Il primo a scatenarsi contro i cinecomic della Marvel, ma il discorso può essere generalizzato ai film tratti dal fumetto supereroistico, è stato il regista Martin Scorsese che in un’intervista alla rivista Empire dell’ottobre del 2019, pronunciò la seguente frase:
I film Marvel? Non li capisco, ci ho provato sapete? Ma quello non è cinema. Davvero, per quanto siano fatti bene, con attori che fanno del loro meglio in quelle circostanze, la cosa più vicina a cui mi fanno pensare sono i parchi di divertimento. Non è il cinema di quegli esseri umani che cercano di trasmettere esperienze emotive e psicologiche gli uni agli altri.
A rincarare la dose ci ha pensato, subito dopo, un altro grande regista, Francis Ford Coppola, che ha dichiarato:
Quando Martin dice che i film della Marvel non sono cinema ha ragione, perché noi ci aspettiamo di imparare qualcosa dal cinema, di ricevere qualcosa, un'illuminazione, conoscenza, ispirazione… Ma non conosco nessuno che abbia imparato qualcosa dal vedere lo stesso film in continuazione. Martin è stato generoso a dire che non sono cinema e non ha detto che fanno schifo, come io penso.
Ovviamente le frasi di questi due mostri sacri del cinema hanno scatenato una polemica infinita, con la replica piccata di attori e registi che ai cinecomic Marvel e DC hanno partecipato.
Ora, un altro mostro sacro, ma stavolta del fumetto, ha preso le distanze da questi film e non è la prima volta per lui. Stiamo parlando di Alan Moore, autore di raffinate opere di letteratura a fumetti quali Watchmen, V For Vendetta e From Hell, che ha recentemente dichiarato in un’intervista al sito Deadline, a proposito dei cinecomic:
No, non ne guardo nessuno. Tutti quei personaggi sono stati rubati ai loro autori, tutti. Si portano tutti dietro una lunga fila di fantasmi. Nel caso dei film Marvel si tratta di Jack Kirby. Non provo alcun interesse per i supereroi, furono un'invenzione degli ultimi anni '30 destinata ai bambini, ed erano ottimi come forma d'intrattenimento per bambini. Ma se cerchi di farli diventare una cosa da adulti allora diventa una cosa grottesca.
E, poi, ha aggiunto:
La maggior parte delle persone paragona i fumetti ai film con i supereroi. Questo aggiunge un altro livello di difficoltà per me. Non ho visto un cinecomic dai tempi del primo Batman di Tim Burton. Hanno rovinato il cinema, e la cultura. Diversi anni fa ho detto che mi sembrava un campanello d’allarme vedere centinaia di migliaia di adulti in fila per vedere personaggi creati 50 anni fa per intrattenere ragazzini dodicenni. Sembrava presagire una specie di volontà di scappare dalla complessità del mondo moderno, e tornare a ricordare l’infanzia in maniera nostalgica. Mi sembrava pericolosa, stava rendendo la popolazione infantile.
Insomma, autorevoli bordate su un pezzo notevole dell’industria cinematografica americana, che però ci sembrano immeritate. Non vogliamo, tuttavia, intavolare una difesa tout court sui cinecomic sottolineando che anche questo genere di film hanno un messaggio da offrire, così come i film d’autore. Crediamo, tuttavia, che ci siano poche ma semplici ragioni per cui i film che hanno per protagonisti i supereroi abbiamo diritto di esistenza.
Lasciamo per il momento da parte la questione degli incassi, che da sola potrebbe anche bastare.
La prima è banale constatazione è che comunque sono dei film, possono piacere o non piacere, ma sono dei regolari prodotti dell’industria cinematografica e in quanto tali non i può dire che non sono cinema (vero Martin?).
La seconda ragione è, ancora più semplice: non è che tutti i film debbano per forza avere un messaggio universale e indurre ad una riflessione. Anzi. Il cinema nasce anche per stupire, è uno spettacolo, è intrattenimento. Uno dei suoi pilastri è proprio quello di concederci una pausa dal tran tran quotidiano, quindi se ci fa divertire per due o tre ore circa ben vengano i film di cinecomic.
Infine, se c’è un gran numero di spettatori che va a vedere questi film vuol dire che in un modo o nell’altro attraggono le persone, un gran numero di persone.
Il cinema, in fondo, esiste o non esiste proprio grazie agli spettatori.
