Forse Dean Devlin non è un nome molto familiare, eppure è da sempre socio di Roland Emmerich come produttore e co-sceneggiatore dai tempi di Universal Soldier (1992), passando ovviamente per Stargate (1994) e i due capitoli di Independence Day. Nel 2017 aveva anche tentato la strada della regia con Geostorm, un film catastrofico con Gerard Butler, ma uno dei mondi in cui si trova più a suo agio è quello delle serie e il suo ultimo progetto è la serie The Ark, e parte letteralmente molto male.
In origine
Come produttore di serie tv (o streaming), Devlin vede nel suo curriculum The Librarians (film e serie tv) Leverage e la recente rinascita Leverage: Redemption, la serie fantasy The Outpost e Almost Paradise, tutti titoli che o hanno completato la loro corsa nei loro tempi e modi oppure sono ancora attivi. Poi Devlin aveva avuto una conversazione con Michael Wright, ex capo della programmazione dei canali TNT, TBS e Turner Classic Movies e ora al comando di MGM+ (ex Epix, casa di Pennyworth: The Origin of Batman's Butler poi spostata su HBO Max alla terza stagione). Ebbene Wright aveva dichiarato che amava le astronavi e che non c'erano più molte nella fiction contemporanea
È un territorio maturo per avere queste persone in un ambiente limitato. Dopo quella conversazione ci avevo pensato e ripensato.
Ark One
Così, cento anni avanti nel futuro, ecco entrare in scena la nave colonia interstellare Ark One che sta trasportando l'ultima speranza dell'umanità, destinazione: Proxima Centauri b (o solo Proxima b), un pianeta extra solare nella zona abitabile della nana rossa Proxima Centauri a 4,224 anni luce dalla Terra. Ma quando una catastrofe colpisce la nave, uccidendo buona parte dei coloni, i sopravvissuti devono fare fronte comune per completare la missione e raggiungere un lontano pianeta da poter chiamare casa, a più di un anno di distanza. Devlin aveva poi chiamato in causa Jonathan Glassner, co-creatore di Stargate SG-1e con Devlin co-creatore della suddetta The Outpost. Il produttore ha così dichiarato che scrivere The Ark si è rivelata una soddisfazione su due fronti: ha potuto collaborare con Glassner, che ritiene uno sceneggiatore con cui lavora in perfetta armonia, e soprattutto, poter scrivere una serie libero da qualsiasi condizionamento esterno, creando esattamente quello che avrebbe voluto vedere come spettatore.
Il viaggio
Per Dean Devlin i personaggi sono la parte più importante di una storia e si è chiesto
Gli spettatori si immedesimeranno in loro? Sono unici? Sono sorprendenti? Sono avvicenti? Li amo, li odio?
Aggiungendo che la trama è importante, le storie sono importanti, ma sono sempre secondarie rispetto ai personaggi. Così il trucco è che pensino diversamente, agiscano diversamente, parlino in modo diverso. Diventa quindi importante trovare attori avvincenti, persone che vuoi rivedere settimana dopo settimana senza la comparsa improvvisa di guest star a rovinare l'effetto.
Un altro aspetto è stato scegliere volti per lo più sconosciuti così da aumentare l'immersione dello spettatore nella storia. Forse i due volti più noti sono Christie Burke, in arrivo dalla saga cinematografica di Twilight e Christina Wolfe (Julia Pennyworth brevemente nella serie Batwoman). Ancora più importante era l'astronave, così come capita spesso con altre produzioni, è andato nei PFI Studios di Belgrado, dove ha potuto costruire gli interni della Ark One, degli ambienti davvero ampi che non comunicano un senso di claustrofobia, anche perché la serie non è a base di battaglie spaziali e raggi laser, ma pura sopravvivenza.
Infine le altre domande che si era posto erano: se esistesse una tecnologia in grado di farci viaggiare quasi alla velocità della luce e raggiungere Proxima b in cinque o sei anni, come sarebbe quella tecnologia, quali avventure presenterebbe il viaggio? E se la Terra stesse per diventare inabitabile e si dovesse sviluppare la tecnologia più velocemente del necessario, quali sarebbero le conseguenze? Lo scopriremo in un punto indefinito del febbraio 2023 su Syfy con The Ark, vi lasciamo con il primo teaser.
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