Quest’anno che si appresta a finire ha visto una delle più importanti novità editoriali sugli scaffali: Astronavi. Le storie dei vascelli spaziali nella narrativa e nel cinema di fantascienza della collaudata coppia costituita di giornalisti e saggisti Michele Tetro e Roberto Azzara, pubblicato da Odoya. Un saggio corposo che racconta le astronavi più celebri della fantascienza, rivelandone le storie, analizzando i parallelismi con la attuale ricerca spaziale e le varie “irrealizzabilità” di sorta, il tutto corredato da schemi e schede tecniche e supportato da immagini.
Nel raccontarvi di questo volume degno di nota, cadiamo in qualche curiosità ed approfondimento sull’argomento.
Il sogno di esplorare l’ignoto è da sempre insito nella natura umana, da quando si è abbandonata la caverna per la palafitta, si guadarono i fiumi, solcarono i mari, scalarono montagne. L’equipaggiamento si fece a tal proposito sempre più complesso, e anche i mezzi subirono un evoluzione, passando dagli equini ai carri, poi navi poi mezzi più sofisticati fino ai sottomarini, agli aerei e ai primi veicoli extratmosferici. Lo spazio rimane l’ultima vera immensa frontiera. Considerando la terra come nostra casa, l’uomo nell’andare fino alla Luna a stento si è spinto sullo zerbino, mentre tra le sue sonde automatiche sono arrivate al massimo alla fine dell’isolato visto che la Voyager 1 con quasi 24 miliardi di Km in 45 anni ha da poco superato l’Eliopausa dirigendosi verso la nube di Oort.
Per l’Enciclopedia Treccani l’Astronave è un “Veicolo con equipaggio umano, destinato a compiere voli interplanetari o, comunque, extra-atmosferici, a grandi distanze”.
Al momento quindi tutti quelli usati dall’uomo possono essere considerati veicoli spaziali, ma nessuno di questi può dirsi una reale astronave visto che l’uomo non ha ancora nessun mezzo capace di muoversi autonomamente tra le stelle garantendo sussistenza al proprio equipaggio. Forse qualcosa che corrisponde alla precedente descrizione esiste di già anche se non è un evidenza lampante ai più.
La terra è perennemente in movimento nello spazio: compie una rotazione completa di 360 gradi intorno al proprio asse in un giorno, percorre interamente un’orbita ellittica intorno al sole ritornando nello stesso punto dopo 365 giorni avendo compiuto circa 930 milioni di km a più di centomila chilometri all’ora. Inoltre il sole ruota all’Interno delle via Lattea, trascinando con se la terra e l’intero sistema solare, intorno al centro della galassia distante 27 mila anni luce, in tempo valutabile intorno a 230 milioni di anni; questo vuol dire che l’ultima volta che il sole si è trovato nella stessa posizione i primi dinosauri timidamente cominciavano ad affacciarsi sulla Terra. La Via Lattea a sua volta si muove all’interno del Gruppo Locale, un insieme di 60 galassie prossimali alla nostra tra le quali è la seconda per grandezza. La velocità con cui si muove è di circa 110 chilometri al secondo verso la Galassia più grande del gruppo, Andromeda con cui si fonderà tra circa quattro miliardi di anni. Il Gruppo Locale si muove a circa 600 km al secondo verso la costellazione del centauro, e la somma di tutti questi moti fa sì che la terra verso la costellazione del Leone a 368 km al secondo. L’unica astronave al momento esistente è il nostro pianeta ed essa è abitata da diversi miliardi di inconsapevoli astronauti. Il viaggio oltre che lungo è anche lento e soprattutto la traiettoria è decisa da tutte le forze fisiche in gioco. L’umanità non ha ancora creato nessun mezzo per un viaggio autonomo e questo traguardo non si prospetta temporalmente vicino visti i notevoli limiti tecnologici. Da più di un secolo però le astronavi esistono nella sfera di dominio della fantasia e solcano le distanze siderali avendo raggiunto, nei loro universi futuri o alternativi, il grado tecnologico che permette il viaggio all’interno dei sistemi stellari, delle galassie e tra le galassie diverse.
