Non basta nemmeno la coscia sempre in primo piano di Milla Jovovich a risollevare le sorti di un pastiche metallaro che deve sopravvivere maldestramente ad una sceneggiatura abbastanza abusata. E' vero che il soggetto è un videogioco come Resident Evil, ma è anche altrettanto vero che era lecito attendersi qualche sforzo narrativo in più rispetto all'ennesima riproposta del virus letale che trasforma gli uomini in Zombies. Romero e Dario Argento avevano già spremuto questo materiale a sufficienza e non servono né la bellezza straordinaria della Jovovich, né tantomeno iniezioni (peraltro giuste) di filosofia No Global per trarre nuova linfa da un tema abusato. Sebbene il regista Paul Anderson sia già al lavoro sul seguito intitolato significativamente Nemesis questo film perde valore quando teme di essere originale.
Inferiore a Tomb Raider per quello che riguarda soprattutto la regia, risulta più interessante sotto il profilo della sceneggiatura quando la mancanza di memoria dei due protagonisti principali apre spazi considerevoli all'imprevisto e al tradimento.
Girato in Germania, con una fotografia spenta, con un montaggio ritmato dalla musica di Marilyn Manson, Resident Evil pecca nella sua mancanza di coraggio, nella sua non capacità di osare un tantino in più rispetto ad un canovaccio che sembra un incrocio tra L'avventura del Poseidon, Zombie, Cube e Andromeda. Un film comunque interessante soprattutto per l'efficacia derivata dalla costruzione intorno ad una protagonista carismatica e affascinante come Milla Jovovich in grado di dare prova di sé anche nelle scene d'azione.
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