Un lungo viaggio nell’inferno della dipendenza da droghe. Si potrebbe sintetizzare così Un Oscuro Scrutare (A Scanner Darkly, 1977) di Philip K. Dick, ora riproposto in libreria da Mondadori (traduzione di Gabriele Frasca, pp. 384, € 14,50, ebook con DRM € 7,99), ma non si renderebbe giustizia alla visionarietà allucinogena del romanzo.
Siamo a Los Angeles, nel 1994: una droga misteriosa, la sostanza M, invade il mercato seminando follia e morte. La sua origine è ignota come la sua composizione e l'organizzazione che la diffonde. Bob Arctor, agente della sezione narcotici, si infiltra tra i tossici che ne fanno uso, per scoprire chi dirige le fila del traffico illegale: un abito speciale nasconde ai colleghi la sua identità e una sofisticata apparecchiatura elettronica gli consente addirittura di spiare se stesso nella sua nuova condizione di drogato. Bob giungerà alla verità solo dopo essere sprofondato nel buio e nella disperazione della dipendenza.
Scritto con una prosa che alterna toni drammatici ad altri da commedia brillante, il romanzo è la cronaca di una discesa all’inferno che il protagonista compie per scoprire che c’è dietro la produzione della sostanza M, M come Morte.
Il tema dominante è senza dubbio quello dell’identità, o meglio della perdita dell’identità. Bob Arctor è un poliziotto infiltrato, di nome Fred, in un gruppo di tossici. La speciale tuta cela però la propria identità anche ai suoi colleghi e al suo capo, senza contare che è lontano dalla propria famiglia. In pratica il personaggio del romanzo perde in un sol colpo tutti i punti di riferimento nella vita di un uomo: famiglia, colleghi di lavoro, amici. Gli sono rimasto solo altri amici, i tossici che frequenta, che però appartengono ad una vita non sua. Ma c’è di più. La genialità di Dick sta anche nell’introdurre altre due situazioni che complicano la vita al personaggio principale del romanzo. Il primo è che l’assuefazione alla sostanza M provoca effetti devastanti sugli esseri umani, tra cui la scissione dell’emisfero destro da quello sinistro del cervello. È quello che Bob Arctor, o Fred, scopre durante una visita con alcuni medici della polizia, incaricati di controllare il suo stato mentale. L’emisfero sinistro del cervello, quello dove è situato il centro del linguaggio, sembra aver subito dei danni, per cui l’emisfero destro tenta di sopperire a tale deficienza, provocando però degli squilibri, a cominciare da una scissione dei due emisferi e quindi alla potenziale creazione di due personalità diverse all’interno dello stesso corpo. Il secondo elemento è che a Fred, ad un certo punto, viene chiesto di tenere d’occhio, attraverso un sofisticato sistema di olotelecamere, uno dei tossici, perché risulta essere un potenziale obiettivo per la polizia. Niente di male, se non fosse per il fatto che l’uomo da tenere d’occhio è proprio Bob Arctor. Qui comincia un gioco di specchi, riflessione su se stesso che Fred/Bob Arctor è costretto a compiere per non far crollare la propria copertura.
Il romanzo, dunque, può essere letto anche come un saggio sull’identità, una riflessione a tutto tondo sul chi siamo e su cosa succede quando si perde la propria identità, la personalità che a fatica siamo riusciti a costruire durante il corso di tutta una vita.
Un secondo tema, ma non meno importante, è quello della dipendenza dalla droga. Come è noto, Dick ha abusato per diversi anni, come da lui stesso ammesso, di varie sostanze. In primis, di anfetamine, che lo aiutavano a restare sveglio e scrivere molto, mantenendo così un ritmo molto alto nella produzione di racconti e romanzi. Tra la seconda metà degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, Dick visse tra Los Angeles e San Francisco, frequentando un gruppo di amici dediti all’abuso di sostanze stupefacenti, tra cui lsd e la mescalina. Un periodo difficile per lo scrittore, il cui evento più drammatico fu la morte del suo amico Jim Pike, vescovo eretico e personaggio televisivo, che letteralmente distrusse lo scrittore americano.
Proprio l’esperienza delle droghe e la frequentazione del gruppo di amici è stata alla base della storia di Un Oscure scrutare.
Un romanzo che resta dickiano in tutti i sensi, ma allo stesso tempo apre una nuova fase nella scrittura dell’autore di Ubik e nella scelta dei temi. Intanto è molto più autobiografico e introduce la fase successiva della carriera e della vita letteraria di Dick, quella legata al misticismo e alle visioni di stampo “religiose”, che porterà alla Trilogia di romanzi “Valis”.
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