Ormai non ci sono dubbi: nella fiction i viaggi verso Marte devono avere sempre dei problemi, al punto che probabilmente alla NASA staranno facendo gli scongiuri. Per cui solo di recente tra missioni di cui abbiamo visto solo la partenza con l'unica stagione di The First con Sean Penn e l'altra unica stagione della serie di Netflix, Away, con Hilary Swank, che non faceva in tempo a mettere piede sul pianeta rosso che veniva cancellata, ormai gli sceneggiatori di una cosa sono certi: Marte è una destinazione pericolosa. Ancora di più se c'è un Estraneo a bordo (Stowaway in originale, ovvero clandestino).
Il plot
I tre membri dell'equipaggio dell'H.A.R.P. (Hyperion Academy Research Program) è partito da dodici ore dalla Terra con destinazione Marte, dove saranno i primi a gettare le basi di una colonia umana. Ma ecco arrivare un inconveniente: Michael Adams (Shamier Anderson, Wynonna Earp), un ingegnere del supporto di lancio, si risveglia a bordo dell'astronave. Non voleva essere lì, di sicuro non lo ha fatto apposta e vorrebbe solo poter tornare indietro. Ma ormai sono decollati e in qualche modo accetta il fatto di stare per compiere un grande passo per l'umanità, anzi si stabilisce una rilassata routine a bordo. Ergo, ecco arrivare il secondo non indifferente problema: il sistema di supporto per la vita sulla nave è danneggiato è c'è ossigeno solo per tre persone. Improvvisamente, la missione diventa non morire o compiere un sacrificio enorme.
Le fredde equazioni
Il plot ricorda, pur non essendo esplicitamente basato su, il racconto di Tom Godwin Le fredde equazioni, che già nel 1954 raccontava il dramma di una clandestina scoperta a bordo di una piccola astronave. Le fredde equazioni dicevano che l'astronave non avrebbe avuto abbastanza carburante per arrivare a destinazione con il clandestino a bordo, che quindi avrebbe dovuto essere espulso.
Il libro
Quando Marylin aveva aggirato quel cartello “vietato l’accesso ai non autorizzati” pensava di rischiare un rimprovero, magari una multa. Ma non aveva fatto i conti con le dure leggi della frontiera e dello spazio. Con le fredde equazioni che stabiliscono quanto peso può essere trasportato da una navetta con la quantità di carburante disponibile, e qual è l’unica e inevitabile conseguenza se il peso è maggiore del previsto.
Racconto di intensità emotiva straordinaria, Le fredde equazioni è uno dei racconti più famosi della fantascienza classica, e ha portato alla ribalta il talento di Tom Godwin, scrittore poco prolifico autore tra l’altro del bestseller Gli esiliati di Ragnarok, e anticipa un concetto moderno di astronautica regolata dal rigido calcolo scientifico, ben diversa dalle ingenue avventure spaziali che ancora popolavano la fantascienza della sua epoca.
Tom Godwin, Le fredde equazioni (The Cold Equations), traduzione: Marco Crosa, Delos Digital, Robotica 21, isbn: 9788867754861, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store) con social drm (watermark) dove disponibile , Euro € 1,99 iva inclusa
Il cast
Il capitano tanto umana quanto inflessibile Marina Barnett è interpretata da Toni Collette, Anna Kendrick è la ricercatrice medica nonché unica voce della ragione in circostanze estreme e Daniel Dae Kim ha lasciato l'isola di Lost per diventare il biologo della nave. Al comando come regista Joe Penna che nel 2018 aveva diretto un altro film basato sulla sopravvivenza in circostanze estreme, Arctic, con Mads Mikkelsen.
Estraneo a bordo decolla oggi giovedì 22 aprile anche da noi su Netflix, che poi arrivi a destinazione resta da vedere, nel frattempo vi lasciamo con il trailer originale sottotitolato in italiano.
11 commenti
Aggiungi un commentoE infatti è una palla micidiale di film come quasi tutti i film e le serie in cui la componente fantastica e fantascientifica è estremamente marginale e quella narrativa estremamente scontata, lenta e priva di pathos. Mi stavo quasi addormentando preceduto dalla dolce metà che mi è collassata addosso. Recitazione? Meh.
E' un film che dice le cose come stanno: andare nello spazio non è per nulla eroico. E' scomodo, lungo, noioso e talvolta pericoloso; e così sarà per molti altri decenni come minimo.
Potevano risparmiarsi l'estraneo a bordo, ipotizzare 4 membri dell'equipaggio e inventarsi un incidente qualsiasi a giustificazione della carenza di ossigeno.
Oppure, meglio, andare giù piatti e darci come epilogo l'estraneo che si suicidava. Ma tant'è, un minimo all'introspezione hanno voluto concederlo.
Poi certo le avventure dell'Enterprise sono un altro tipo di svago.
Come minimo è un altro tipo di tecnologia... al momento dobbiamo renderci conto che parlare di viaggi spaziali attuali è quasi meno che prototipale, è cavernicolo moderno...
Ma infatti questo è un film realistico, fantascienza dove l'elemento fantastico è limitato a quello che può capitare, non al viaggio.
Personalmente quello che mi ha dato fastidio è stata la classica situazione finale in cui le cose capitano guarda caso nel momento più adatto alle esigenze ci copione.
Hai scelto un tipo di narrazione, sii coerente e continua a fare hard sf.
Acquistato in edicola, ho letto l'Urania di Giugno "Luna chiama terra....", romanzo del 1957 di tal Charles Eric Maine, che anticipava una possibile missione sulla luna.
Anche nel frangente l'atterraggio andato male e la perdita di ossigeno, pone 4 individui di fronte al dilemma su quale unico di loro possa/debba sopravvivere agli altri nell'attesa dei soccorsi.
Per certi versi anche in questo frangente sorprende una certa asprezza, avulsa da qualsivoglia retroscena eroico, nell'approcciare la situazione.
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