature che ho mai letto nella mia vita. 

Il cast

 

La sceneggiatura di Nolan include alcuni dei più brillanti scienziati del XX secolo. Per scelta narrativa non sono stati inventi personaggi fittizi costruiti per semplificare le cose, nella convinzione che sarebbe stato sbagliato attribuire azioni, firme, idee o scoperte a una figura diversa da quella reale. Tanti personaggi sarebbero entrati e usciti dalla scena molto velocemente, a volte anche solo con un battuta, pertanto il casting è stato teso a trovare dei volti che potessero rimanere impressi negli spettatori.

Cillian Murphy nel ruolo di Oppenheimer è stato il punto di partenza di tutto il film, ha dichiarato Nolan. Ma ero ben certo che Cillian avrebbe avuto bisogno di un gruppo straordinario di attori attorno, professionisti che potessero metterlo alla prova e spingerlo oltre i propri limiti. In un film con così tante sfaccettature, tutto deve essere credibile e chiaro. Per questo la profondità del gruppo allestito dal responsabile del casting John Papsidera è un elemento fondamentale della pellicola. È determinante per il pubblico comprendere le responsabilità e i pesi di ogni azione raccontata nel film. Questi attori hanno vissuto il set giorno per giorno con una precisa consapevolezza del ruolo del proprio personaggio nella storia, del loro contributo al Progeto Manhattan, della loro posizione in un certo appuntamento, esperimento o discussione in un qualsiasi giorno. La mia fortuna è di essermi trovato ogni giorno della lavorazione circondato da attori che ne sapevano anche più di me su cosa stesse succedendo al loro personaggio, ed è quello a cui veramente aspiri quando sei un regista.

J. Robert Oppenheimer – Cillian Murphy

Cillian Murphy ha già partecipato a cinque dei film di Nolan (Trilogia del Cavaliere Oscuro – The Dark Knight Trilogy, Inception, Dunkirk), ma finora mai in un ruolo da protagonista: Murphy, attore irlandese, ha un’intensa attività fra TV, cinema e teatro, apparso su film come 28 giorni dopo – 28 Days Later, A Quiet Place Part II, e la famosa serie televisisa, Peaky Blinders.

Sono stato molto fortunato ad aver potuto lavorare con alcuni degli attori più bravi della mia generazione all’inizio della loro carriera, e questo vale sicuramente per Cillian, spiega Nolan. La prima volta che ci siamo trovati su un set, molte cose erano una novità per entrambi, ma quello che appariva chiaro agli occhi di tutti era il suo straordinario talento. Abbiamo trovato una connessione personale, professionale e creativa. Per questo, tento sempre di tornare a lavorare con Cillian. È stato meraviglioso poter alzare il telefono e dire: ‘Questa è la volta giusta, sarai tu il protagonista, tu a dover interpretare un personaggio che avrà bisogno di ogni briciola del tuo talento, fino a metterti alla prova in un modo in cui non hai mai vissuto. E lui non si è tirato indietro. È stato un sogno che si è realizzato per entrambi.

Murphy, considera la telefonata di Nolan come indimenticabile. Sono passati venti anni da quando ho conosciuto Chris, ma già allora ero un suo estimatore, perché avevo visto Memento e Insomnia, spiega Murphy, il cui primo incontro con il regista era stato in occasione dell’audizione per la parte di Bruce Wayne in Batman Begins, un ruolo che poi fu affidato a Christian Bale. Poter incontrare Chris per quel film è stato straordinario, per certi versi assurdo perché non riuscivo a vedermi vestire i panni di Batman. Ma da quell’appuntamento è arrivata la possibilità di interpretare il personaggio di Spaventapasseri ed è stata un’esperienza di lavoro straordinaria. Da allora mi sono ripromesso che qualsiasi cosa Christopher Nolan mi avesse chiesto di fare, senza neanche pensare alle dimensioni del ruolo, avrei sempre accettato. Di certo non mi aspettavo che mi chiamasse per propormi di essere Oppenheimer. Ma così è andata. Quando la telefonata si è conclusa, sono rimasto imbambolato. Mi sono sentito incredibilmente fortunato. E poi ci siamo messi a lavorare.

Cilllian Murphy in Oppenheimer
Cilllian Murphy in Oppenheimer

Il fascino e la sfida di un ruolo come Oppenheimer, a detta di Murphy, rendono giustizia all’immensa intelligenza del fisico e alle sue questioni morali. Il nostro impegno è stato teso a rendere la complessità di Oppenheimer, non trattandosi di un uomo semplice, spiega Murphy. Nessuno dei protagonisti di questo film lo è. Una grande mente può essere anche un peso; persone come quelle conducono una vita su un piano completamente diverso da quello di noi semplici mortali, e questo determina delle complicazioni nella loro vita personale e per la loro etica. Questo aspetto è il più delicato: esprimere e raccontare il viaggio morale di Oppenheimer nel corso di questa storia, perché è come se ballasse sotto la pioggia evitando di bagnarsi. Da una parte le sue idee durante l’incarico sul Progetto Manhattan, e poi, anni dopo, le posizioni in termini di politica nucleare dopo la Seconda Guerra Mondiale, con cambiamenti ed evoluzioni che lo hanno messo in conflitto con altre persone.

Per prepararsi al ruolo, Murphy ha letto Robert Oppenheimer – Il Padre della Bomba Atomica - American Prometheus e molti altri libri, oltre ad aver studiato ore di girato con le interviste e le lezioni di Oppenheimer. Ha lavorato con Nolan e la costumista Ellen Mirojnick per ricostruire il suo riconoscibile stile: lo sguardo intenso, la postura, la pipa, il cappello. Non ho voluto riproporre una copia di Robert Oppenheimer, spiega Murphy. È un distillato fra quello che possiamo vedere nei materiali storici e quello che ho incontrato nella sceneggiatura di Chris. Si è trattato di un lungo processo di sintesi fra rappresentazione e interpretazione.

