Noah Hawley non è il solito autore showrunner all'inseguimento dei rating per evitare le cancellazioni. La sua Fargo, iniziata nel 2014 e finora arrivata alla quarta stagione nel 2020, era inizialmente basata sull'omonimo film dei fratelli Coen, ma nelle stagioni antologiche seguenti aveva preso direzioni del tutto autonome, dimostrando quello stile assurdo e visionario che poi si sarebbe concretizzato al massimo con la folle Legion. Nel mezzo, anche un film, Lucy in the Sky (2019) con Natalie Portman il quale, pur raccontando la storia vera dell'astronauta Lisa Nowak, viaggiava verso direzioni strane e impreviste. Poi, per un breve periodo, fu messo al comando di Star Trek IV, ultimo a inseguire un film fantasma che proprio la Paramount non sa come come realizzare. Ora è passato a Alien.
Tra passato e futuro
Nel dicembre del 2020 veniva annunciato che Hawley avrebbe realizzato una serie basata sulla saga di Alien, della quale non sarebbe stato solo showrunner ma anche sceneggiatore principale e produttore esecutivo. Ovviamente, non poteva mancare Ridley Scott, nel ruolo di produttore esecutivo. Poi, per motivi che ormai conosciamo anche troppo, non ci furono altre notizie, almeno fino al week-end appena trascorso. In una intervista con Vanity Fair Hawley ha dichiarato che il suo punto di vista è che non si tratta semplicemente di film su mostri alieni, ma di una umanità intrappolata tra un primordiale, parassita passato e il futuro dell'intelligenza artificiale. E entrambi stanno cercando di ucciderla
Hai degli umani che non possono tornare indietro e non possono andare avanti, e questo lo trovo interessante.
Ellen Ripley
Lo showrunner ha voluto anche precisare che non sarà una serie su Ellen Ripley (Sigourney Weaver), per lui è uno dei più grandi personaggi di tutti i tempi e la sua storia è stata raccontata perfettamente, non ha intenzione di incasinarla. Inoltre, è una storia ambientata sulla Terra, perché tutti i film avevano a che fare con persone intrappolate, una prigione o un'astronave, ma lui ha pensato di aprire un po' i confini della mitologia chiedendosi
Cosa succederebbe se non si riuscisse a contenere la minaccia?
La posta in gioco si alzerebbe parecchio.
Lotta di classe
Il modo in cui Hawley vede il primo Alien (1979) è quello di un mondo di camionisti spaziali della classe operaia in cui i personaggi di Yaphet Kotto e Harry Dean Stanton stanno fondamentalmente "Aspettando Godot"
Sono come personaggi di Samuel Beckett, a cui è stato ordinato di andare in un posto da una multinazionale senza volto.
In Aliens – Scontro finale (1986) era il personaggio di Paul Reiser, un manager di medio livello, a rappresentare le persone senza volto al potere, per cui è la storia della gente che mandi a fare il lavoro sporco. Non a caso, nella sua serie vedremo anche le persone al comando e scopriremo cosa succede quando la disuguaglianza con la quale stiamo lottando nel nostro periodo non viene risolta. Se come società non troviamo un modo per distribuire equamente la ricchezza, che cosa succede? e conclude citando la battuta fatta da Ripley al personaggio di Reiser
Lo sai Burke? Non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l'uno l'altro per una percentuale!
Infine, per quanto riguarda i tempi di arrivo della serie, Hawley sottolinea come attualmente cinema e televisione stiano cercando di recuperare due anni in uno solo, per cui preferisce aspettare che la frenesia si plachi e nel frattempo creare la serie su Alien al meglio. Voi che ne dite, volete vedere gli xenomorfi arrivare sulla Terra?
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