Sarebbe gradito, se si vuole scrivere di narrativa di genere, informarsi un minimo sulle differenze tra i vari generi. Non che sia poi così difficile: che Urania sia una collana dedicata alla fantascienza, non al fantasy, è un'informazione abbastanza accessibile, e che i romanzi della serie di Eymerich siano usciti su Urania lo si scopre facilmente leggendo la voce di Wikipedia.
Eppure è andata così. Ieri la notizia della scomparsa del nostro grande Valerio è arrivata un po' su tutti i giornali, e grazie di questo, ma su molti di essi, in particolare quelli più grossi, è stata data catalogando Valerio Evangelisti come "scrittore fantasy". O, con una fantasia imbarazzante, spesso addirittura come “il re del fantasy”.
Ecco, signori giornalisti, segnatevelo: Valerio Evangelisti non ha scritto una riga di fantasy.
Ora, certo: le definizioni dei generi sono sempre vaghe, quello che scriveva Valerio era di suo abbastanza difficile da catalogare. Vogliamo discutere se Eymerich fosse davvero fantascienza? Possiamo farlo. C'era molta "pseudoscienza", c'era una vena horror, c'era soprannaturale. Forse in questi casi di miscuglio di generi si può spendere il vecchio termine generico "fantastico", o quello che spesso impropriamente lo ha sostituito negli ultimi tempi, “weird”. Ma insomma, per quanto vago le parole hanno un significato. Fantasy non è solo elfi e draghi, ci mancherebbe, ma per quanto lo si voglia stiracchiare sorry, ma Evangelisti non ci ricade dentro. A meno che, ecco non si voglia intendere, per fantasy, tutto ciò che non è realistico. Ma non è un'accezione del termine usata, in Italia, nella letteratura.
Non vogliamo fare di tutta l'erba un fascio ovviamente: ci sono stati quotidiani che hanno trattato l'argomento in modo più competente. Mauro Trotta sul Manifesto, per esempio; Davide Turrini sul Fatto quotidiano. Ma anche alcuni degli articoli incriminati in realtà poi nel testo non parlano di fantasy, e si sa che i titoli nei grandi quotidiani non sono quasi mai responsabilità diretta dell'autore dell'articolo.
Cosa ne avrebbe detto Evangelisti di questo titolo di “re del fantasy”? Intanto certamente sarebbe stato schifato dal concetto di “re”. Ma poi, basti dire che Evangelisti, come scrisse più volte, considerava il fantasy un genere “di destra”. Non ci sentiamo di assecondare questa sua osservazione, ma dovrebbe far capire piuttosto bene che essere considerato un esponente di questo genere che considerava agli antipodi ideologici dalle sue idee l'avrebbe seccato non poco.
Molti degli articoli citano come fonte della notizia Loredana Lipperini (in realtà il primo a darne notizia è stato Mauro Baldrati di Carmilla, come peraltro dice la stessa Lipperini nel suo post su Facebook), autrice tra l'altro di una splendida intervista con Valerio. Chiudiamo questo articolo con le sue parole.
7 commenti
Aggiungi un commentoSperiamo che Nicolas Eymerich li punisca; mai scrivere di un autore, senza averlo letto... dovrebbe essere scritto nel Vangelo... ma almeno sapere cosa è Urania.
Mah...
Strano, di solito i quotidiani italiani e i media nel Paese sono sempre così attenti e precisi...
Cialtroni.
Sì, vabbè ma perché Fantasy = destra? Cioè dipende, no?
Per dire: alla fine Voldemort, cattivo d.o.c., muore e i suoi seguaci finiscono in catene - lo sanno anche i bambini, via
Confesso di avere avuto sempre molta difficoltà a classificare come fantascienza ciò che scriveva Evangelisti, incluso Eymerich. Come dite voi bene nell'articolo: " C'era molta "pseudoscienza", c'era una vena horror, c'era soprannaturale. Forse in questi casi di miscuglio di generi si può spendere il vecchio termine generico "fantastico". O Weird. Ciò premesso, devo ricordare che lo stesso Evangelisti, in una intervista (credo riportata anche da Delos) ha dichiarato con molta forza che la sua era fantascienza e che voleva essere considerato uno scrittore di fantascienza. Ma il pressapochismo di chi scrive i "coccodrilli" non è certo una novità.
A Valerio dobbiamo una parte dell'impianto ideologico del connettivismo, senza la sua citazione del paradigma olografico avremmo scritto un connettivismo diverso, probabilmente monco.
La proverbiale superficialità dei giornalisti è foglia del mondo che Valerio combatteva, non dimentichiamolo.
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