Murphy ha consultato il noto fisico Kip Thorne, che fu consulente anche di Interstellar, per conoscere meglio la professione del fisico e il concetto di fissione. Nozioni base, quanto basta per non recitare i dialoghi come se fossero una technobabble. La gran parte della popolazione mondiale non ha gli strumenti e non può riflettere sull’esistenza umana, sulla struttura del mondo e sul nostro ruolo nell’universo alla maniera in cui ha fatto Oppenheimer, e certamente non può farlo attraverso la lente della meccanica quantistica, con le sue complessità e la sua tensione ai paradossi, riflette Murphy. Per questo sarebbe stato un esercizio futile per me spendere sei mesi nel tentativo di crearmi una consapevolezza. Quello che puoi provare a fare è di creare una vaga conoscenza concettuale, renderla mia e di conseguenza estrarne l’elemento umano, che è poi in assoluto la cosa più importante del film. È una storia incredibile a livello di tema, ma è raccontata in una maniera decisamente umana. Non è una lezione di storia, non è un esercizio didattico o un compito, non abbiamo mandato un messaggio al pubblico con una serie di concetti da imparare. Ma quello che emerge è che gli spettatori possono creare connessioni partendo da questo film e riflettere su quanto è allarmante quello che sta succedendo nel mondo contemporaneo. Il cinema che stimola il pensiero e ti mette alla prova è una componente fondamentale di questa arte e sono convinto che Chris lo faccia da sempre con uno stile intelligente e provocatorio. 

Kitty Oppenheimer – Emily Blunt

Katherine Kitty Oppenheimer (nata Puening), interpretata da Emily Blunt, era una biologa, una botanica, e quello con Oppenheimer era il suo quarto matrimonio. Lo incontrò a una festa a San Francisco e con lui ebbe due figli, Peter e Toni. Durante gli anni passati a Los Alamos, Kitty fronteggiò i disagi della maternità, aggravati dalla solitudine e dalle dipendenze.

Blunt ha detto di essere affascinata da come Kitty rifiutasse le convenzioni e le aspettative sociali della sua epoca. Kitty è un personaggio che non parla tanto per aprire bocca: affronta tutto con profondità, afferma Blunt. Era una donna complicata, volubile, anche affascinante. L’aspetto che più mi ha rapito è questa visione della donna che rifiuta di conformarsi all’ideale femminile dei propri tempi, che non accetta semplicemente di doversi sposare, avere figli, essere al fianco del marito e accettare questo come l’unico lavoro che le sia concesso. La sfida che ha condotto nei confronti del sistema è assolutamente moderna. Mi spiego, Oppenheimer era il suo quarto marito, e aveva 29 anni quando si sono conosciuti! Sono convinta che la sua volontà fosse di farsi largo nella vita affermandosi secondo le proprie regole. Ma sono convinta anche che avesse trovato in Robert Oppenheimer la sua perfetta controparte intellettuale. Fra di loro c’era un rispetto reciproco e genuino. Kitty era una confidente fidata e la principale alleata quando è arrivato il momento di prendere grandi decisioni. Robert ha fatto grande affidamento sulla propria moglie, la cui opinione ha sempre avuto un’importanza decisiva nel corso della loro vita. Lei stessa era una scienziata ed è stata il primo esempio di una donna dell’epoca con una tale intelligenza che si è ritrovata bloccata e sacrificata, provocandole grande dolore. Nonostante tutto ha sempre creduto in Robert, lo ha venerato, supportato ed è stata il suo più grande sostegno. 

Emily Blunt in Hoppenheimer
Emily Blunt in Hoppenheimer

Anche Blunt ha letto il libro per trovare gli spunti sul personaggio di Kitty, ma racconta di aver trovato tutto ciò che era necessario per il suo sviluppo nella sceneggiatura di Christopher Nolan e nel suo stile di regia. Chris mi ha messo a disposizione un ruolo straordinario, afferma Blunt. Kitty mi è esplosa fra le mani, è stata una persona imponente per il suo spessore. Chris, da regista, ti lascia molta libertà di esplorare le vulnerabilità del personaggio. Quando noto una persona pervasa da sentimenti contrastanti, da uno spirito aggressivo o in perenne contrasto, cerco sempre di capire cosa c’è dietro, quali sono le ragioni, e mi rendo conto di quanto la rabbia si possa mischiare con tanti altri elementi. C’è il dolore, l’umiliazione, lo sguardo degli altri. Ho provato a identificare tutto ciò nella sua storia, anche grazie alla libertà creativa che mi è stata lasciata.

Blunt ha ritrovato in questo film Cillian Murphy, con il quale aveva lavorato poco tempo prima in A Quiet Place Part II, nel quale i loro personaggi sviluppano uno stretto legame per affrontare i rispettivi demoni. È il mio secondo film con Cillian, e aver diviso la scena in passato ha reso le cose più semplici essendoci una base di fiducia da cui partire, conferma Blunt. Non ci è voluto molto a entrare nelle dinamiche di una coppia sposata così interconnessa e con spiriti fortemente legati. Lavorare con una persona che ha uno spirito così nobile, mosso dall’intenzione di creare qualcosa di buono al tuo fianco, è stato sinceramente straordinario.

Leslie Groves -Matt Damon

Figura forse meno nota al grande pubblico, il Generale Leslie Groves, Jr. è stato un ufficiale riconosciuto e fidato del Genio Militare dell’Esercito degli Stati Uniti, a cui è stata affidata la costruzione del Pentagono e che poi ha preso la guida militare del Progetto Manhattan.

Definito come motivato, guidato dal senso del dovere, irritante, aveva idee politiche diametralmente opposte a quelle di Oppenheimer. Il film ci racconta come il conservatore e pragmatico Groves, reclutò Oppenheimer per i suoi meriti, nonostante le sue sue simpatie comuniste, nonostante i dubbi di molti.

