L’universo Marvel a fumetti iniziò con I Fantastici 4 nel 1961, ai quali venne aggiunto nel 1962 Spiderman. Erano ancora “solo” supereroi con superproblemi che si scontravano con minacce abbastanza terrestri e problemi familiari, nel 1963, però, Steve Ditko propose il primo vero outsider tra i personaggi Marvel: il Dottor Strange, e grazie a lui si aprirono le porte di tanti universi fantastici, popolati da entità sovrannaturali e mondi immaginifici ispirati dalle tradizioni mistiche terrestri, dalla teosofia, dai miti di Chtulhu e molto molto altro. Nello stesso anno, nel numero 10 dei Fantastici 4, il Dottor Destino e Reed Richards, rimpiccioliti fino al livello subatomico scoprono e lottano nel Microverso, altrimenti detto Regno Subatomico o Regno Quantico. Infine nel 1973 Jim Starlin prende in mano le redini della testata Captain Marvel e inizia a costruire una complessa comsogonia dalla quale nasceranno Thanos, le Gemme dell’Infinito e Warlock (che vedremo nel prossimo Guardiani della Galassia). La creatività degli autori Marvel, negli anni, ha portato alla nascita di tanti altri mondi e dimensioni, e la lettura delle loro storie ha ispirato generazioni di altri autori non solo di comics.

Tra i registi che hanno riconosciuto l’influenza dei fumetti Marvel anni 70 (insieme a quella dei fumetti francesi quali Valerian e Laureline) c’è George Lucas, che dopo aver metabolizzato queste influenze (e tanto altro ancora) ha creato Star Wars che ha progressivamente influenzato il cinema di space fantasy dei decenni successivi.

Nemmeno Ant Man and The Wasp: Quantumania è riuscito ad evitarlo, anzi, l’intera storia è stata intenzionalmente scritta come un omaggio alla saga di Lucas.

Jeff Loveness (classe 1989), responsabile della sceneggiatura, che ha nel suo carnet la serie di Rick & Morty e il Jimmi Kimmel Show, messo a scrivere l’avventura che apre la Fase 5 del MCU, quella dove viene fatto conoscere il nuovo villain: Kang, ha pensato bene di costruire una storia dove troviamo un intero universo (il Regno Quantico) dominato da un despota ivi esiliato, che usa delle truppe con la medesima armatura/uniforme e con la mira da coscritti, al quale si oppone un tenace manipolo di ribelli aiutati da un gruppo familiare. Il despota ha un braccio destro (al quale vengono riservati alcuni dialoghi da sitcom) che è stato salvato quando era quasi morto grazie ad una armatura e che alla fine farà la differenza sacrificandosi e passando dalla parte dei ribelli. E il gioco viene smaccatamente alla luce nella scena più emblematica nello svelare il voluto mashup tra Star Wars e MCU: l’incontro tra Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer) e il suo ex alleato del Regno Quantico Lord Krylar (Bill Murray) in un locale multirazziale dove vengono serviti cibi e bevande. La scena inizia come una rimpatriata tra vecchi amici/amanti e si trasforma nel tentativo di cattura del gruppo ribelle, insomma, siamo dalle parti della Città Delle Nuvole e Lando Calrissian.

Sia chiaro, ho imparato a non nutrire più speranze nei confronti dei film Marvel e non sono stato deluso perché la visione di Ant Man and The Wasp: Quantumania non è stata capace di sollevarsi dalla nebbia dell’ aurea mediocritas che ormai avvolge la maggior parte degli ultimi lavori Marvel.

Se all’inizio ho parlato di autori e serie a fumetto è  perché l’immaginario di ciascuno universo va ricercato nel genio creativo di creativi quali  Jack Kirby (Zona Negativa) Jim Starlin (spazio esterno) e Steve Ditko (la metafisica del Dottor Strange) e non posso non consigliarvi (se non li avete mai letti) di dare almeno una scorsa a quelle tavole, a quel tipo di immaginazione che è stata anche definita psichedelica per la libertà che si prendevano anche nella semplice scansione delle vignette nella pagina. Una libertà mentale che mi pare latiti negli sceneggiatori e registi del MCU, eppure basterebbe poco, giusto solo una spintina a risalire la corrente, superare il gorgo Star Wars ed esplorare storie, dimensioni e toni di quei fumetti per poter trovare qualche spunto più originale, sempre che si abbia davvero l’intenzione di stupire ancora e non solo quella di mantenere tutti in una comfort zone mediocre.

Il regno di Kang.
Il regno di Kang.

Digerito l’omaggio a Lucas, però, è difficile non chiedersi ancora una volta perché sia stato scritto un film del genere per iniziare la nuova Fase. Per dirla in maniera semplice, Quantumania è la fiera dei “maccosa” (il “maccosa” sommo nel cinema di fantascienza è quello dell’astronauta che vedendo l’uovo di Alien va a stuzzicarlo). Si parte con Ant Man/Scott Lang che tira a campare facendo l’ex  Avenger scrittore con figlia Cassie Lang ribelle che, ovviamente, è un genio (come Ironheart), breve siparietto familiare e scopriamo che Cassie e Hank Pym stanno pasticciando in cantina (Rick & Morty docet),  nemmeno il tempo di dire: “Ho Un Brutto Presentimento” che tutta la famiglia allargata Pym-Lang viene risucchiata nel suddetto Regno. Scott Lang/Ant Man riesce a dire a Hope/ Wasp di indossare la tuta ma lui nemmeno ci pensa e precipita cercando di afferrare la figlia che, diversi minuti dopo, quando non si sa perché smette di essere spaventata, rivela di avere addosso una tuta anche lei e si parte all’avventura.

Purtroppo tutti partono con il freno tirato, e anche se il cattivo Kang può forse regalare qualche brividino, il senso di minaccia che sprigionava dall’Ineluttabile Thanos è ancora molto lontano.

Inutile far finta di niente, fino a Endgame c’era qualcosa di epico nei film MCU, non so se fosse la trama, la chimica tra i protagonisti, la presenza di un cattivo titanico o chissà cos’altro. Ma qualsiasi cosa fosse ormai non penso che la ritroveranno facilmente. Anche le scene postcredit, ormai, vanno per conto loro e perfino i più Marvel Zombie evitano di impelagarsi in discussioni su cosa vogliano dire, perché sta dilagando sempre più la consapevolezza che le grandi sorprese non arriveranno per ora. Ovviamente tutto questo è sempre mio parere strettamente personale, e so benissimo che ci sono persone entusiaste di Quantumania come di Eternals o altri prodotti della trascorsa Fase 4.

Il bello della varietà umana sta anche in questo.

In fin dei conti per passare due ore al cinema a vedere effetti speciali Quantumania va più che bene.