Chi scrive segnalò nell’editoriale del numero 153 di Delos Science Fiction (Aprile 2013) la presa di posizione dello scrittore Neal Stephenson, che nel 2013 si lamentava dei suoi colleghi perché non erano più in grado di essere d’ispirazione per gli scienziati, contribuendo così, con la loro immaginazione, a creare un futuro più ottimistico. Quella posizione dell’autore di Snow Crash, espressa in un lungo articolo pubblicato sul sito del World Policy Institute, ha dato vita anche ad un progetto, denominato Hieroglyph Project, con cui Stephenson voleva convincere i suoi colleghi a scrivere fantascienza ottimistica e realistica. A sette anni di distanza, uno dei frutti più interessanti di quel pensiero è il Solarpunk, un nuovo filone della science fiction che è nata nel segno proprio dell’ottimismo.
E nel segno proprio del Solarpunk è nata l’antologia Assalto al Sole. La prima antologia solarpunk di autori italiani a cura di Franco Ricciardiello, ed edita dalla Delos Digital.
Dalla quarta di copertina, traiamo le caratteristiche principali del Solarpunk:
Se esistesse una mappa cartesiana della fantascienza, il movimento solarpunk si troverebbe probabilmente all’estremo opposto del distopico. È un tentativo di rispondere alla domanda “che aspetto ha una civiltà sostenibile e come possiamo arrivarci?” Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti. Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili.
Ricciardiello ha chiamato undici tra i migliori autori italiani di fantascienza per proporre loro di confrontarsi con questo filone e, come vedremo, gli undici scrittori che hanno accettato la sfida lo hanno fatto in modo non banale.
L’antologia si apre con il lungo racconto del curatore, dal titolo Solstizio. Una storia che può essere letta come un vero e proprio manifesto del Solarpunk. La protagonista del racconto è una diciassettenne, Amaranta, che ha vissuto gran parte della sua vita da sola con la mamma, fino a quando due anni prima nella sua vita sono comparsi un suo coetaneo, Giuno, e suo padre Marco, diventato compagno della madre. La ragazza si ritrova così, suo malgrado, in quella che viene comunemente chiamata una famiglia allargata. Amaranta, dopo un’iniziale diffidenza, lega molto con Giuno e quando Marco e la madre decidono di separarsi, la ragazza sceglie di scappare e raggiungere Giuno a Parigi, dove si è trasferito con il padre.
Nel suo viaggio da Venezia alla capitale francese – con mezzi di fortuna, a cominciare da una semplice bicicletta – il lettore scoprirà il mondo in cui la protagonista vive, un mondo Solarpunk, fatto di città progettate in modo sostenibile, dove grandi cupole risplendenti catturano l’energia solare, dove domina il verde e i trasporti sono tutti a emissione zero.
È questo uno dei cardini del Solarpunk: il futuro per questo nuovo filone della fantascienza è ecosostenibile sotto tutti i punti di vista, un luogo in cui prevale la qualità della vita e dove la stessa organizzazione sociale è nel segno di una qualità urbanistica e architettonica delle città, al fine di garantire un’adeguata dotazione di infrastrutture verdi urbane.
Quasi da contraltare a questo scenario da città sostenibile ed ecocompatibile, bellissimo e che disegna un futuro che tutti possiamo solo sognare, si staglia la vicenda di Amaranta, che al già complicato rapporto con la madre, sempre più distante, si aggiunge lo sfaldamento della sua recente famiglia allargata. Amaranta soffre soprattutto la separazione da Giuno, un quasigemello, come la ragazza lo definisce. Ricciardiello sembra volerci dire che il più ottimistico futuro, che disegna una qualità ottimale della vita, non ci mette al riparo dalle cicatrici dell’anima, che i rapporti con gli altri esseri umani ci possono procurare.
Sulla stessa lunghezza d’onda si trova in qualche modo anche il successivo racconto: La prima legge di Davide Del Popolo Riolo.
