“Target island è stata per anni un cantiere di smantellamento di titaniche carrette del mare e portacontainer, una sorta di cimitero degli elefanti al largo delle coste del Brasile. Oggi, senza più un futuro e abbandonata da tutte le maestranze, non è che un lembo di terra vulcanica accerchiato da isolotti flottanti di rifiuti d’ogni tipo. Ci vivono solo due fratelli rimasti orfani di entrambi i genitori – l’iroso Rodrigo con il piccolo Tobias – e un vecchio ed enigmatico ex saldatore, Sandoval, che tira avanti grazie ai frutti di una piantagione che è riuscito a coltivare nell’immensa stiva vuota di un relitto spiaggiato. Un giorno, però, nella loro solitaria e disperata routine irrompe l’imprevedibile: un piccolo piper di ritorno da una consegna a un potente cartello della droga. A bordo, qualcosa cambierà per sempre la vita dei tre superstiti…”
È questa la quarta di copertina di Target Island, racconto lungo di Claudia Graziani e Dario Tonani uscito nella collana Chew-9, che fa parte dell’omonima saga di storie iniziata da Franco Forte e che oggi vede al timone due nuovi curatori: Lorenzo Fontana e Andrea Tortoreto. Quest’ultimo ha realizzato per noi un’intervista ai due autori di Target Island, con cui la collana in ebook della Delos Digital si rilancia e in cui verranno pubblicate storie cyberpunk o “light cyberpunk”.
Lasciamo la parola alla Graziani e a Tonani.
Come vi siete trovati a scrivere insieme? È possibile la scrittura a quattro mani? È addirittura agevole?
C.G. Benissimo, ma non è stato facile. Serve sintonia e pazienza nel coordinare i tempi, la trama e la scrittura. Quest’ultima necessita di uniformità riguardo lo stile e noi per fortuna ci siamo riusciti. Lavorare a quattro mani con un “Oscar Mondadori” è gratificante, emozionante, ma richiede anche tanto impegno.
D.T. Benissimo. Scrivere a quattro mani è un esercizio di affiatamento, metodo, disciplina. Puoi scegliere il secondo anche in corsa, ma gli altri due elementi ti reclamano dalla prima riga e “sincronizzarsi” non è detto che riesca da subito. Ci siamo buttati…
Veniamo alla fantascienza. Tutti conosciamo gli universi di Dario e quindi viene da chiedere a Claudia: che esperienza è dialogare con una simile immaginazione?
C.G. Non è la prima volta, abbiamo già scritto insieme un racconto di fantascienza – “Incroci” – più o meno otto anni fa, apparso poi su Robot n. 75. C’è stata una buona sintonia e affinità nello stile, nella creazione di trame e anche nei tempi, sempre allineati. Ma sia chiaro, Tonani è unico. Il migliore.
D.T. Così ci siamo detti, perché non riprovarci… Quanto all’ultima riga della risposta, ecco che saltano fuori le differenze, non sono affatto quello che Claudia dice.
Come si è sviluppata l’idea che ha portato a Target Island?
C.G. Le idee? Vengono mentre parliamo d’altro, e mano a mano ci lavoriamo sviluppandole in modo naturale, senza forzature. A noi lo stress non piace, ci depotenzia.
D.T. What else?
Quale pensate sia il futuro della narrativa di genere fantascientifico in Italia?
C.G. Premesso che la realtà è già gravida di SF – basta saperla osservare – credo che il futuro del genere, soprattutto per le giovani generazioni di lettori e scrittori, sarà contaminato, oltre che ricco di solarpunk e distopia.
D.T. Con tutta una pletora di ibridazioni nel mezzo e nelle diramazioni laterali. Sono altresì convinto che il punto dirimente tra i due approcci non sia la scelta tra una visione ottimistica o pessimistica del futuro, ma qualcosa che vada ben oltre. Ora i due sottogeneri sembrano goliardicamente spintonarsi un po’, in realtà personalmente mi appaiono più vicini di quanto i sostenitori dell’uno e dell’altro vogliano far credere.
Scriverete ancora qualcosa insieme? Magari un altro progetto per Chew-9…
C.G. Ci stiamo pensando…
D.T. Chissà…
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