Lo interpreta Matt Damon, vincitore del Premio Oscar per Genio Ribelle – Good Will Hunting e insieme a Ben Affleck. Damon ha lavorato con Nolan in Interstellar. Il rapporto fra Oppenheimer e Groves è stata una grande risorsa di godimento per il film, pensa Emma Thomas. Buona parte della pellicola è raccontata attraverso la prospettiva di Oppenheimer ed era necessario che l’attore che avrebbe interpretato Groves fosse in grado di essere immediatamente credibile per il pubblico, qualcuno che avesse l’autorevolezza del grande attore, magari anche un po' di spavalderia senza mai risultare eccessivo. Matt era la persona che racchiudeva tutte queste qualità. Ha portato al ruolo la giusta ironia e un forte elemento umano, ed è veramente piacevole poter assistere alle dinamiche che ha costruito con Cillian.

Matt Damon in Oppenheimer
Matt Damon in Oppenheimer

Damon ha apprezzato molto poter lavorare su una storia nota come quella del Progetto Manhattan. Sono un figlio della Guerra Fredda, spiega Damon. Sono cresciuto con le conseguenze di quel pezzo di storia. Per questo ho sempre guardato il mondo attraverso quella lente. L’aspetto interessante è stato proprio di aver potuto guardare al passato per cercare di comprendere il pensiero di quei ragazzi, il loro struggimento personale e le terribili decisioni che si sono trovati a dover affrontare. A ciò però si aggiungono tutte le questioni umane come la politica, l’ambizione e la morale legato alla loro ricerca. È incredibile anche solo riflettere che questi scienziati si sono ritrovati di fronte a scelte che non erano mai state prese prima. In questa storia sono protagonisti la naturale curiosità umana, il fascino e l’ambizione di poter spostare oltre i limiti, per vedere cosa si può ancora conoscere e cosa potrebbe accadere. Non manca anche una certa dose di idealismo e leggerezza in questi ragazzi. Oppenheimer era veramente convinto che questo esperimento avrebbe messo fine alle guerre. Eppure viviamo da sempre con questa Spada di Damocle e non siamo ancora riusciti a liberarcene. Senza alcun dubbio, si tratta di una delle storie più importanti dei nostri tempi.

Damon ha cercato spunti indagando sulla personalità di Groves. Il generale aveva un ego decisamente ingombrante e non era amato da nessuno, spiega Damon. Ma Oppenheimer lo apprezzava; fra loro c’era un certo tipo di comprensione che ha dato via a un rapporto. Groves non ha messo in dubbio le azioni di Oppenheimer e le sue ragioni. Groves era incredibilmente orgoglioso degli aspetti ingegneristici e della forza scientifica del loro progetto. Da parte sua non ci sono mai stati titubanze. Era il suo modo di fare: Ho detto che lo avrei portato a termine e ci sono riuscito. È stato affascinante interpretare qualcuno con quel tipo di sicurezze e di rigore, dotato senza dubbio di una grande intelligenza, ma che poi viene circondato da un gruppo di geni che lavorano su un livello nettamente differente: persone incredibili che avevano la stessa ambizione di Groves ma che vivevano un conflitto intenso sulla propria ricerca e su cosa avrebbe potuto scatenare.

Damon aggiunge che non è stato troppo complesso entrare in contatto con Groves e la difficile operazione del Progetto Manhattan. Fatte le dovute proporzioni di posta in gioco, per Damon la creazione della prima arma nucleare ha delle analogie con la produzione di un film. Si possono trovare molti parallelismi con il nostro mondo, afferma Damon. Tensioni crescenti, persone che vengono da mondi differenti che sono messe insieme a lavorare pur con metodologie, aspettative, sogni e speranze completamente divergenti. Siamo schiacchati inseme per riuscire ad arrivare a un comune obiettivo. Si vive fra frizioni e tensioni, in una dinamica che ricorda fissione e fusione. Sono convinto che sia stato più semplice per il cast lavorare in concerto comprendendo quello che hanno passato i nostri personaggi.  

Lewis Strauss – Robert Downey Jr.

Lewis Strauss è stato membro fondatore della Commissione per l’Energia Atomica degli Stati Uniti nel 1947 ed è stato una figura chiave nel modellare la politica nucleare dopo la guerra. Il film racconta il primo incontro con Oppenheimer, avvenuto nello stesso anno, quando Strauss era direttore dell’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Princeton. Il film presenta il contrasto tra due due uomini testardi, ambiziosi e, ognuno a modo proprio, mossi da forti convinzioni. Strauss è presentato come un uomo del Sud, con un devoto spirito religioso, che si era fermato agli studi liceali e per questo sempre profondamente insicuro per l’assenza di un’educazione formale nel proprio percorso, un conservatore dogmaticamente anticomunista. Subisce un complesso di inferiorità nei confronti di Oppenheimer, nato nel Nord-est, mente brillante senza alcuno sforzo, altamente istruito e noto per le sue posizioni nettamente liberal e di sinistra. 

Per interpretare Strauss, Christopher Nolan ed Emma Thomas hanno ingaggiato Robert Downey Jr., che negli ultimi anni è stato reso una star in tutto il mondo con il ruolo di Iron Man/Tony Stark nel Marvel Cinematic Universe.

L’opportunità di lavorare su Oppenheimer si è presentata nella vita di Downey Jr. in un momento in cui aveva stabilito di fare un po' di selezione dopo il grande successo dello scorso decennio. Stavo cercando di rallentare i miei impegni un anno prima della pandemia, per riavvicinarmi alla mia famiglia e ai miei altri interessi, perché avevo lavorato in maniera veramente intensa, spiega Downey Jr., che ha recentemente presentato Sr., documentario sul padre scomparso, il regista sperimentale Robert Downey Sr., e sul loro rapporto. Ma questa volta si trattava di Christopher Nolan, che mi proponeva un progetto a cui teneva tanto. Il cast, inoltre, era un gruppo di persone di enorme talento. E non appena ne abbiamo cominciato a parlare, gli eventi geopolitici hanno preso una piega per cui questo film si è trasformato in una metafora fondamentale per tutti i suoi significati. E così non ho avuto più alcuna esitazione.

