K-Pax – Da un altro mondo è un film particolare. Uno di quelli che si impongono subito per la loro evidente diversità e che rimangono impressi in maniera indelebile nello spettatore.
Intanto il protagonista è Kevin Spacey (doppiato da Roberto Pedicini), attore eccezionale e ingiustamente accusato dal delirio hollywoodiano e in via di completa riabilitazione.
Spacey ha vinto due premi Oscar entrambi come miglior attore non protagonista: nel 1996 per I soliti sospetti e nel 2000 per American Beauty.
Produzione tedesca e americana e distribuito dalla Universal – specializzata in film del fantastico -, dura 201 minuti ed è sorretto dalla bellissima colonna sonora di Edward Shearmur. Il regista è il londinese Iain Softley.
Il film inizia alla Grand Central Station di New York, dove il protagonista il trentenne Prot (Kevin Spacey) pare materializzarsi dal nulla, trasportato da un raggio di sole che erompe dall’alto di una vetrata.
Scena che però non sfugge a un veterano di guerra che chiede le elemosine ai passeggeri. Subito dopo avviene un borseggio, Prot cerca di aiutare la vittima, ma rischia di essere scambiato per il borseggiatore, tuttavia è scagionato dal veterano. Questo non impedisce che la polizia lo spedisca in una clinica psichiatrica di Manhattan per sospetta intossicazione da allucinogeni. Infatti, l'uomo racconta una strana storia. Afferma di provenire da un pianeta della costellazione della Lira (che come indicazione vuol dire poco, perché si tratta –come noto – solo di una informazione meramente prospettica), K-PAX, a 1.000 anni luce dalla Terra e circondato da “sette lune purpuree”. Nella clinica viene curato dal dottor Mark Powell (Jeff Bridges), ma ci si accorge ben presto della sua particolarità: riesce a vedere gli ultravioletti (300 – 400 Angstrom) e la cosa torna in relazione al fatto che lui racconta che K-PAX ruota intorno ad un sistema binario, composto da due soli, Agape e Satoi, particolarmente deboli, tanto che sulla Terra usa un grande paio di occhiali scuri per proteggersi dall’eccessiva luce solare.
Dice di essere arrivato sul nostro Pianeta 4 anni e 9 mesi prima e di avere 337 anni terrestri. Dice di essere invecchiato di 7 anni per percorrere 1.000 anni luce, viaggiando a 6 volte la velocità della luce. In realtà dai calcoli corretti si può dire che ha viaggiato circa alla velocità della luce.
Per gli abitanti di K-PAX il processo riproduttivo non è molto piacevole. Prot lo definisce infatti così: “è come avere i testicoli in una morsa, ma noi l’avvertiamo dappertutto, con nausea ed un pessimo odore”. Il suo compito è produrre un “rapporto” del suo viaggio terrestre, pianeta peraltro in cui è già stato.
Andando avanti con gli esami il dr Powell scopre che Prot è in possesso di incredibili nozioni di astronomia che vuole verificare con un suo amico astrofisico. Il risultato è sconvolgete. Prot descrive perfettamente e matematicamente il sistema binario dei due soli intorno a cui ruota K-PAX e che sorgono insieme una volta ogni 200 anni.
Il 4 luglio lo psichiatra invita Prot a casa sua per festeggiare e sembra comportarsi amichevolmente con tutti compresa la moglie del medico Rachel (Mary Catherine McCormack), ma improvvisamente il degente è sconvolto dalla vista dell’acqua zampillante dietro la figlia che sta in altalena.
Prot si agita e cerca di trattenere la bambina e deve venire fermato dai presenti.
Dopo questo episodio la superiora del dr Powell, la dottoressa Claudia Vilars (Alfre Ette Woodard) vuole trasferire Prot nel settore malati violenti, ma Powell si oppone.
Prot dice che tornerà su K-Pax su un “raggio di luce” il 27 luglio alle 5.51 A.M. (ora dell’Est), portandosi dietro un degente della clinica. Il dr Powell ha tre settimane per risolvere il caso.
Nel frattempo Prot sparisce per qualche giorno dalla clinica dicendo che deve vedere alcuni Paesi del Nord: Groenlandia, Islanda, Terranova, Labrador.