Al momento non è possibile ancora costruire un nave che raggiunga in tempi più brevi altre stelle ma questo non vuol dire che l’umanità non ci stia lavorando. Vari sono gli studi che si sono succeduti in proposito dal dopoguerra ad oggi.
Una delle prime ipotesi per avere una propulsione più vantaggiosa rispetto a quella chimica, che è ancora la propulsione attuale di razzi vettori e affini, fu lo studio di un razzo a fusione nucleare. La propulsione di questo tipo può avvenire in due distinte modalità.
La prima si definisce ad impulso: si fanno esplodere delle piccole bombe all’idrogeno o di tipo simile all’interno di una sorta di ugello che convoglia le onde d’urto in maniera che l’effetto sia l’avanzamento del vascello. Questa idea è alla base del progetto Orion portato avanti dai fisici Ted Taylor e Freeman Dyson dalla fine degli anni 50, del progetto Daedalus della British Interplanetary Society e del progetto Longshot di Nasa e Us Naval Academy. Una nave con una propulsione simile si vede nel romanzo Se le stelle fossero Dei, di Gregory Benford e Gordon Enklund.
Nella seconda il reattore a fusione nucleare potrebbe essere usato per fornire direttamente la propulsione oppure per produrre l'energia elettrica necessaria per alimentare un altro tipo di propulsore che spingerebbe l'astronave, come un propulsore ionico, ossia un propulsore dove la spinta avviene tramite l’accelerazione die l’espulsione di ioni.
All’inizio del secolo è stato proposto il Miniature Magnetic Orion, che rivede il progetto Orion originale con l’inserimento della fusione tramite compressione per campo magnetico mentre una ulteriore variazione del Daedalus è la nave spaziale Icarus.
Ulteriori idee come il progetto Medusa considerano le vele solari, gigantesche superfici che sfrutterebbero la pressione di radiazione data dal vento solare (un idea già ipotizzata da Keplero qualche secolo fa).
Sperando di vedere qualcuno di questi veicoli solcare i mari siderali ritorniamo al nostro volume.
Nelle introduzioni al volume, si ripercorre agilmente lo storia delle esplorazioni spaziali reali e di fantasia e anche come la corsa allo spazio sia stata supportata nella divulgazione al grande pubblico da tutta una serie di grandi artisti, citandone solo alcuni: Chesley Bonestell, Chris Foss, Robert MCall fino al visionario Syd Mead.
Nel corpo centrale per ogni pellicola o serie TV viene dato un breve sunto che tiene conto anche dell’epoca in cui è stato girato; a questo punto viiene mostrato il o anche i mezzi che si vedono, descritti in tutte le caratteristiche tecniche e poi vengono “tirate” le conclusioni e i commenti dello specifico caso.
Trovano posto nel volume solo vascelli spaziali aventi equipaggi umani, anche non terrestri. Alcune saghe vedono astronavi pilotate da uomini ma che non hanno, almeno evidenti, legami con la terra o con popoli che da lì derivino. Possiamo citare a tal riguardo Star Wars, che come ormai molti sanno si svolge “in una galassia lontana”, o Battlestar Galactica dove la terra è una specie di mito per una serie di pianeti, le 12 colonie, abitati da uomini di una società avanzata.
Completano l’opera un interessante capitolo sulle astronavi indossabili: le tute spaziali reali e quelle immaginate nei film e nelle serie tv e un intervista al noto designer Roberto Baldassarri.
Tetro e Azzara hanno scritto assieme anche i saggi I due volti del terrore – La narrativa horror sul grande schermo (2020) e Guida al cinema horror – Dalle origini del genere agli anni Settanta”, (2021, quest’ultimo vincitore del Premio Vegetti 2022 quale miglior saggio in volume sul fantastico).
2 commenti
Aggiungi un commentol'ho letto.davvero interessante
davvero interessante
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