Robert Downey Jr. in Oppenheimer
Robert Downey Jr. in Oppenheimer

Downey ha portato avanti la sua ricerca su Strauss, esplorando la sua complessa relazione con Oppenheimer, definendolo come una figura stratificata, con una precisa visione del mondo e con molti meriti nel contesto storico del momento. Vi do un esempio, spiega Downey Jr. Lo scacchiere geopolitico sul Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale era decisamente critico. I nostri siluri non esplodevano alla giusta profondità o distanza dai bersagli a cui miravano. Strauss sapeva che c’era bisogno di un intervento per aiutare la causa e con tutti i mezzi burocratici a sua disposizione ha contribuito ad accorciare la guerra. Ma qualcuno ha mai detto che Lewis Strauss è riuscito a dare fine alla guerra? No. Più avanti, dopo aver scoperto che i Russi avevano a disposizione armi atomiche, Strauss iniziò a lavorare per far partire i test per la bomba a idrogeno, mentre Oppenheimer si oppose. Strauss era animato dalla convinzione che avrebbe potuto salvare delle vite, allo stesso modo di quanto successe con la spoletta di prossimità. I suoi ragionamenti non erano semplici posizioni di fronte. Era sempre sostenuto da una motivazione che ti lascia comprendere parte delle sue scelte.

Per il ruolo si è sottoposto a una immedesimazione fisica, con un radicale taglio di capelli. La cosa divertente di radermi a zero e che mi ha ricordato mio padre, che non è mai una cosa terribile. D’altro canto ha permesso alla mia paziente moglie di farsi un’idea di quello che l’aspetta, racconta Downey Jr. Ma senza dubbio era la scelta corretta da fare per il personaggio. Credo che Chris abbia avuto qualche preoccupazione su come avrei affrontato il ruolo. Di certo l’ultima cosa da fare era un’imitazione non realistica. E per questo per un po' di tempo sono tornato a indossare un cappellino da tennis.

Jean Tatlock – Florence Pugh

Jean Tatlock era una psichiatra laureata a Stanford che ebbe un’intensa e travagliata storia d’amore con J. Robert Oppenheimer. Viene descritta come intellettuale, introversa e con sentimenti profondi, sensuale, spirito libero, tendente alla malinconia

La interpreta Florence Pugh,  le cui parti in Lady Macbeth,  Midsommar – Il Villaggio dei Dannati e Black Widow,  l’hanno portata ad essere apprezzata da pubblico e critica, con una nomination agli Oscar per Piccole Donne – Little Women. Pugh ha accettato il ruolo per l’opportunità di poter lavorare con un regista e con un attore protagonista da lei ammirati. È un film di Christopher Nolan, il numero uno, afferma l’attrice, e anche il numero due, e un regista dal talento incredibile. Da anni studio Cillian Murphy come attore e non aspettavo altro di poter lavorare al suo fianco. Era da matti rifiutare un’offerta del genere. È stato come poter fare un’attività sportiva con alcune delle leggende in quel campo, per questo la ricorderò sempre come una delle migliori esperienze che abbia mai avuto.

Florence Pugh e Cillian Murphy in Oppenheimer
Florence Pugh e Cillian Murphy in Oppenheimer

Pugh ha molto apprezzato la forte personalità del personaggio, sia pure con tutte le sue fragilità. Jean era una donna schietta e sapeva quel che voleva, e non è mai stata punita per questo approccio, specialmente non da Oppenheimer, racconta Pugh. Con Oppenheimer, Jean era completamente in controllo e nel proprio elemento. Costruire un personaggio femminile con così tanto potere, anche se c’erano tanti aspetti più complessi nella sua vita, e lavorare sul suo rapporto con Oppenheimer in collaborazione con Chris e Cillian, è stata un’esperienza potente, interessante e formativa.

Ernest Lawrence – Josh Hartnett

Nel film molto rilievo hanno il primo incontro e la successiva amicizia e collaborazione tra l fisico Ernest Lawrence e Oppenheimer. Lawrence viene definito dalla personalità socievole ed estroversa. Per il ruolo, Nolan ha scelto Josh Hartnett, reso noto da Pearl Harbor di Michael Bay Michael Bay e Black Hawk Down – Black Hawk Abbattuto di Ridley Scott.

Dopo un periodo di pausa preso per poter crescere i proprio figli, Hartnett si è trovato a recitare in un film ambientato nello stesso periodo storico di Pearl Harbor, ma con un personaggio che affronta un’altra prospettiva. Conoscevo un po' la storia di Oppenheimer, ma non quella di Lawrence e di quanto fosse determinante nella progettazione delle armi nucleari e del dilemma che viviamo ancora nel 21esimo secolo, spiega Hartnett. È la figura storica più importante e decisiva del 20esimo secolo di cui non ero assolutamente al corrente. Ha sviluppato l’acceleratore circolare, il concetto di Grande Scienza, ha di base dato vita a quello che oggi è conosciuto come il super-collider. Tutto è cambiato a causa di questo uomo e della sua curiosità.

Josh Hartnett in Hoppenheimer
Josh Hartnett in Hoppenheimer

Hartnett ha preso ispirazione da un proprio zio, un fisico che lavorato sul programma spaziale Gemini, e ha lavorato molto sulla ricerca del personaggio. Volevo essere certo che Lawrence non apparisse contemporaneo, ma che fosse realisticamente una persona del proprio tempo, con le sue radici, confessa Hartnett. Fortunatamente, vengo dai suoi stessi luoghi. Lawrence è andato a scuola in Minnesota e io sono cresciuto proprio lì, per cui so bene come parlano quelle persone. Inoltre, essendo cresciuto in una famiglia di formazione scientifica, ho potuto comprendere meglio il percorso di un ragazzo che entrato all’università ha lavorato continuamente con l’obiettivo di spingere i confini fino a dove era possibile. 

Hartnett ha evidenziato le differenze caratteriali tra Lawrence e Oppenheimer. Una delle cose che ho imparato è che Lawrence era la persona da tutti considerata come la prima scelta per guidare il Progetto Manhattan. Era espansivo, una persona comunicativa e bravo nel raccogliere fondi, tutte cose che francamente non appartenevano a Oppenheimer, considera Hartnett. Questi elementi hanno permesso di prendere il ruolo con uno spirito positivo, perché non credo mi sarebbe interessato proporlo solo come uno scienziato. Era un essere umano con differenze evidenti rispetto agli scienziati che lo circondavano, in particolare da Oppenheimer.