La dottoressa Vilars diventa furiosa per la sparizione e obbliga Powel a ritrovarlo.
Viene ritrovato nel giardino della clinica e sottoposto a ipnosi regressiva per capire cosa gli sia successo e così scopre che aveva un amico, che chiama “Pete”, sposato con Sarah e con cui ha avuto una figlia.
Durante la seduta ha una crisi ricordando che il 27 luglio 1996, cinque anni prima, è successa una “cosa terribile”.
Sembra che Prot e Pete sono la stessa persona anche se il degente afferma che Pete lo “chiama” direttamente da K-PAX e lui arriva.
In un’altra seduta Prot ricorda una data, il 1985, in cui Prot avrebbe 175 anni e il suo “amico” 17. Poi Powel lo fa spostare al 1991, quindi appunto cinque anni prima.
Powel insieme alla sua segretaria compongono una carta di tutti i mattatoi negli Stati Uniti, posti in aree rurali, “dove si possono vedere le stelle”, come ha detto Prot in ipnosi.
In una terza seduta, il 27 luglio 1996, dice di essere su K-PAX ma Pete lo chiama mentre si sta per affogare e rievoca una nuova crisi.
Finita la seduta gli cade un mozzicone matita su cui è scritto un prefisso “505” e la parola iniziale “Salva”. Powel, che lo recupera, deduce giustamente che è il prefisso del New Mexico e che la matita si riferisce all’Esercito della Salvezza e così con l’aiuto della segretaria giunge a identificare Santa Rosa nella contea di Guadalupe in cui si reca e grazie ad un giornale su Internet trova l’evento avvenuto il 27 luglio 1996.
Si reca quindi a Santa Rosa e parlando con il locale sceriffo ricostruisce la vicenda. Si tratta dello stupro della moglie e poi del suo assassinio insieme alla figlia.
In realtà Prot è Robert Porter, un macellatore geniale e intelligentissimo di 29 anni a cui appunto sterminano la famiglia. Lo sceriffo gli mostra una foto di Porter identico a Pot e lo porta anche a vedere il luogo ormai abbandonato dove è avvenuto il crimine.
Powell ritorna a New York e ne parla con Prot dicendo che lui è Porter, ma Prot dice che è impossibile a meno che non ammetta che lui venga da K-PAX. Infine il degente consiglia al dr Powell di riallacciare i rapporti con il figlio di primo letto perché i rapporti umani sono importanti. Il giorno dopo, all’ora prevista, un raggio di sole sembra rapire Prot che sparisce dalla sua stanza. In realtà viene ritrovato sotto il letto, mentre manca una degente a cui aveva promesso di portarla sul suo pianeta.
Prot però è in uno stato catatonico e il dottor Powell se ne prende cura parlandogli costantemente e lui pare capire e sorridere.
Il film, magistralmente diretto, lascia il dubbio che Prot sia un vero extraterrestre o, almeno, che un alieno si sia impossessato temporaneamente del suo corpo, come pensano anche gli altri malati.
Lo dimostrerebbero le sue, eccezionali conoscenze scientifiche, la sua apparizione miracolosa dal nulla e la sua capacità di vedere gli ultravioletti.
Prot dice di utilizzare una forma di viaggio tachionico citando la relatività di Einstein.
Tuttavia, come spesso accade, ci sono delle imprecisioni scientifiche e lui dice che anche andando alla velocità della luce ci vorrebbero 1.000 anni per raggiungere da K-PAX la Terra. Ciò non è vero perché il tempo di un osservatore in moto – secondo la Relatività Speciale- rallenta e quindi il viaggio è possibile per lui in un tempo piccolo a piacere.
Film visionario, drammatico, se non tragico, di un grande pathos narrativo, basato sul primo (1995) dei cinque libri dello scrittore americano Gene Brewer (sceneggiato da Charles Leavitt), colpisce per la profondità e la delicatezza dei temi narrati.
Sontuoso utilizzo delle luci da parte di uso della luce fotografica da parte di John Mathieson.
Dal punto di vista commerciale, come spesso avviene con questo genere di film, l’opera fu in perdita. Costata 68 milioni di dollari ne incassò solo 64, ma ebbe un grande successo di critica.
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