Forse ve ne siete accorti, forse no, ma da qualche mese ci troviamo agli albori di una nuova rivoluzione industriale, che potrebbe stravolgere le nostre vite come e forse più di quelle dell'informatica negli anni ottanta e di internet negli anni novanta. È la rivoluzione delle intelligenze artificiali.
Negli ultimi anni abbiamo sentito usare e abusare questa parola, riferita talvolta a semplici algoritmi predittivi o ad assistenti vocali che alla fine non capivano poi gran che. Ora stiamo entrando nell'era delle intelligenze artificiali di un livello superiore; non siamo ancora alla IA vera e propria, quella autocosciente che emula perfettamente un essere umano, ma ci avviciniamo. IA artiste, IA che chiacchierano, IA che traducono, IA che scrivono software, o poesie, o racconti, o articoli. È tutto già qui. E ci chiediamo se domani ci sarà ancora un lavoro per noi, o se saremo rimpiazzati.
Mason non se lo chiede: nel suo futuro lo sa già. Le IA fanno il lavoro che faceva la “piccola gente”. I ricchi hanno le IA al loro servizio, i poveri muoiono di fame senza un lavoro.
La soluzione di Mason è radicale. Ma nel momento in cui le IA raggiungono un livello di empatia tale da essere quasi umane, non meritano anche loro rispetto? E cosa vuol dire provare tanto amore da diventare umani? Può anche portare all'estremo opposto?
Il corto Andromeda del 2018 è diretto da Emily Dean, che ha diretto e animato anche un episodio di Love, Death & Robots. Nella parte di Mason Aaron Glenane, comparso in Shantaram e Snowpiercer, in quella di Andromeda Kestrel Leah, mentre la regista stessa compare nella parte di Ella adulta.
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