Le riprese in New Mexico sono state una fonte di energia per Hartnett. Quando abbiamo iniziato, una porzione significativa del nostro gruppo alloggiava in un piccolo albergo composto da qualche cabina allineata una dopo l’altra, ricorda Hartnett. Alla fine della giornata si passava il tempo e si mangiava insieme; è stata un’esperienza decisamente familiare, così diversa dalle produzioni a cui lavoriamo solitamente. C’era così tanta gente che ha partecipato a questa operazione, tutti molto dedicati al progetto, eppure c’è stato un clima molto informale e gradevole. È stata una delle migliori esperienze della mia carriera.

 

Niels Bohr – Kenneth Branagh

Non appare per molto in scena, ma Niels Bohr, vincitore nel 1922 del Premio Nobel per la Fisica fu punto di riferimento per Oppenheimer e altri scienziati della sua generazione per gli studi realizzati sulla struttura atomica e la celebre Interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica, basata sui suoi studi e su quelli di Werner Heisenberg (anch’esso citato e con una breve apparizione nel film, negli anni di studio in Germania di Oppenheimer, interpretato da Matthias Schweighöfer).

A ricoprire il ruolo è un nome dalla lunga carriera di attore e regista di teatro e cinema, Kenneth Branagh, che ha lavorato con Nolan in Dunkirk e Tenet.

È stato utile avere un punto di partenza, spiega Branagh parlando dell’ultimo incarico affidatogli da Nolan. Niels Bohr è stato un grande scienziato, un Premio Nobel, uno degli architetti che ha permesso il passaggio dalla fisica classica alla quantistica, una rivoluzione metodologica che ha messo le basi per lo sviluppo della bomba atomica, dell’energia nucleare e di tutto quello che ne deriva. C’è tanto materiale su questo grande personaggio. Lo puoi ascoltare, puoi vederlo e leggere pagine su pagine che gli sono state dedicate.  Ho lavorato sui piccoli dettagli che mi hanno aiutato per entrare nel ruolo. Bohr amava il calcio, suo fratello giocava per la nazionale danese e anche lui se la cavava. Era una persona che amava stare all’aria aperta. Quando venne a Los Alamos, trovò il modo di andare a sciare. Era un appassionato del cinema western Americano muto degli anni’20. E da quanto raccontavano coloro che lo frequentavano, era completamente distratto. Un uomo eccezionalmente brillante, capace di dibattere con Einstein, eppure totalmente alla mano. Poteva perdere il contatto con la realtà mentre attraversava la strada, ma la sua mente era acuta come poche altre.

James D'Arcy e Kenneth Branagh in Hoppenheimer
James D'Arcy e Kenneth Branagh in Hoppenheimer

Nolan ha permesso a Branagh di sviluppare il personaggio paragonando il rapporto fra Bohr e Oppenheimer ad altri esempi lontani nel tempo e nello spazio. Anche se Oppenheimer non passò necessariamente tanto tempo insieme a lui, Bohr fu comunque un modello importante, riflette Branagh. Chris mi ha spiegato che l’idea era di una sorta di Obi-Wan-Kenobi, perciò abbiamo lavorato in questi termini. Bohr, per certi versi, era un mago, una figura che aveva maggiore conoscenza di quanta ne avesse raggiunta Oppenheimer. Ma Bohr aveva approvato il fatto che Oppenheimer fosse l’uomo incaricato di dover presentare la bomba atomica al mondo. Era consapevole che Oppenheimer sarebbe stato in grado di comprendere le questioni scientifiche e allo stesso tempo affrontare processi e tribolazioni che ne sarebbero seguiti, una prospettiva inevitabile agli occhi di Bohr.

Branagh ha inoltre parole di ammirazione per Nolan. È pura adrenalina poter lavorare con qualcuno che, come regista, si muove con tale sicurezza nelle proprie scelte, confessa Branagh. Chris offre l’esempio grazie a una straordinaria etica del lavoro. È sempre di buon umore, con un fantastico senso dell’ironia, è cortese e ascolta i propri attori. È un professionista ineccepibile con un’autorevolezza unica. È meraviglioso poterlo guardare all’opera ed essere al suo fianco.

Edward Teller – Benny Safdie

Uno dei contrasti sui quali è messa molta enfasi nel film è quello tra Oppenheimer ed Edward Teller, che avrebbe voluto spingere sin dai tempi di Los Alamos verso lo sviluppo della bomba a idrogeno. Se in modo molto semplicistico Oppenheimer è stato definito il padre della bomba atomica, Edward Teller è considerato in modo altrettanto semplicistico come il padre della bomba a idrogeno.  Oltre a esporre con veemenza questa opinione Teller effettua i calcoli che mettono in luce la terribile possibilità, ovvero l’eventualità, molto vicina allo zero ma comunque possibile, che la reazione a catena nucleare potesse incendiare l’intera atmosfera terrestre.

Lo interpreta Benny Safdie, che è apparso su film come Licorice Pizza e Are You There, God? It’s Me, Margaret?, per il quale partecipare a Oppenheimer è stata l’opportunità di esplorare una strada non presa. Sono quasi diventato un fisico, ci sono stato veramente vicino, confessa Safdie. C’è stato un momento della mia vita in cui le strade erano letteralmente due: cinema o fisica. Ho scelto il cinema, ma durante gli anni del liceo, ho continuato a studiare i modelli della meccanica quantistica.  Ho anche seguito un corso alla Columbia University e visitato alcuni dei laboratori più importanti, tutte cose che uno fa quando sta per intraprendere quella carriera. Per questo è stato folle ricevere una proposta del genere da parte di Chris. In qualche modo si sono unite due delle mie più grandi passioni.