All’interno di una comunità di stampo utopista, dove tutto è regolato per il fine del bene comune, dove la vita sociale ed economica è regolata in modo altruistico, un contestatore, un ribelle è una nota davvero stonata. Nel caso specifico, il ribelle si chiama Gatto Curioso e conosciamo la sua storia attraverso il resoconto che altri personaggi, quelli che lo hanno conosciuto, fanno di lui e della sua vita. Perché Gatto Curioso si è reso responsabile di un crimine senza precedenti: aver violato la Prima legge.
Del Popolo Riolo ci conduce al cuore di un altro interessante aspetto del Solarpunk, ossia di come la vita perfetta, ai limiti dell’utopia, regolata in modo preciso da norme che tutti seguono possa essere violata da un singolo, da una cellula impazzita, da un ribelle vero e proprio che per sua natura non è incline a uniformarsi agli altri e alle leggi della società. Una società e una civiltà che è riuscita a lasciarsi alle spalle la deriva involutiva (la nostra) che aveva intrapreso, per dare a tutti un futuro più solidale e ecosotenibile, come ad un certo punto ricorda una dei personaggi del racconto:
I tetti di ogni edificio attorno a me brillavano al sole per le cellule fotovoltaiche, e le vele eoliche sopra di loro si gonfiavano a ogni rivolo di vento. Mi sentii fiera della nostra civiltà, che era riuscita a superare la terribile crisi dell’inizio del XXI secolo ed era sopravvissuta in quel modo così efficiente ed ecologico.
Anche qui, come nel racconto di Ricciardiello, l’autore ci ricorda che la comunità socialmente ed economicamente più organizzata e propensa al bene comune non può far a meno di avere al suo interno un germe contrario, la quintessenza stessa del proprio annullamento. È ciò che rappresenta Gatto Curioso e la domanda che Del Popolo Riolo si pone, e ci pone, è: riuscirà una comunità Solarpunk a contenere anche un solo elemento oppositivo?
Per Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, invece, l’ingresso in una società tipicamente Solarpunk passa per un rito preciso e che coinvolge lo Spazio orbitale e i giovani. È questo il nucleo di Nutopia, racconto che ha in comune con i precedenti e con un po’ tutte le storie dell’antologia il passaggio da un prima, un passato in cui l’umanità, per un motivo o per un altro, è stato in bilico tra l’estinzione e l’evoluzione, tra l’autodistruzione e una rinascita e, ovviamente, nelle storie Solarpunk di Assalto al sole l’umanità è riuscita ad imboccare la via della sopravvivenza, ma all’insegna di un mondo nuovo, socialmente, economicamente ed ambientale perfettamente sostenibile.
Il rito a cui i giovani nel racconto di Carducci e Fambrini devono sottoporsi per far pienamente parte della società in cui vivono, con una nuova consapevolezza di sé stessi e del loro futuro, è per l’appunto la metafora dell’umanità stessa, che giunta sul bordo del precipizio decide di tornare indietro e di cambiare totalmente il suo modo di vivere. È questa è l’essenza stessa del Solarpunk.
In La semina di Serena M. Barbacetto viene descritto un altro interessante aspetto della narrativa Solarpunk: il riutilizzo delle cose che utilizziamo nella vita quotidiana, dai semplici utensili a veri e propri strumenti tecnologici, ma anche come la tecnologia può essere usata per creare un mondo sostenibile. Il giovane protagonista della storia, infatti, è bravo nell’aggiustare le cose che si rompono, perché una società ecosostenibile deve necessariamente fondarsi sul riutilizzare gli oggetti, di non creare quasi ossessivamente rifiuti tecnologici quando le cose possono essere riparate. Ma il sogno del protagonista è quello di creare una biocasa, un’abitazione che è in perfetta sintonia cn la natura.
