Siano sul finire degli anni ’50 dello scorso secolo, precisamente nel 1959, quando compare un film di fantascienza a colori (distribuito però anche in bianco e nero) che già anticipa i film degli anni ’60. Si tratta di Delitto in quarta dimensione (4D Man), un film diretto da Irvin Yeaworth (noto soprattutto per il cult movie Blob, il fluido mortale), prodotto negli Usa e della durata di 85 minuti che ha guadagnato 240.000 $ al botteghino.
Si tratta della vicenda di due fratelli scienziati molto diversi tra loro: Tony Nelson (James Congdon) che ha studiato il fenomeno fisico della compenetrazione per cui due corpi possono entrare uno nell’altro e Scott Nelson (Robert Lansing) che invece ha fatto il contrario e cioè ha messo a punto un nuovo materiale, una superlega che ha chiamato Cargonite in onore dal direttore del centro in cui lavora, Theodore Cargon.
La Cargonite potrebbe sostituire l’acciaio a livello mondiale.
La compenetrazione invece avviene nella “quarta dimensione”, da cui il titolo del film.
Scott lavora, dunque, ad un progetto di una superlega per utilizzi principalmente militari, mentre Tony è attualmente disoccupato a causa di una esplosione che ha provocato nel precedente laboratorio dove lavorava.
Quando Tony si reca a trovare il fratello in una base militare fa la conoscenza con Linda Davis (Lee Meriwether) che è promessa sposa del fratello e inizia una relazione con la donna ed a questo punto i due fratelli si contrappongono tra loro sia sul piano scientifico che su quello umano.
Ma l’apparecchio utilizzato inizialmente da Tony è solo un supporto che amplifica le onde mentali e la forza di volontà ha un ruolo determinante nella riuscita del fenomeno.
Così Scott prova da solo e con la volontà riesce ad attraversare con la mano uno spesso blocco di Cargonite.
Intanto cominciano a capirsi meglio gli effetti del misterioso fenomeno: quando Scott attraversa un muro o un oggetto invecchia, quando invece compenetra un corpo umano lui ringiovanisce e il compenetrato/a invece invecchia e in casi estremi può essere ucciso durante il fenomeno, come avviene con un il suo medico, penetrato casualmente.
Scott resosi conto delle sue facoltà comincia ad usarle in modo criminale. Dapprima ruba una mela da una vetrina, poi una busta dalla cassetta metallica delle lettere, poi è la volta di una gioielleria ed infine rapina una banca di 50.000 $, come riportano i giornali in giorno dopo con grande enfasi.
In seguito Scott utilizzando i suoi nuovi poteri si vendica del suo direttore Theodore Cargon compenetrandolo. Il direttore infatti – a dire di Scott – sfruttava i suoi dipendenti intestandosi meriti altrui, come aveva fatto con la Cargonite di fronte a tutta la stampa per l’occasione riunita.
La polizia è sulle sue traccia e quando Scott va a trovare l’ex fidanzata Linda e le chiede di baciarlo lei le spara.
Il finale è un po’ confuso con Scott ferito che attraversa uno spesso muro di piombo e scompare dicendo di essere “Il signore della materia”. Alla classica parola “The end” segue un grosso punto interrogativo che sta a significare che non si sa quello che succederà e sembra aprire ad un seguito, che poi non ci sarà.
In sé il film è gradevole se non fosse devastato da una micidiale musica jazz, che ricorda la serie Batman – ma fuori contesto – e che gli fa da sottofondo rovinando i dialoghi e le scene migliori.
In Italia uscirà l’anno dopo, e cioè nel 1960, e quindi possiamo attribuire più propriamente il film al decennio successivo ed infatti a questo appartiene sia per il caratteristico uso ipersaturo del colore che della dirompente e maldestra colonna sonora di Ralph Carmichael.
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