Pare proprio che Amazon Prime sia la piattaforma destinata ad aggiudicarsi le nuove produzioni Trek per l’Italia. A Netflix, infatti, restano per ora tutte le serie storiche e Star Trek: Discovery. La prova consisterebbe nel fatto che su Prime Video ha fatto la sua comparsa anche Star Trek: Lower Decks.
Ovvero la serie Trek più guilty pleasure che per ora si possa immaginare.
Quando hanno iniziato a circolare notizie sulla progettazione di questa serie una delle perplessità più espresse era che dopo Galaxy Quest e The Orville forse una serie “comedy” anche se animata e inserita nel canone Trek, fosse quasi inutile.
Invece non è così.
Da qualunque parte si guardi, la serie è estremamente piacevole, ovviamente dati almeno un paio di presupposti e cioè che vi piacciano i cartoni animati e che non vi sentiate offesi se si ironizza un po’ sugli argomenti classici delle serie Trek.
Se uno o entrambi questi presupposti vi suscitano un minimo di irritazione, vi consigliamo di evitare la visione di Lower Decks (mai dimenticare il fantastico potere del tasto stop!).
Sempre per evitare problemi, mettiamo qui anche uno SPOILER ALERT.
La serie segue le missioni della USS CERRITOS (nave della Federazione di classe California) che si occupa prevalentemente di “secondi contatti” e altre missioni connesse, e spieghiamo il concetto.
La Cerritos arriva e lavora in sistemi e pianeti in giro per la galassia dopo che le navi dirette “dove nessuno è mai stato prima” (si, ci stiamo riferendo a tutte le Enterprise e alla sue “sorelle” come la Voyager, la Excelsior, la Titan) hanno già piantato il seme della Federazione.
All’equipaggio della Cerritos è demandato il compito di concludere contratti di collaborazione, scambi merceologici, accordi diplomatici e tutto quanto tiene collegati insieme i mondi della Federazione.
Detta così potrebbe sembrare un nuovo punto di vista su un vecchio schema ma, attenzione, la serie non si occupa degli ufficiali di plancia (che per quanto da “secondo contatto” anche sulla CERRITOS presentano tutti i canoni degli ufficiali come siamo abituati a vederli nelle altre serie) ma sposta l’attenzione sul personale composto da soli guardiamarina che vivono nei ponti inferiori e mandano avanti la nave svolgendo compiti di routine quali pulire la sala riunioni, mantenere l’efficienza dei sistemi di supporto, disincrostare pannelli della sezione motori e tante altre amenità del genere. Per essere ancora più precisi ci vengono presentate le attività quotidiane di alcuni componenti del turno Beta (e in costante rivalità con “quelli del turno Delta”).
I protagonisti sono quattro: Mariner e Boimler, due guardiamarina umani in “tuta rossa”, Tendi, guardiamarina orioniana in “tuta blu” e Rutherford, guardiamarina cyborg in “tuta gialla”.
Le vicende dei dieci episodi sviluppano una tenue trama trasversale ma, soprattutto, si adeguano al vecchio stile delle serie antologiche con una missione specifica per ogni episodio.
Va ricordato, comunque, che la missione della USS CERRITOS spesso è solo di contorno alle vicende da sitcom dei quattro protagonisti.
Abbiamo così modo di assistere a come vieni curato se, ad esempio, testando il teletrasporto ti capita di rimanere fuori fase, a cosa accade di un pianeta se dopo un primo contatto il secondo avviene dopo troppi anni, inoltre ci accorgeremo che anche i più innocui alieni possono diventare, quasi per caso, pericolosi signori della guerra se da parte della Federazione vengono date per scontate troppe cose.
Nel frattempo ognuno dei quattro protagonisti seguirà la sua curva di evoluzione, facendoci conoscere i proprio caratteri: Mariner, quella che vorrebbe sempre rimanere guardiamarina, forse per non assumersi troppe responsabilità; Rutherford che, dopo aver perso il suo impianto cibernetico, sarà costretto a reinizializzare tutta una serie di rapporti interpersonali; Tendy che proseguirà il suo addestramento con un entusiasmo senza limiti e Boimler che, approfittando del fatto che a salvare la Cerritos nell’ultimo episodio arriverà la USS TITAN del capitano Ryker, riuscirà a farsi trasferire proprio a bordo di questa nave. Grazie al fatto di essere una serie animata Lower Decks presenta anche battaglie spaziali, azione forsennata e perfino una morte eroica, mantenendo sempre e comunque un tono divertente e scanzonato. Uno dei messaggi di questa prima stagione, comunque, è che bisogna lavorare quotidianamente per mantenere unita ed efficiente un gruppo, che si tratti di un turno di guardiamarina, di una famiglia, dell’equipaggio di una intera nave o anche della Federazione dei Pianeti Uniti, un messaggio offerto senza troppo pontificare.
I disegni, i dialoghi, gli inside jokes, le musiche, la sigla, la presenza e le citazioni a Kirk, Spock, la TOS, Ryker e la Titan, e perfino la presenza di Q sono assolutamente Trek, ed è Trek anche la voglia di giocare e avventurarsi in situazioni e modalità non troppo serie.
Un modo di essere Trek che, personalmente, mi ha ricordato il lungo periodo di gioco di narrazione Trek che ebbi negli anni novanta dove incrociai tutta una serie di giocatori motivati proprio a divertirsi senza essere troppo seriosi. Chissà dove sono finite quelle avventure. Sarebbe bello tradurle e mandarle ai soggettisti di Lower Decks, chissà, magari una o due potrebbero anche piacergli ed essere inserite nella seconda stagione sulla quale stanno già lavorando o magari nella terza.
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