Polemico, trasgressivo, per qualcuno antipatico, per molti geniale, lo si ama o lo si odia: il suo nome è Harlan Ellison ed è sicuramente uno dei più importanti scrittori americani del Novecento.
Nato a Cleveland nel 1934, nell’Ohio, Harlan ha vissuto l'infanzia con i suoi genitori, Serita Rosenthal Ellison e Louis Laverne Ellison, e sua sorella più grande, Beverly. Suo padre era un dentista e proprietario di una gioielleria, mentre sua madre era una casalinga. La sua famiglia si trasferì successivamente a Painesville, nell'Ohio, ma tornò a Cleveland nel 1949, dopo la morte del padre.
A Cleveland si diplomò all'East High School, ma della sua infanzia non si conoscono altri dettagli. Qualcosa, forse, possiamo desumerla dal suo famoso racconto Jeffty ha cinque anni, apparso per la prima volta sul numero di luglio del 1977 di “The Magazine of Fantasy and Science Fiction”, che si è aggiudicato i più prestigiosi premi nel campo della fantascienza: il Nebula nel 1977, l'Hugo nel 1978, per non tacere del fatto che è stato incoronato, in un sondaggio online del 1999, dai lettori della rivista “Locus” come il miglior racconto di tutti i tempi.
Jeffty è un ragazzo che non cresce mai oltre i cinque anni, fisicamente e mentalmente. Il narratore, amico di Jeffty dall'età di cinque anni fino all'età adulta, scopre che la radio di Jeffty riproduce episodi completamente nuovi di programmi seriali a lungo annullati, trasmessi su stazioni radio che non esistono più. Può comprare nuove edizioni di fumetti di lunga durata come The Shadow e Doc Savage, e di riviste di pulp di lunga durata con storie completamente nuove di autori morti come Stanley G. Weinbaum, Edgar Rice Burroughs e Robert E. Howard. Jeffty può persino guardare film che sono adattamenti di vecchi romanzi polizieschi come The Demolished Man di Alfred Bester. Il narratore è al corrente di questo mondo a causa della fiducia di Jeffty, mentre il resto del mondo (il mondo che è invecchiato come Jeffty non lo era) non lo è. Quando il mondo di Jeffty e il mondo "reale" si intersecano, Jeffty perde la sua presa sul suo mondo, e alla fine incontra una tragica fine.
Ecco possiamo immaginare il piccolo Harlan cercare avidamente nelle edicole di Cleveland i pulps magazine dai nomi altisonanti come “Amazing Stories”, “Starling Storie”s, “Weird Tales” e altri, quelle riviste stampate su carta di scarsa qualità e di colore giallo su cui intere generazioni di giovani americani si sono formati, leggendo le brillanti storie di H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Edgar Rice Burroughs, Robert Bloch, Seabury Quinn e altri. Quando decise di diventare scrittore, più o meno all'inizio degli anni Cinquanta, fu quasi naturale che scegliesse di applicarsi in tale veste nel campo del fantastico e della fantascienza. Non a caso, a Cleveland venne a contatto con un club di fantascienza, il “Cleveland Science Fiction Society”, è diventò ben presto un fan incallito, uno di quelli che leggono tutto, che vanno alle convention e si fanno promotori di fanzine, le riviste create da e per gli altri appassionati.
La sua immensa fama di scrittore è pari solo al suo carattere: temperamento caldo e franchezza nell'esprimere le sue opinioni. Una caratteristica che irrimediabilmente si è trasmessa alla sua narrativa, formata in gran parte da racconti, che si può definire scandalosa, pungente e praticamente unica nel panorama della letteratura fantastica americana.
Di questo monumentale autore, la Mondadori ha di recente dato alle stampe un Oscar Draghi dal titolo Visioni, curato e introdotto da Franco Forte e con una postfazione di Sandro Pergameno, che contiene ben 66 racconti.
Come scrive Franco Forte nell’introduzione:
Le sue “visioni” narrative, straordinarie ed eclatanti, così come estremamente originali e spesso dissacranti nei confronti degli standard generalizzati per questo genere letterario, lo hanno portato a imporsi come uno degli autori più sofisticati e apprezzati dal pubblico, anche se non si è mai fatto conoscere per qualche romanzo di valore, cosa che di solito deve avvenire se si vuole ottenere la piena consacrazione da parte del pubblico. Ma Ellison non aveva tempo – a suo dire – per allungare e rimpolpare di parole inutili le sue storie, che prendevano vita come flash improvvisi che gli attraversavano la mente e poi dovevano erompere e fissarsi sulla carta, ciascuna delle dimensioni di cui era fatta “in natura”, non certo per le contraffazioni di mercato – sempre parole sue – a cui sono abituati gli scrittori di romanzi.