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Aggiungi un commentoIn tutto questo discorso, forse si è perso il concetto di base a cui volevo fare riferimento: non credo che i cinecomics siano cinema di massimo livello artistico; di uomini di potere, buoni o cattivi, e di chi li contrasta, buoni o cattivi, è pieno il mondo e a questo proposito di storie non supereroistiche ne sono state raccontate tantissime altre e spesso in maniera superiore, ma il comic porta il discorso ad un livello diverso, molto diretto e semplificato, proprio perché nasce in un contesto diverso (il fumetto che si esaurisce in "due" minuti di lettura) e per un pubblico diverso (bambini o poco più); nel tempo le cose sono andate adattandosi anche ad un'audience più vasta (basta notare la differenza tra le prime declinazioni di Batman e quelle più recenti) ed ecco perché anche al cinema le cose sono diventate di questa dimensione; ma, ritornando al concetto iniziale, mi scoccia (caso mai non fosse abbastanza chiaro) l'enorme presunzione di certe piccolissime persone che, o in prima persona o sulle parole di altri, pontificano su quali siano le cose doverosamente corrette da apprezzare e cosa no; in tante altre occasioni, sempre qui su fantascienza.com, ho detto quale tipo di sci-fi o fantastico apprezzo di più: Interstellar, Arrival, The Martian, The Expanse, i più recenti che mi passano per testa; i cinecomics li ho visti tutti e di solito mi hanno divertito, ma intanto sono di livello nettamente inferiore ai su citati e poi sono per lo più Marvel; DC, al netto del trittico di Nolan su Batman, è stata abbastanza deludente (vedremo questa Snider Cut cosa cambierà); è intrattenimento di enorme successo, nulla più e al limite, con il tempo, si fa "amicizia" con i vari characters; ma per saperlo (al contrario di uno dei direttori chiaccheroni) almeno una prova di visione sarebbe il caso di farla, ma queste tipo di persone vive di troppi assoluti e quindi, de facto, parla inventando le cose; non assistere ad uno spettacolo perché non rientra nei parametri dei propri interessi, è più che lecito, come è lecito dirlo (l'ho fatto pure io in varie occasioni), ma trattare da demente un qualcuno che osa, invece, fare diversamente, non ci sta minimamente: lì nasce il problema.
Alla fine si torna tutti alla famosa sentenza "che schifo la musica commerciale". Questo per dire che ognuno deve sentirsi libero di vedere e scegliere di criticare ciò che vuole. Funziona così per tutti noi comuni mortali.
Esempio: a me fanno ca^^re i libri di Baricco e di Chiara Gamberale. Preferisco decisamente altre letture, per non parlare dei testi e della musica dei The Giornalisti, che purtroppo si sono sciolti, in moda da permettere al gruppo e a Tommaso Paradais di scrivere e comporre musica orrenda. Mentre prima ne ascoltavi solo uno e pativi, adesso ce ne sono due che fanno musica di m..da e patisci doppiamente.
Il fatto è che il mio diritto di critica (positiva o meno) e disprezzo conta poco o nulla, nel senso che non scrivo libri, non sono un critico letterario, musicale o cinematografico, non compongo musica, né dirigo film. Il diritto di uno Scorsese sì, conta eccome, conta maggiormente, perché ne fa una ragione di vita artistica e lavorativa e in epoca di dittatura da wikipedia, dove tutti siamo scienziati termonucleari nel giro di 2 minuti di lettura su un argomento, vuol pur dire qualcosa. Conta.
Dove sbaglia Scorsese (ed è qui che volevo arrivare) è nel non rendersi conto che questo genere di film in calzamaglia, buoni o pessimi che siano, permettono a lui e ad altri registi quotati di avere budget importanti per realizzare le proprie opere, belle o brutte che siano. Senza Spiderman o Superman, i soldi per i film di Scorsese diventano sempre meno e qui sta il dilemma.
Si, in teoria sarebbe così, in pratica ormai da molto tempo b-movie chiama b-movie e se ne frega(no) di impegnarsi in progetti che possono non rendere bene al botteghino. A me sembra che l'era in cui il cinema era anche "sperimentazione", idee nuove e azzardate (vedi Alien, per es.), osare, ecc... sia praticamente finito o quasi (per fortuna non del tutto, dai). Qlcuno ancora ha coraggio di fare film che "osano" (Nolan per l'appunto o Villeneuve) e certo loro poco hanno guadagnato da precedenti "b-movie" fatti per "autofinanziarsi"... non so se mi spiego.
L'industria di holliwood punta su questa tipologia di film solo perchè si è accorta che rendono bene e... fine. Non credere che utilizzerà 'sti bonus $ per dare + spazio a film "rischiosi".
Un millennial oggi direbbe "boomer".
Sulla faccenda della critica lasciamo stare, va'. Mai detto che credo nel principio di autorità.
Il cinema vive una profonda crisi da almeno due decenni, salvo rarissime eccezioni. Resistono i grandi maestri un po' appannati e pochi sono i registi davvero validi. Per quanto mi riguarda, opinione discutibile quanto si vuole, le serie tv in qualità, storie, coraggio di osare, recitazione e volti televisivi su cui scommettere che non siano i soliti bellocci hollywoodiani, hanno superato nettamente il cinema in questo ultimo decennio.
Stiamo vedendo una serie tv su Netflix, "La regina degli scacchi". Ecco, quando penso alla qualità e alla capacità di osare, questo è il riferimento, uno dei tanti, perfetto.
In realtà, è vero che b-movie porta ad altri b-movie, ma come in ambito letterario (case editrici) e musicale (soprattutto in passato con le cosiddette case discografiche) anche i più grandi studios, come in ogni grande ambito industriale che si rispetti, hanno case di produzioni minori, dipendenti e legate agli stessi. Quindi che ben vengano gli eroi in calzamaglia, se grazie a questi i film cosiddetti minori o alternativi ricevono soldi e sovvenzioni dalla casa madre che li elargisce ai suoi satelliti.
il problema è che veramente ce ne sono troppi di eroi in calzamaglia e il troppo stroppia, soprattutto se di storie veramente valide che li riguardano ce ne sono pochissime (altra opinione discutibile quanto si vuole).
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