La scommessa è a dir poco ardua, per non dire azzardata: fare meglio della trilogia cinematografica su Batman di Christopher Nolan. Già il solo voler fare un film su un personaggio a fumetti così iconico farebbe tremare i polsi a chiunque. Ad accettare la sfida e mettere sul piatto una carriera tutto sommata interessante, e la sua stessa reputazione, è stato il regista, sceneggiatore, produttore Matt Reeves, che si è preso, per l’appunto, la briga di dare nuova linfa sul Grande Schermo all’iconico personaggio a fumetti creato da Bob Kane e Bill Finger nel 1939, sul n. 27 della testata Detective Comics.

Io sono Batman
Io sono Batman

Reeves ha voluto come protagonista di The Batman, nei panni dell’Uomo Pipistrello, alias Bruce Wayne, l’attore Robert Pattinson, affiancato da Andy Serkis (Alfred Pennyworth), Jeffrey Wright (il tenente James Gordon), Zoë Kravitz (Selina Kyle/alias Catwoman), Colin Farrell (Oswald Cobblepot/alias il Pinguino), John Turturro (Carmine Falcone) e Paul Dano (Edward Nashton/alias l'Enigmista).

Quando ha intrapreso il suo viaggio nello studiare il “canone” di Batman, Reeves era elettrizzato dall'idea di lavorare con un personaggio iconico che compare da oltre otto decenni nei fumetti e nelle graphic novel, per riportarlo alle sue radici. “Batman ha iniziato come detective”, ha detto il regista, “quindi, trovare un modo per tornare a quello status, eliminando l'aspetto fantasy di un supereroe DC ma pur sempre ambizioso, è stata un'idea davvero entusiasmante. Trovo che, nell’ambito di un lavoro di genere, la cosa importante è trovare una visione personale, e le storie di Batman lo consentono. Volevamo renderlo qualcuno il cui vero superpotere è sopportare qualsiasi cosa pur di svolgere il proprio dovere”.

Scritta con lo sceneggiatore Peter Craig, la sceneggiatura di Reeves rimane nell’ambito del filmdom DC, ma non è collegata agli ambiti esplorati in precedenza (o futuri) all'interno del Multiverso, e inizia quando Bruce Wayne riveste i panni di Batman da poco più di un anno.

“Non volevo iniziare con una storia delle origini, ma con quella di un giovane Batman, per mostrare la sua evoluzione”, ha aggiunto Reeves. “Quindi, abbiamo chiesto a quel Batman di risolvere un mistero legato alle sue origini ma senza raccontarle, che lo tocca nel profondo”.

Ciò che rende riconoscibile al pubblico il personaggio, secondo Reeves, “è la sua tuta, l'auto, i gadget, il suo atteggiamento super cool… Ma non è proprio un supereroe; dietro tutto ciò è un essere umano, e cerca di dare un senso a quel suo lato umano. Il fatto che abbia la spinta eroica di rendere il mondo migliore – ma diciamolo pure, non lo fa in un senso puramente altruistico – rende il personaggio accessibile”.

Il fatto che i realizzatori abbiano anche alzato la posta in gioco ponendo un mistero dinanzi all’Uomo Pipistrello, ha aumentato il fascino della storia. “È un detective che deve risolvere degli enigmi lasciati da un serial killer: al di là dell’aspetto psicologico, si va a toccare l’emotività, ha affermato il regista.

Otto decenni di Batman hanno anche prodotto la più iconica collezione di super-villain di tutti i fumetti, oltre a una schiera di altre figure leali che popolano forse la location più amata dal fandom: Gotham City.

“Gotham è un posto davvero spaventoso”, ha osservato Reeves, “e poiché è un vero e proprio mondo, offre parecchi spunti ad un filmmaker”.

