Sembra che la realtà distopica del Covid-19 abbia fatto avvicinare (o riavvicinare) molti artisti rock alla fantascienza. Abbiamo già raccontato del nuovo disco dei Dream Theater in uscita il 15 ottobre (A View from the Top of the World), preceduto dal singolo “fantascientifico” (sia nei testi sia nel videoclip) The Alien. A pochi giorni di distanza, scopriamo che un’altra band ha attinto ai temi della fantascienza per comporre i testi e le musiche del nuovo album, che sarà disponibile dal 22 ottobre.
La notizia è piacevole e sorprendente allo stesso tempo. Piacevole, perché la band in questione è la PFM (forma abbreviata del nome originale Premiata Forneria Marconi), gruppo storico del rock italiano, in grado di scalare, nella prima metà degli anni Settanta (l’epoca d’oro del progressive rock), le classifiche di vendita anche al di fuori dei confini nazionali, Giappone e Stati Uniti compresi. Sorprendente, perché, a quasi cinquant’anni di distanza dalla pubblicazione del disco d’esordio (Storia di un minuto, 1972), è la prima volta che la band milanese pubblica canzoni (in questo caso un intero disco!) ispirate alla fantascienza.
Le carte sono in tavola già dal titolo del disco: Ho sognato pecore elettriche / I Dreamed of Electric Sheep, chiaro riferimento al quasi omonimo romanzo di Philip K. Dick (Do Androids Dream of Electric Sheep?) e alla sua celeberrima trasposizione cinematografica (Blade Runner).
Il doppio titolo chiarisce che il disco, che in effetti è doppio, contiene sia la versione italiana sia quella inglese, come già avvenuto per il precedente Emotional Tattoos del 2017. Altra piacevole scoperta, poiché ci riporta agli anni d’oro della PFM, quelli in cui, grazie alla collaborazione con Pete Sinfield, poeta e paroliere dei King Crimson, e con la Manticore Records, pubblicò diversi dischi in lingua inglese.
L’ufficio stampa della band fa sapere che l’idea alla base del disco è l’evoluzione dell’umanità verso un mondo sempre più tecnologico e invaso dai computer, al punto che la differenza tra uomini e androidi si fa sempre più labile. Un primo assaggio delle musiche e delle tematiche è fornito dal brano Atmospace, che racconta di Nedro, un drone intelligente innamorato della Terra e il cui sogno è ritrovare un equilibrio fra l’Atmos del cielo e la Sfera del pianeta.
A rendere ancora più frenetica l’attesa, la lista delle special guest del disco. Nel brano Il respiro del tempo / Kindred Souls sono presenti Ian Anderson, cantante e flautista dei Jethro Tull, e Steve Hackett, chitarrista dei Genesis fino al 1977. Le tastiere in Transumanza Jam / Transhumance Jam sono suonate da Flavio Premoli, storico musicista della PFM. Varie tracce del disco vedono la presenza di Luca Zabbini, cantante dei Barock Project, una delle band italiane di spicco della new wave del rock progressivo (tra i vari dischi, ci piace citare Skyline del 2015).
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