Se lo scopo della distopia è mostrare come possono andar male le cose, nella speranza che si faccia qualcosa per evitarlo, lo scopo della sua sorella maggiore utopia – molto meno praticata, in effetti, ma primogenita di nascita – è quello di mostrare come le cose potrebbero andar meglio se si facesse qualcosa. Il solarpunk appartiene in una certa misura a entrambi i filoni, nel senso che tendenzialmente vuole incoraggiare a porre dei rimedi. Stefano Carducci e Alessandro Fambrini con L'infinita leggerezza dei quanti, secondo volume nella serie solarpunk Atlantis curata da Franco Ricciardiello, approcciano il genere nel modo classico in  cui si approccia l'utopia: prendendo il protagonista e scaraventandolo in un mondo alternativo dove le cose vanno bene.

L'infinita leggerezza dei quanti

Il libro

Alzi la mano chi pensa che il nostro sia il migliore dei mondi possibili. Di certo non lo pensa Joseph Lovato, costretto dalla paranoica Giunta militare al governo a diventare soggetto di un esperimento dall’esito incerto: per provare l’utilità pratica delle ipotesi sulle particelle elementari, verrà “trasferito” istantaneamente come un oggetto quantistico tra due punti distanti. Qualcosa non funziona secondo le previsioni, Lovato si ritrova in una realtà parallela, agli antipodi rispetto al presente distopico da cui proviene. La società cui appartengono Mary, Peter e gli altri scienziati che entrano in contatto con lui, è una specie di anarchia democratica, decentrata in America settentrionale, decisamente orientata alla scienza, con un impatto antropico sostenibile per l’ambiente. Nella migliore tradizione della fantascienza sociologica, Carducci e Fambrini raccontano una società utopica che ha vinto contro il nemico peggiore: la natura umana. Tuttavia, l’utopia è circondata avversari agguerriti che preparano un’invasione, e Lovato sarà chiamato a contribuire, con la sua preparazione scientifica, a debellare la minaccia.

L'autore

Alessandro Fambrini, nato a Seravezza (Lucca) nel 1960, lavora presso l’Università di Trento. Si occupa di letteratura tedesca di Ottocento e Novecento; in particolare dei rapporti tra avanguardia e tradizione nel fin de siècle come lente d’ingrandimento per una definizione e una migliore comprensione della modernità. Ha pubblicato lavori tra gli altri su Kurd Laßwitz (Apoikis, ovvero I sogni della scienza sono un mondo senza scienziati, 1999), Egon Friedell (Egon Friedell precursore dello Steampunk?, 2002), Franz Kafka (Tentativi di evasione. Kafka e Houdini, 2003). Al fantastico e alla fantascienza ha dedicato e dedica un impegno non secondario come autore (racconti e romanzi su numerose pubblicazioni del settore, tra le quali Urania e Robot) e come critico (numerosi i suoi articoli e saggi pubblicati su Futuro EuropaRobotNova sf* e Anarres, che ha fondato insieme a Salvatore Proietti nel 2012).

Stefano Carducci è nato a Mestre nel 1955. Informatico di professione, critico e traduttore, ha pubblicato novelle e racconti. Insieme ad Alessandro Fambrini ha pubblicato il romanzo Ascensore per l’Ignoto con Mondadori. Fra i principali autori tradotti, Sturgeon, Vonnegut, Priest, Moorcock, Shepard, K.S. Robinson, Aldiss, Watson, Bishop. L’ultimo saggio è stato pubblicato sul n. 2 della rivista Anarres della Delos Books.

Stefano Carducci, Alessandro Fambrini, L'infinita leggerezza dei quanti , Delos Digital, Atlantis 2, isbn: 9788825415636, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store) con social drm (watermark) dove disponibile , Euro 2,99 iva inclusa

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