Safdie si è detto affascinato dalla combinazione di genio e vanità di Teller, per poi comprendere che anche un progetto come il Progetto Manhattan possa essere messo in crisi dalle paure personali e dalle fragilità dei suoi membri. Il film affronta con grande onestà la questione scientifica, ma non è da meno nei confronti di ogni singolo ricercatore, spiega Safdie. Ognuno di loro è un personaggio, con una personalità complessa e obiettivi straordinari. È impressionante immaginare che per un periodo lavorassero tutti nella stessa stanza. Erano insieme per lo stesso motivo, per raggiungere un obiettivo comune, ma di certo non lasciavano il proprio ego sull’attaccapanni quando iniziava il lavoro, anzi questo aspetto rende la storia ancora più interessante. C’è anche una base di rispetto reciproco che è unico e irripetibile, anche fra Oppenheimer e Teller. È stato bello poterlo rimettere in scena.

Benny Safdie in Hoppenheimer
Benny Safdie in Hoppenheimer

Anche Safdie ha avuto la possibilità di studiare la persona che avrebbe interpretato per conoscerne la voce, i manierismi, la personalità. La cosa particolare di questo film è che gli scienziati sono spesso impegnati in lezioni o spiegazioni, per cui già loro hanno un modo di recitare per sé stessi o per gli studenti, è la considerazione dell’attore. Sono persone brillanti che cercano sempre di presentarti il proprio talento. E Teller aveva senza dubbio una componente di spavalderia quando parlava, con le sue pause e i suoi movimenti. Poi ho trovato una clip in cui parla del suo amico John von Neumann (quest’ultimo curiosamente solo citato velocemente nel film di Nolan Ndr.), un matematico e fisico, ed è diventato per certi versi più morbido e delicato. In quel momento ho capito di aver colto la chiave per costruire il personaggio. Da quel momento ho cercato di mettere a punto i dettagli, come un leggero balbettio o alcuni toni, aggiustando o modificando la voce per le scene in cui è più anziano.

Per Safdie, uno dei piaceri di aver partecipato alla produzione di Oppenheimer è coinciso con l’opportunità di guardare un collega al lavoro, in particolare uno che tipicamente è impegnato in progetti di dimensioni decisamente più imponenti di quelli che ha finora realizzato lui stesso. Abbiamo girato una sequenza di una festa con 100 persone, ricorda Safdie. Dovevamo girare tre o quattro scene prima di spostarci in una location differente, per tutta un’altra scena. Era un giorno di lavoro molto pesante, e Chris non ha battuto ciglio. È stato impressionante poter assistere a qualcuno che lavora in tali condizioni. Una vera fonte di ispirazione. Chris si muove con velocità ed efficienza, ma ancora più importante esprime una sicurezza che gli permette di ottenere esattamente ciò di cui ha bisogno da tutti quelli che lo circondano. Quando arriva il momento, tutti sanno cosa devono fare e si raggiunge l’obiettivo. È stato straordinario e divertente far parte di questo progetto.

Frank Oppenheimer – Dylan Arnold

Il fratello più giovane di Robert Oppenheimer, Frank Oppenheimer, un fisico delle particelle, fu coinvolto per prendere parte al Progetto Manhattan.  Lo interpreta Dylan Arnold (apparso nella nuova saga di Halloween), il quale non sapeva chi avrebbe interpretato dopo il suo secondo provino. Come la maggior parte degli attori che hanno fatto un’audizione per un ruolo fra gli scienziati del Progetto Manhattan, Arnold al primo incontro ha letto un monologo sui buchi neri che non è stato attribuito a nessun personaggio. Poi, quando sono stato richiamato, mi è stato detto che ero il fratello più giovane di uno dei personaggi principali, ricorda Arnold. Da quel momento, ero solo contento di far parte della produzione e ho iniziato a fare tutte le ricerche possibili su Oppenheimer. Così ho scoperto dell’esistenza di Frank e mi sono fatto l’idea che era quella la mia parte.

Dylan Arnold e Matt Damon in Hoppenheimer
Dylan Arnold e Matt Damon in Hoppenheimer

Arnold si è documentato parlando con il figlio di Frank Oppenheimer, Michael, e cercando di comprendere i rapporti fra i due fratelli. Ho letto molte cose su Frank, racconta Arnold. Sono riuscito a guardare qualche video, anche se non c’è molta roba su di lui. In ogni caso, è stato molto semplice prepararsi perché lo ritengo un personaggio incredibilmente affascinante. Frank era curioso, sempre pronto ad approfondire ed esplorare. Quando aveva 16 anni, ha aperto il pianoforte del padre per vedere come fosse costruito, per poi rimetterlo insieme prima del ritorno a casa del genitore. Inoltre, i due fratelli avevano una relazione affascinante. Hanno avuto anni di grande vicinanza, in particolare durante l’adolescenza e quando poi Frank ha cominciato a interessarsi alla fisica. Ma poi, dopo, da adulti, si sono allontanati, soprattutto per le scelte politiche di Frank. Frank era una persona che ha sempre fatto le sue scelte convinto che fosse la cosa giusta da fare e ne ha sempre accettato le conseguenze. All’epoca, ha deciso di entrare nel Partito Comunista perché era l’antitesi del fascismo che si stava diffondendo in tutto il mondo. Per questo gli appariva l’unica risposta logica.

Per Arnold è stato significativo girare il film nelle stesse regioni del New Mexico dove Frank e Robert erano cresciuti, dove poi fu impiantato il Progetto Manhattan. Lavorare in quei luoghi è stato veramente potente, spiega Arnold. Chris non ti permette di avere il telefono sul set, e considerato che le scene sono ambientate negli anni ’40, quando ovviamente nessuno aveva un cellulare, sono riuscito realmente a entrare nello spirito di chi si trovava in un canyon, a cavallo, a rapporto con gli elementi come il vento e la pioggia, lontano da tutto. È stato magico. Da attore è stata una grande fortuna. Non abbiamo interagito con un green screen, non ci siamo dovuti immaginare il contesto, ponendoti in un luogo e in un tempo diverso. Eravamo lì.