Alcuni temi si rincorrono nelle storie, come l’alienazione, lo scegliere deliberatamente di stare fuori dal mondo, di essere “diverso”. In uno dei suoi primi racconti e che apre l’antologia della Mondadori, ad esempio, dal titolo Gli svitati, un uomo viene incaricato da parte del governo di spiare e tenere d’occhio alcune persone che definite strane e che apparentemente fano cose bizzarre. Ma, come scoprirà Themus, il protagonista, la realtà è completamente diversa.
Un solitario è anche Leon Packett, co-protagonista del racconto Il mondo di Walkaway (1958), brillante scienziato, additato come pazzo, che crea un robot dotato di una potente telecamera e che altri voglio utilizzare impropriamente.
Alienato, ai limiti della follia, è Brad Woodland, il protagonista del racconto Mio fratello Paulie (1958), che è a bordo dell’astronave Resurrection IX per intraprendere un viaggio spaziale, in cui altri otto astronauti prima di lui hanno fallito. Brad dovrebbe essere solo, ma scopre che in barba a tutte le misure di sicurezza il suo odiato fratello Paulia è salito a bordo dell’astronave. Ma è davvero così? Paulie vuole far fallire la missione?
Soldato (1957) è un racconto che denuncia gli orrori della guerra, raccontati dal protagonista, un soldato che viene dal futuro.
Forse il meglio, narrativamente parlando, Ellison lo esprime negli anni Sessanta, decennio foriero di rivoluzioni sociali e politiche che non lasciano indifferente lo scrittore americano.
Dolorama (1964) è un racconto tra i più significativi della produzione letteraria dello scrittore americano, in cui il protagonista è un dio che ha il compito di infliggere e distribuire il dolore nell’universo, che a un certo punto decide di passare dalla parte di chi subisce il dolore.
“Pentiti, Arlecchino!” disse il tictacchiere (1965), forse il racconto più noto di Ellison, racconta di una società regolata dal tempo, tutto deve scorrere secondo una tabella di marcia prestabilita. I ritardi sono considerati un reato. A controllare che tutto sia in ordine c’è il Maestro Cronometrista, chiamato volgarmente l’Uomo del Tic-Tac, colui che misura il tempo della vita di tutti e punisce chi non rispetta le regole, togliendo al trasgressore minuti o ore della sua vita, o nei casi più gravi la stessa esistenza. Ma da qualche tempo e comparso un uomo, chiamato e vestito come Arlecchino, la cui identità e sconosciuta, ma arriva sistematicamente in ritardo e predica la liberta dal tempo. Ovviamente, l’Uomo del Tic-Tac farà di tutto per catturarlo. Ellison descrive una società distopica letteralmente soggiogata dal tempo, una condizione che parte dai nostri giorni e si riversa in un futuro simile al romanzo 1984, esplicitamente citato dallo scrittore americano nel finale della storia. Il racconto ha vinto sia il premio Hugo sia il Nebula.
Non ho bocca, e devo urlare (1967) è un'allegoria dell'Inferno, dove cinque umani, quattro uomini e una donna, sono tormentati da un computer onnisciente, che odia l’umanità, per l'eternità
Un ragazzo e il suo cane del 1969, apparso sulla rivista New Worlds e vincitore del premio Nebula. A Boy and His Dog è considerato uno dei racconti più appassionanti di Ellison, tanto che lo scrittore americano lo ha espanso in un romanzo nel 1989. La storia è ambientata in un’America post-apocalittica, in cui bande di uomini selvaggi sono alleati con cani superintelligenti, discendenti diretti di quegli animali usati dai militari per i loro esperimenti. In questo scenario, si aggira Vic, un ragazzo in grado di comunicare telepaticamente con il suo cane che diventa l’osservatorio privilegiato di una umanità rifugiatasi nel sottosuolo e che di civile non ha più nulla.
Nella brillante postfazione, Sandro Pergameno sottolinea, a proposito dei temi che caratterizzano la narrativa di Ellison, che:
A parte un maggiore interesse per il fantasy e l’horror, punto cruciale e fermo dell’ultimo periodo narrativo dell’autore, non si può affermare che ci sia un trait d’union in queste raccolte, anche se alcune tematiche riaffiorano con una certa frequenza: l’amicizia, l’amarezza del tempo che passa, le riflessioni sull’amore impossibile, il confronto con la propria coscienza e con le malvagità commesse o la semplice indifferenza verso gli altri e i loro destini. Emerge soprattutto la voglia spasmodica dell’autore di essere considerato uno scrittore a tutto pieno, senza venir categorizzato in qualche sottospecie letteraria, la sf in particolare.
Visioni è uno spaccato della sua straordinaria narrativa e un’opera che ci restituisce per la prima volta il genio di Ellison.
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