Era il 1987 quando Arnold Schwarzenegger diventava il protagonista di The Running Man, film molto (molto) liberamente ispirato al romanzo omonimo del 1982 che Stephen King aveva pubblicato sotto lo pseudonimo (usato poi in altre occasioni) di Richard Bachman e da noi intitolato L'uomo in fuga (ultima edizione Sperling & Kupfer 2013). Malgrado fosse il periodo d'oro dell'attore il film ebbe un risultato mediocre al botteghino: con un budget di ventisette milioni di dollari ne incassò trentotto a livello mondiale. Ora The Running Man sta per ricominciare la sua fuga.
Il plot originale
Per motivi ignoti il film è ambientato nel 2017, mentre nel romanzo siamo nel 2025, l'economia mondiale è crollata e gli Stati Uniti sono diventati una distopia totalitaria. Il protagonista è Ben Richards, 28 anni, un abitante dei quartieri poveri di Co-Op City. Impossibilitato a trovare lavoro perché messo nella lista nera dai sindacati, con la figlia Cathy gravemente malata e bisognosa di medicine, e la moglie che si prostituisce per mantenere la famiglia, Ben si rivolge a The Game Network, un canale televisivo gestito dal governo che manda in onda giochi per così dire sportivi molto violenti. Dopo un rigoroso test mentale e fisico, Ben viene selezionato per The Running Man, il programma più popolare, pericoloso e in grado di far vincere grandi somme.
Rispetto al film, che era ambientato per lo più in una sorta di struttura piena di ostacoli e sfide da superare, nel romanzo il concorrente viene dichiarato nemico dello stato e ha dodici ore di anticipo prima che i cacciatori del programma, una elite di sicari vengano mandati a ucciderlo. Inoltre vince cento dollari per ogni giorno di sopravvivenza e per ogni killer o agente che uccide, può andare ovunque nel mondo, inviando due video al giorno al programma (o non solo verrà squalificato a vita, ma non smetteranno mai di dargli la caccia), il tutto per un montepremi finale di un miliardo di dollari se sopravvive per trenta giorni. Nel corso della sua lunga fuga però, Ben scoprirà che le cose non stanno proprio come sembrano.
Edgar Wright
Per molti l'irriverente regista inglese Edgar Wright rimane quello che abbandonò il primo Ant-Man a poca distanza dall'inizio delle riprese per disaccordi con la Disney, il che appare evidente se si pensa che al suo attivo ha l'ormai celebrata Cornetto Trilogy, ovvero L'alba dei morti dementi (Shaun of Dead, 2004), Hot Fuzz (2008) e La fine del mondo (The World's End, 2013), tutti scritti da lui e Simon Pegg, anche protagonista di tutti e tre i film insieme a Nick Frost (di recente anche protagonisti della purtroppo cancellata serie Truth Seeekers), senza contare Baby Driver (2017).
Così ecco arrivare Deadline Hollywood con la rivelazione che la Paramount sta chiudendo l'accordo con Wright per un nuovo adattamento di The Running Man, che non sarà un remake del film ma un adattamento fedele del romanzo, in quanto il regista già nel 2017 aveva dichiarato che se avesse potuto scegliere un qualsiasi film da rifare interamente avrebbe scelto proprio The Running Man.
Michael Bacall (la prossima serie basata basata su Snowcrash) sarà co-sceneggiatore insieme a Wright, il quale oltre a dirigere il film sarà co-produttore con la Genre Films di Simon Kinberg, ex sceneggiatore dei mutanti in casa Fox.
Non ci sono ancora date ufficiali di arrivo nei cinema o in streaming, voi avete letto il romanzo, pensate che si presti a una trasposizione cinematografica fedele?
2 commenti
Aggiungi un commentonel 2017 c'era ancora Trump, quindi il film fa riferimento anche a lui. sta cominciando la "Damnatio memoriae" per l'ex presidente americano
L'idea sembra buona, mi chiedo perché non lo facciano davvero un reality del genere.
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