Nel 1987 il geniale Mel Brooks si lanciava nella parodia di Star Wars  e altri titoli di fantascienza con il divertentissimo Balle spaziali, il quale esattamente come la saga che voleva prendere in giro, aveva tutto il potenziale per diventare un franchise. Ma forse perché con un budget di 22,7 milioni nè incasso solo trentotto milioni nel mondo o forse solo perché Brooks non aveva visto il potenziale, il film sarebbe diventato un altro classico del regista di Frankenstein Jr., almeno fino al 2008. E aggiungeremmo, purtroppo.

Le origini

Nel 2005 veniva iniziata la produzione della serie animata che voleva, almeno in teoria, essere un sequel del capitolo originale, con Mel Brooks non solo come consulente, ma anche di ritorno per dare la sua voce al presidente Scrocco e al grande Yogurt. di ritorno anche Daphne Zuniga per ridare la voce alla principessa Vespa, Joan Rivers per il robot Dorothy (che per vostra conoscenza in realtà si chiamava Dot Matrix) e Dom DeLuise per il boss Pizza margherita (in realtà Pizza The Hutt), sua ultima produzione prima di lasciarci.  In origine doveva arrivare in onda sul canale americano G4 e quello canadese Super channel nell'autunno del 2007, poi il primo giugno 2008, poi spariva del tutto dal palinsesto di G4 per arrivare su Super channel nello stesso giugno, mentre G4 avrebbe aspettato il 21 settembre dello stesso anno. E per un ottimo motivo.

Balle spaziali: il fiasco

La pagina di YouTube Hats Off Entertainment ha di recente rilasciato una sorta di documentario sui tredici episodi che compongono l'unica stagione di Balle Spaziali: la serie animata (non sappiamo se sia mai arrivata da noi). I problemi erano evidenti fin da subito: un'animazione quasi amatoriale e il desiderio di seguire più la scia di Family Guy invece di ampliare l'universo del film. Così il risultato fu che gli episodi divennero una continua parodia di film del tutto scollegati da Star Wars: da Jurassic Park a Harry Potter, passando per il videogame Grand Tefth Auto, Pirati dei Caraibi, Titanic, Spider-Man e perfino American Idol, con uno humor grossolano fin troppo a base di niente affatto sottintesi sessuali e soprattutto, per niente divertenti. Il risultato finale fu seppellire ogni possibilità di realizzare dei sequel del primo film. Anche se chi lo sa, i reboot sono sempre dietro l'angolo.

Se proprio ci tenete, facendo una ricerca su YouTube potete trovare gli episodi in lingua originale, noi vi lasciamo con il documentario di Hats Off Entertainment così potete scoprire cosa è andato storto.