Anche Ilda, la protagonista del racconto Nero assoluto di Romina Braggion vive in una casa molto particolare, un progetto ecosostenibile avviato cinquant’anni prima dalla sua bisnonna. Ilda ha trentotto anni, un figlio che vede solo in presenza di un altro adulto e un marito da cui è separata. È un olfattrice, ovvero miscela sostanze per creare essenze profumate, ma ha una vita davvero complicata. La Braggion acuisce il contrasto tra un modo ideale in cui vivere e il mondo che è in ognuno di noi, che non necessariamente riflette la positività e l’ottimismo dell’esterno. Un racconto carico di umanità, con un personaggio che è fragile e alla ricerca di una propria identità.
Da queste prime storie è evidente anche l’anima punk del Solarpunk, laddove i protagonisti delle storie sono spesso disadattati, non ancora integrati nella realtà che li circonda se non apertamente ribelli allo status quo di un modo che tende verso l’utopia. Un contrasto che è uno dei punti di forza di questo filone, anzi si può senz’altro dire che ne è il motore.
Al grido di “Ripariamo il nostro futuro”, l’uomo ha cambiato completamente vita, adottando le energie rinnovabili, l’economia circolare e usando scienza e biotecnologie per migliorare la qualità della vita. La città di Euforia è stata il simbolo di quest’evoluzione, ma la protagonista del racconto La seconda chance di Silvia Treves sa bene che tutto questo non significa automaticamente che prevarrà la Democrazia con la D maiuscola. E allora accanto a Euforia può nascere anche una nuova comunità, Disforia, fatta di borghi e i cui componenti hanno scelto di condividere le informazioni, i dati e migliaia di esperimenti e di tecniche, che sono diventate disponibili a chiunque con tutti. Ma per una scelta del genere c’è sempre un prezzo da pagare.
Silvia Treves ci ricorda che una società Solarpunk non ha necessariamente nel suo DNA la democrazia, la libertà, l’uguaglianza, ma può anche essere anche oppressione e distopia.
Anche in L’ora blu di Nino Martino si confrontano due modi di vivere che sono all’opposto, quello di Roberto e dei suoi amici ribelli e quelli di Sukhothai, la sua amante. Il primo abita nella Città, ritagliata entro mura sorvegliate da droni e apparentemente invalicabili, mentre il secondo vive in una banlieue, fuori dalla Città, in zone periferiche. Tra le due “entità” è in corso una sotterranea guerra tra coloro che godono di ampi privilegi e di coloro che, all’opposto, sopravvivono, anche se tra la Città e la banlieue c’è un continuo scambio di risorse fisiche e virtuali, un flusso di merci e dati guidato e controllato dall’immensa IA della Città.
L’ora blu è uno dei racconti più politici dell’antologia, in cui si confrontano e si scontrano due civiltà, appartenenti allo stesso mondo, eppure così diverse, un mondo in cui i diritti non sono dati per scontato, anche se la Città è la perfetta società Solarpunk:
La Città era di media grandezza, digradava dalle dolci colline fin quasi al mare. I tetti neri e le ampie vetrate avevano pellicole organiche fotovoltaiche di nuova generazione. Le pareti erano tutte ricoperte di vegetazione verticale per aumentare il risparmio energetico. I viali erano ampi, volutamente tracciati con dolci curve per evitare una antiestetica geometrizzazione. Ogni viale era fiancheggiato da colonnati di diverse specie di alberi. Ogni cinque isolati c’era un giardino, di forma sempre differente. Il colpo d’occhio era quello di una Città perennemente verde e perennemente fiorita. Droni volavano da una casa all’altra distribuendo beni e corrispondenza. Droni elettrici e silenziosi. Solo un frullare di eliche. E poi il canto degli uccelli, che avevano colonizzato la Città, una vera biodiversità che teneva sotto controllo gli insetti nocivi. La IA della Città era il vero cuore, il Grande Tutto. Non esistevano più sprechi. Non esistevano più supermercati che mandassero al macero derrate alimentari non vendute. Veniva prodotto solo quello che serviva ogni giorno, veniva distribuito tutto ciò che era stato programmato. Non si sprecava più niente. Ogni giorno, al mattino presto, un flusso di dati circolava e confluiva nel cuore della Città portando i bisogni di tutti i Cittadini, le loro richieste, i loro desideri. Il flusso dei dati veniva elaborato centralmente e poi partivano gli ordini alla periferia. Partivano gli scambi eventuali con la banlieue. A ciascuno secondo i suoi bisogni: l’Utopia finalmente realizzata.