Sul taglio della pellicola, il regista di Cloverfield ha precisato che: “Volevo approfondire le prime storie di Bob Kane e Bill Finger in cui Batman risolveva i crimini come mezzo per descrivere Gotham come un luogo incredibilmente corrotto. Quindi, mi è venuta l'idea di farlo interagire – al caso in cui è coinvolto – con una nuova iterazione dell'Enigmista, un serial killer che prende di mira i cosiddetti pilastri della società. E sulla scia degli omicidi, attraverso le scene del crimine e gli indizi che lascia dietro di sé diretti a Batman, l'Enigmista rivela la verità su questi individui. In tal modo, ho voluto che il percorso di Batman per isolvere il caso potesse anche servire a svelargli la storia della corruzione a Gotham. E poiché gli indizi sono indirizzati a lui, diventa un affare personale che lo colpisce nel profondo. Questo non è un Batman autoritario”, ha chiosato Reeves. “É piuttosto un Batman in caduta libera”.

Reeves ha scelto Pattinson per il ruolo perché, dice: “Volevo mostrare un lato diverso del personaggio; volevo che avesse un'aurea rock-and-roll solitaria, un incrocio tra Kurt Cobain e Howard Hughes. Bruce ha rinunciato d’essere un Wayne e, a guardarlo, è come vedere una rock star, ma invece di uscire ed esibirsi di notte, diventa Batman. È un ragazzo ossessivo, e questa è stata una delle cose che mi ha entusiasmato di Robert Pattinson: ha l'intensità per dargli vita”.

Ma che personaggio ha dovuto affrontare Pattinson? Non il “solito” Batman, secondo Reeves.

Io sono quasi Batman.
Io sono quasi Batman.

“L'idea era di esplorare il concetto dell’essere mascherato e cosa significa”, ha affermato il regista. “É un uomo che, alla fine, potrebbe pensare di essere padrone di sé stesso, e invece sta cercando di trovare un senso nella sua vita dopo la morte dei suoi familiari. Quando si maschera e persegue questo obiettivo, diventa un'ombra. Tale complessità è davvero unica per Batman”.

Reeves ha iniziato a considerare Pattinson per il ruolo mentre lui e il co-sceneggiatore Peter Craig stavano sviluppando la sceneggiatura. Il regista ricorda: “Ho iniziato a pensare che dovevo prendere in esame gli attori di questa fascia di età, e sono sempre stato un fan di Rob. James Gray, che è un mio amico dai tempi della scuola di cinema, ha girato un film intitolato Civiltà perduta e ricordo che mi disse che avrebbe scelto Rob nel film. Condividiamo sempre le idee, e quando ho visto il film mi ero dimenticato della scelta di Rob. Quindi, quando appare nel film, con una barba enorme era diverso da qualsiasi altra sua iterazione e ho pensato: Oh mio Dio, è Rob Pattinson: è davvero interessante, è un camaleonte. Quindi ho iniziato a guardare alcuni dei suoi film e ogni volta era totalmente diverso”, ha continuato Reeves. “Mi hanno suggerito di dare un'occhiata a Good Time, e osservandolo nel suo ruolo ho colto una connessione con Batman. Lì emergono la sua disperazione, la sua motivazione, così come la sua vulnerabilità. Volevo che questa versione di Batman fosse spaventosa, ma volevo altresì mostrare la sua vulnerabilità; quando ho visto tutti i diversi aspetti che Rob ha portato nei suoi ruoli, ho capito che poteva essere l’interprete giusto, e ho iniziato a scrivere pensando a lui”.

Il regista è anche molto contento della scelta fatta per Zoë Kravitz nei panni di Selina Kyle, alias Catwoman: “Fin dal mio primo incontro con Zoë sapevo che aveva qualcosa di speciale. Il suo legame e la sua affinità con Selina Kyle erano tangibili. Le ho parlato di varie ispirazioni, di personaggi come Evelyn Mulwray di Chinatown e Bree Daniels di Una squillo per l’ispettore Klute, cercando di trovare un modo per rendere questo personaggio una sopravvissuta, che ha dovuto combattere a modo suo a Gotham. Zoë ne ha fatto tesoro, e allo stesso tempo si è tuffata nei fumetti”.

Reeves attribuisce ai suoi attori il merito di aver reso la connessione organica, affermando che: “C'era qualcosa di molto speciale e magico nel modo in cui Rob e Zoë si sono relazionati fin dall'inizio. Sono amici e hanno un'ottima intesa, e proprio come le loro controparti sullo schermo, sono una grande coppia e per un regista è davvero fantastico”.

E a vedere i numeri degli spettatori e dell’incasso, il film alla fine è risultato vincente.