Hans Bethe – Gustaf Skarsgård

Tra le figure meno note, Nolan si concentra su Hans Bethe, che guidò la sezione teorica del Progetto Manhattan, sviluppando il design per le bombe esplose a Trinity e a Nagasaki. 

Nel ruolo l’attore svedese Gustaf Skarsgård, noto per la serie TV Vikings. Ho avuto il privilegio di avere tantissimo materiale con cui prepararmi, spiega Skarsgård. C’è tutta una serie di video disponibili su YouTube in cui Hans racconta la storia della sua vita e l’esperieza di aver lavorato con Oppenheimer sul Progetto Manhattan. Mi ha fornito uno schema all’interno di cui muovermi. Non ho comunque voluto fornire un’imitazione, ma piuttosto ho provato a dare un senso di questa persona, anche in funzione delle scene che abbiamo realizzato.

Come Matt Damon, Skarsgård sostiene che il legame con Oppenheimer è dovuto anche a come questa storia lo ha colpito personalmente, in particolare per le paure legate a una possibile guerra nucleare e al destino del nostro mondo. Viviamo in un mondo che è stato creato come una diretta conseguenza del Progetto Manhattan, è la considerazione di Skarsgård. Sono cresciuto negli anni ’80 in Svezia, vicino all’Unione Sovietica, e ricordo che facevamo delle esercitazioni di sicurezza per entrare nei rifugi sotto le nostre scuole. Quella era la realtà dell’epoca e oggi ci stiamo preoccupando se torneremo a quella situazione.

Isidor Rabi – David Krumholtz

Nella dinamica del film, Nolan narra di come Robert Oppenheimer provò a reclutare il suo amico Isidor Isaac Rabi nel Progetto Manhattan, anche per il suo talento nei campi di fisica nucleare e chimica, ma Rabi declinò l’ipotesi di un ruolo ufficiale. Non voleva spostarsi a Los Alamos e aveva obiezioni personali e morali allo sforzo di costruire bombe. Ma Rabi continuò a offrire il proprio supporto a  Oppenheimer lavorando come consulente, ed era presente al fianco del suo amico per il test Trinity.

Per il ruolo Nolan ha selezionato David Krumholtz, che ricordiamo protagonista della serie Numb3rs, in cui interpretava un prodigio della matematica che risolve complessi casi criminali per l’FBI. Molti anni fa, incontrai Chris quando ero impegnato su Numb3s e mi fece i complimenti per il mio lavoro, ricorda Krumholtz, la cui carriera fra palcoscenico e set gli ha permesso di fare un’altra esperienza rivelatasi utile per Oppenheimer, interpretando il fisico Werner Heisenberg nell’opera di Michael Frayn Copenhagen. Ho sempre tenuto come un ricordo speciale il fatto che Chris Nolan fosse un mio ammiratore, anche perché non ti capita spesso di averne di quel calibro. Poi si è presentata l’opportunita di Oppenheimer, e dentro di me ho pensato di aver fatto gol. Sapevo che aveva visto dei miei lavori e che li aveva apprezzati, perciò sono andato a Los Angeles per l’audizione. Non avrebbe potuto essere più gentile, ma durante il provino mi diceva: Falla ancora, ma questa volta, falla come se stessi tornando a casa in macchina e hai la sensazione che l’avresti dovuta fare diversamente. E così mi sono convinto di essermi bruciato la mia occasione. Sono stato depresso per circa cinque ore e poi, nello stesso giorno, mi hanno chiamato per dirmi che ero stato preso.

Cillian Murphy e David Krumholtz in Hoppenheimer
Cillian Murphy e David Krumholtz in Hoppenheimer

Per le ricerche su Isidor Rabi, Krumholtz ha lavorato molto sulle qualità spirituali del fisico e sul suo ruolo di modello e alleato per Oppenheimer. Sono rimasto colpito dalla naturalezza e dalla saggezza di Rabi, rivela Krumholtz. Rabi era uno scienziato filosofo che era convinto che la scienza fosse una forma d’arte e a loro volta gli scienziati fossero degli artisti. Per questo aveva un senso che avesse un’empatia così profonda nei confronti del peso che Oppenheimer aveva sulla proprie spalle e per questo gli è stato amico. Esiste una sorta di archetipo dello scienziato che si sono rivelati totalmente brillanti, ma a cui probabilmente mancava qualche rotella. Avevano il dono dell’analisi, ma si portavano in dote anche dei problemi relazionali. Una parte del film è sul fatto che a Robert Oppenheimer forse mancava qualche elemento. Ma Rabi era l’opposto di Oppenheimer, anche per il suo straordinario equilibrio. Ho cercato di portare quel senso di saggezza in questo ruolo, la sua compassione in particolare nei confronti di Oppenheimer. Era come un fratello per lui, una persona di famiglia.

In Oppenheimer, Krumholtz legge una dinamica senza tempo sui conflitti etici su grande scala e sulla necessità di doversi mettere a difesa della Terra. Quando ci si trova davanti a una scelta fra due alternative che hanno una componente etica, puoi solo sperare che ci siano le persone giuste a fare quelle decisioni, afferma Krumholtz. A volte queste scelte possono anche essere determinanti in positivo. Rabi ha fatto un lavoro rivoluzionario scoprendo la risonanza magnetica, che ha poi permesso di salvare milioni di vita. Così tanto di buono è arrivato dalle scoperte che sono arrivate dal progetto di costruzione della bomba, anche se ha portato così tanta distruzione. È un mondo spaventoso quello in cui ci troviamo oggi, ma io ho ancora speranza. Guardo al domani con ottimismo. Mi auguro che ci saranno le persone giuste a dover fare le scelte necessarie per salvare il pianeta. 

Vannevar Bush – Matthew Modine

Matthew Modine, il soldato Joker di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick e lo scienziato Martin Brenner nella serie Stranger Things, interpreta Vannevar Bush. Bush nel 1941 fu nominato direttore nel nuovo Ufficio di Ricerca e Sviluppo Scientifico, con un pieno mandato di coltivare una cultura innovativa nel campo della medicina e della tecnologia militare. A causa della crescente preoccupazione che altri paesi stessero sviluppando un ordigno nucleare, fu Bush a mobilitare il comparto militare industriale a entrare nella corsa per scoprire il segreto della fissione. 

