L'idea era bella: la fantascienza in Italia come tangibile fenomeno letterario, e quindi editoriale, ha compiuto nel 2002 i suoi 50 anni di età, dunque perché non celebrare l'evento con un volume che raccolga una serie di interventi che ne ripercorrano la storia? Il curatore Gianfranco de Turris spiega nella sua introduzione come di fronte alle varie possibilità considerate per strutturare il libro alla fine si sia optato per una raccolta di interventi che ripercorressero la storia delle collane e delle riviste che l'hanno proposta. Interventi spesso scritti da coloro che hanno vissuto quelle esperienze lavorative in prima persona. Il bel titolo è mutuato da un libro del critico e romanziere inglese Kingsley Amis e si riferisce al fatto che la fantascienza è stata a lungo (e forse in parte lo è ancora) un genere letterario relegato nelle zone basse della letteratura da parte di critici ottusi e miopi. Nelle varie rievocazioni si parte ovviamente da quel fatidico 1952, in una Italia che si leccava ancora le ferite della guerra, con l'uscita delle prime collane che proponevano il genere science fiction ai (non troppi, allora come oggi) lettori del nostro paese. Inaugurarono il tutto Scienza Fantastica e Mondi Nuovi, poi arrivò il marchio Urania, destinato ad essere il più longevo di tutti, forse anche perché pubblicato dalla più grande casa editrice italiana. Il termine italiano, come molti sanno, fu coniato dal toscano Giorgio Monicelli, primo curatore di Urania, nonché nipote di Arnoldo Mondadori e fratello del regista cinematografico Mario. Pagina dopo pagina si apprendono così le vicende che segnarono la vita delle varie testate e case editrici: Riccardo Valla rievoca quel primissimo periodo, Marzio Tosello si occupa di Urania, Ernesto Vegetti ripercorre la vicenda de La Tribuna, Renato Pestriniero ricorda Sandro Sandrelli e la sua Interzone, Sebastiano Fusco parla del Futuro di Lino Aldani (ribattezzato da un refuso Lido nel titolo), Ugo Malaguti rievoca i tempi della sua Libra e della nascita della Perseo, Gianfranco Viviani racconta della Nord e così via. Vengono rievocati i primi tentativi di proporre ai lettori opere scritte da connazionali, che all'epoca per pubblicare dovevano quasi sempre celarsi dietro spesso improbabili pseudonimi. Nei vari interventi molte liste di date, nomi, titoli, ma questo era certamente inevitabile vista l'operazione di riepilogo di 50 anni di pubblicazioni. L'operazione in se quindi è interessante e meritoria, peccato che parte dei saggisti ne abbia approfittato per metterci dentro le proprie rivendicazioni politiche, del tutto fuori contesto. C'è chi se la prende con la Sinistra, che avrebbe boicottato il genere perché lo considerava troppo filo americano (eppure la FS russa aveva una solida reputazione). C'è chi - con oculata scelta dei vocaboli - rivendica la propria "divisa culturale di destra". C'è chi sostiene che per le fanzine di sinistra la fantascienza "era una mera scusa" per fare politica, chi invece rivela che la critica di radici marxiste era diffidente "verso i generi non realistici". C'è anche chi ci informa che "in certi ambienti della sinistra si è fatto ancor più virulento che negli anni settanta e ottanta l'arroccamento su posizioni preconcette che ha prodotto ripetuti attacchi al fronte opposto". Vabbé, ognuno ha tutto il diritto di esprimere il proprio parere, ma certo è che leggendo queste pagine si ha un bell'esempio di parlare di FS per fare politica (alla faccia delle mere scuse) e di ripetuti attacchi al cosiddetto fronte opposto. Mi si permetta anche di aggiungere che nelle oltre duecento pagine del libro nessuno ha neanche lontanamente accennato al fatto che il quotidiano L'Unità, allora diretto da Walter Veltoni, propose nell'estate del 1993 ai propri lettori ben 10 libri di autori culto come Asimov, Bradbury e Clarke. La serie si intitolava per l'appunto L'ABC della fantascienza, a cura di Riccardo Mancini. A quanto mi risulta nessun altro quotidiano italiano, tra le centinaia di titoli allegati ormai proposti, ha mai, in cinquanta anni, fatto niente di simile. Eppure non se ne fà cenno. Semplice dimenticanza? Che ognuno ne tragga le proprie conclusioni.

A proposito di conclusioni: è una vera fortuna che il libro si concluda con un gustosissimo intervento di Giuseppe Festino riguardante lo sviluppo dell'illustrazione di fantascienza, con particolare attenzione alle copertine delle varie collane. Festino rievoca il proprio coinvolgimento e le sue esperienze nel settore, e non si risparmia qualche pungente ironia, ma il suo articolo risulta essere tra tutti di gran lunga il più fresco e intelligente, informativo nonché estremamente piacevole da leggere. Paradossalmente è l'unico che non parla di fantascienza in senso stretto, il che dà da pensare.