Ma i giudici leggono i libri che poi votano nei premi letterari? Legioni di autori scartati dalla vittoria finale sono pronti a scommettere che non lo fanno (se no, ovviamente, avrebbero vinto loro), e questa settimana il nostro ineffabile ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che neanche troppo tempo fa aveva dichiarato di leggere almeno un libro al mese (che fanno dodici all'anno, cosa che, per quanto a molti di noi appaia assurdo, in Italia lo classificherebbe come lettore forte) ha fatto una figura non troppo felice dicendo in diretta tv durante l'assegnazione del Premio Strega, che avrebbe letto i libri finalisti di quest'anno. Salvo che, facendo parte della giuria (chiamata Gli amici della domenica) e avendo evidentemente votato, si presupponeva che li avesse già letti. Sangiuliano ha poi cercato di cavarsela dicendo che per “leggerli” intendeva “rileggerli, approfondirli”, scavandosi un altro paio di piedi nella fossa.
La cosa ha suscitato ilarità ma non incredulità. Intanto, i votanti del Premio Strega sono quattrocento, quasi una giuria popolare, e solo un ingenuo potrebbe pensare che davvero tutti – incluse persone che hanno incarichi di governo, che tutto sommato un po' di tempo dovrebbero portarlo via – leggano davvero tutti i romanzi che devono votare.
Nel nostro mondo fantascientifico queste polemiche sono all'ordine del giorno, col Premio Italia per esempio (a proposito, mancano pochi giorni: se dovete votare fatelo, www.premioitalia.org) ma anche col Premio Hugo, di cui qualcuno quest'anno si lamenta dell'eccessivo numero di finalisti cinesi. Ora, il premio Hugo viene votato dai partecipanti alla Worldcon; la Worldcon si è tenuta, storicamente, quasi sempre negli Stati Uniti, quasi sempre finalisti e vincitori sono stati americani, e lamentele ce ne sono state abbastanza poche. Quest'anno si tiene in Cina, ci sono tanti votanti cinesi e in finale è entrato qualche finalista cinese in più (e la fantascienza cinese come sappiamo è in piena fioritura, quindi non mancano neppure le buone ragioni).
La cosa buona è che le critiche ai premi popolari tendono a essere grottesche, andando da "la gente non legge abbastanza e non ha le basi" a "c'è una cospirazione”. I premi con una giuria ristretta funzionano molto meglio: lì basta dire che le tre o quattro persone che hanno deciso non capiscono nulla.
(Nei prossimi giorni verrà annunciato il vincitore del Premio Odissea, deciso autonomamente dal sottoscritto: quindi lì criticare è ancora più facile, e forse non si sbaglia neanche!)
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1 commenti
Aggiungi un commentoPer le votazioni ai premi letterari basta aspettare qualche anno ed avremmo le IA che voteranno (dopo aver "letto" i libri) ed il problema sarà risolto
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