Politico a tutto tondo è anche il successivo racconto: Solar Storm di Lukha B. Kremo. George è un ragazzo che vive a Neathin, una città dell’Europa dove vige la Democrazia Perfetta, un regime politico che ha trasformato il mondo in un luogo sostenibile grazie alla tecnologia. Ma il ragazzo è insoddisfatto della vita che conduce e ha deciso, nonostante la contrarietà dei genitori, di andare a fare un viaggio in Antartide, un posto quasi selvaggio, che è stato volutamente lasciato dal punto di vista sociale ed economico con un regime capitalistico, perché in quell’estremo lembo del pianeta la Democrazia Perfetta che l’Onu ha imposto su tutta la Terra non ha potuto nulla a causa Trattato Antartico degli anni Cinquanta del XX secolo. Nell’estremo lembo del pianeta, si vive ancora all’insegna del consumismo, della proprietà privata e di tutti i valori che questa scelta comporta. Qui, George verrà suo malgrado coinvolto in un complotto che riguarda tutto il pianeta.
Kremo ci mostra le implicazioni politiche di una società Solarpunk, che solo figurativamente e nominalmente si ispira alla democrazia, ma che in realtà può anche essere qualcosa di molto diverso dal punto di vista politico.
Giochi di luce di Franci Conforti ci descrive una possibile transizione che potrebbe avvenire tra il mondo pre-Solarpunke e un mondo pienamente Solarpunk e lo fa attraverso un’area povera del mondo, la città di Konna nel Mali, che viene utilizzata come un “laboratorio” dove fare esperimenti. È ciò di cui è testimone la protagonista del racconto, che visita una casa albero, che potrebbe essere il prototipo delle future abitazioni. Ma la donna si confronta anche con l’uomo che vive nella casa albero e di fatto il loro punto di vista è quello ideologico di chi vive in una zona estremamente povera e cerca un riscatto e chi, invece, proviene dal mondo opulento dell’Occidente.
Straniante è, infine, l’ultimo racconto, che ha per titolo Il libro di Flora ed è stato scritto da Giulia Abbate. Straniante perché è un racconto quasi interamente distopico, il genere che può essere considerato l’opposto del Solarpunk.
La protagonista della storia è una scienziata ed è stata cooptata per una missione che riguarda la colonizzazione di Marte. Ma lei, come tutte le altre donne, sono in realtà il risultato di una strategia governativa ben precisa: fin da bambine le donne vengono strappate alla loro infanzia e “addestrate” alla scienza per servire il regime distopico che governa l’Italia. Ma qualcosa sta cambiando, un gruppo di ribelli sta prendendo sempre più vigore, grazie anche ad un libro clandestino, denominato Il libro di Eva, che incita per l’appunto alla rivolta e ad un cambiamento radicale della società
Solo alla fine, il racconto dell’Abbate ci offre una speranza Solarpunk, al lettore lasciamo scoprire come e perché.
Nel complesso, l’antologia curata da Ricciardiello centra pienamente il suo obiettivo, offrendo una varietà di storie Solarpunk non banali, non semplicemente didascaliche rispetto alle caratteristiche di questo nuovo filone cyberpunk, ma che offrono ognuna un punto di vista originale e dialogicamente stimolante, che si tratti di quello politico o sociale, di quello economico o tecnologico. Un buon punto di partenza per chi vuole avvicinarsi al mondo della narrativa Solarpunk, nella speranza che Assalto al Sole sia solo la prima antologia di questo filone della fantascienza scritta da italiani, perché gli scrittori coinvolti hanno saputo avvicinarsi e affrontare i temi del Solarpunk in modo convincente ed originale.
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