Robert Downey Jr. e Matthew Modine in Hoppenheimer
Robert Downey Jr. e Matthew Modine in Hoppenheimer

Come i suoi colleghi Matt Damon e Gustaf Skarsgård, Modine ha ricordi molto lucidi sulla minaccia nucleare durante la Guerra Fredda che ha fortemente influenzato la sua infanzia. Ci sono momenti, eventi e a volte persone che segnano i tempi, afferma Modine. Il 16 luglio 1945 è un esempio che fa da punto di riferimento. La prima esplosione atomica a Los Alamos ha scatenato un mostro che non potrà mai più essere messo a riposo. All’asilo, nascondendomi sotto il banco, non mi era chiaro se si trattava di una minaccia presente o esistenziale. Oggi mi rispondo che siamo in un allarme perenne. 

William Borden – David Dastmalchian

Oltre a Lewis Strauss, Nolan fa ricoprire un ruolo di antagonista a William Borden, intepretato da David Dastmalchian (Dune, Blade Runner 2049, Ant-Man).

William Borden era un avvocato e uno studioso specializzato in temi di sicurezza nazionale, fervente anticomunista, direttore esecutivo della Commissione bicamerale del Congresso degli Stati Uniti sull’Energia Atomica, che si fece zelante sostenitore della superiorità nucleare statunitense. Durante gli ultimi mesi del suo incarico, Borden si convinse che Oppenheimer stava conducendo un’azione di spionaggio per conto dell’Unione Sovietica. 

La cosa a cui mi sono immediatamente aggrappato è stata la lettera che Borden scrisse con J. Edgar Hoover, un testo appassionato su Oppenheimer, spiega Dastmalchian. Credo profondamente che Borden fosse convinto che Oppenheimer era un nemico dello stato. Per questo ha fatto di tutto per fermare la sua influenza sul governo e sull’esercito. Il mio obiettivo è stato partire da questo aspetto per la costruzione del mio personaggio. 

Dastmalchian ha già collaborato con Christopher Nolan sul film Il Cavaliere Oscuro - The Dark Knight, per la sua prima vera esperienza. Sono arrivato su quel film in uno stato di completa ansia, con attacchi di panico, perché non ero mai stato un set cinematografico,  ricorda Dastmalchian. Ma la cosa che non è mai cambiata è come Chris ti metta a tuo agio come interprete. Comunica le proprie idee con grande chiarezza, con autorevolezza, che ho immediatamente compreso che ero nelle mani giuste e che avrebbe tirato fuori da me solo il meglio. Quando sono arrivato sul set di Oppenheimer, ho riprovato le sensazioni di un tempo. E per un attore è veramente una bella opportunità.

Albert Einstein – Tom Conti

È poco più di un cameo, ma per l’importanza nella storia della scienza, Nolan non trascura che fu la teoria della relatività di Albert Einstein ad aprire nuove prospettive alla fisica, rendendo possibile la bomba atomica. Per il ruolo Nolan ha scelto Tom Conti, un attore con 60 anni di carriera fra teatro e cinema, e che ha ottenuto un Tony Award per Di Chi È La Mia Vita? – Whose Life Is It Anyway? nel 1979 e una nomination per il Premio Oscar® per Reuben, Reuben nel 1983. È una storia straordinaria, afferma Conti. La maggior parte delle persone della mia generazione conoscono le vicende legate alla bomba, ma non tutti sanno le questioni politiche che hanno influenzato questa storia, e tantomeno quello che è successo dopo a Oppenheimer. È stata una situazione molto strana, come se il governo non potesse perdonarlo di aver salvato l’America. Gli ha salvato il culo e per ringraziarlo hanno provato a distruggerlo. 

Tom Conti e Cillian Murphy in Hoppenheimer
Tom Conti e Cillian Murphy in Hoppenheimer

Da dove si parte per interpretare un personaggio così iconico come Einstein? Ti fai crescere i capelli e i baffi, è la risposta di Conti fra le risate. Odio i baffi e Albert non era di certo un minimalista a riguardo. Non puoi mangiare una zuppa o gli spaghetti, e personalmente ho sentito la mia vita molto sacrificata. Anche l’accento di Einstein è risultato molto importante. Fortunatamente è un suono a cui sono molto abituato. Vivendo in Europa, sono cresciuto con persone che parlavano come lui, ovviamente con un accento. La fisica? Di quello ci ho capito meno.

 

Il resto del cast

Oltre agli attori e attrici citati, il cast di Oppenheimer prevede attori di primo piano anche in ruoli minori.

Danny Deferrari (Shiva Baby) interpreta il ruolo del vincitore del Premio Nobel Enrico Fermi; Fisici sono interpretati da Rami Malek (Mr. Robot, Bohemian Rhapsody) nel ruolo di  David Hill, Michael Angarano (Knockout – Resa dei Conti – Haywire) in quello di Robert Serber, Jack Quaid (La Truffa dei Logan – Logan Lucky) come Richard Feynman, Josh Peck (Red Dawn – Alba Rossa) come Kenneth Bainbridge. Olivia Thirlby (Juno) è la chimica Lilli Hornig, Dane Dehaan (Valerian e la Città dei Mille Pianeti – Valerian and the City of a Thousand Planets) è il colonnello Kenneth Nichols; Alden Ehrenreich (Solo – Solo: A Star Wars Story) appare come membro dello staff del Senato; Jefferson Hall (Tenet) interpreta Haakon Chevalier, amico di Oppenheimer; Jason Clarke (Zero Dark Thirty) ha il ruolo del consulente speciale Roger Robb; James D’arcy (Dunkirk) veste i panni di Patrick Blackett, tutor di Oppenheimer a Cambridge; Tony Goldwyn (Una Famiglia Vincente – King Richard) è Gordon Gray, ex segretario dell’esercito che ha presieduto il comitato del 1954 durante l’audizione per il nulla osta di sicurezza di Oppenheimer.