Quando si pensa al legame robot e fantascienza il primo scrittore che viene in mente è, senza alcun dubbio, Isaac Asimov, a cui si devono innumerevoli storie robotiche e le famose tre leggi della robotica, diventate un must anche per altri scrittori. Ma, nel tempo, il concetto di robot si è evoluto e ha preso nuove forme nei racconti e nei romanzi di science fiction, la cui figura più interessante, in tal senso, è quella dell’androide, indistinguibile dall’essere umano, ma allo stesso tempo innegabilmente artificiale. Il riferimento più famoso è al romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, anch’esso diventato un classico, grazie anche al film Blade Runner di Ridley Scott, solo molto parzialmente ispirato all’opera dello scrittore americano.

Su questa figura iconica della fantascienza prende le mosse anche il nuovo romanzo di Alberto Grandi, dal titolo Edipo Robot (Robin Edizioni, pagine 224, Euro 14).

Siamo in una Milano, non troppo lontano nel futuro, in cui le macchine, nello specifico gli androidi (anzi droidi nel romanzo), hanno rimpiazzato l’uomo in molte attività della vita quotidiana. Nella società del futuro immaginata dall’autore è dilagato un nuovo movimento filosofico, Il Disumanesimo, che ritiene l’uomo contemporaneo l’ultimo gradino della scala evolutiva. Oltre non ci sarebbe stato più nulla, anche perché con la creazione dei droidi, l’essere umano si è elevato al rango di divinità e ha perso l’istinto di riprodursi.

Con la realizzazione di esseri artificiali indistinguibili dagli umani, l’uomo può, grazie alla tecnologia della trasmigrazione, connettersi ad un droide e collegare la propria mente, finendo per confondersi del tutto con un altro essere umano. Per cui un vecchio può prendere possesso di un corpo di un giovane, una donna quello di un uomo e, viceversa, un uomo quello di una donna. Ed è quello che fa Giorgio, il protagonista della storia, che noleggia una bellissima ragazza droide, in cui trasmigrare per poi abbordare uomini nei locali, per vivere l’emozione di fare sesso con un altro uomo. Ovviamente, chi è ricco può permettersi di essere proprietario di più droidi, altri invece possono noleggiare per poche ore il corpo artificiale di un droide per soddisfare le proprie fantasie.

Tutto ciò è possibile grazie alla Human +, una delle più grandi multinazionali nel settore della robotica, che ha creato non solo i droidi, ma anche lo Human + Town, una sorta di villaggio costruito sui resti di Milano 2.

Le cose per il protagonista si fanno complicate quando a Milano compare un serial killer che uccide giovani ragazze e che, quasi sicuramente, “veste i panni” di un droide. Delle indagini viene incaricata una giovane poliziotta di nome Lucia, che a poco a poco riesce a scoprire chi è il killer e come dietro tutta la vicenda ci siano dentro fino al collo la Human +.

Lo scrittore e giornalista Alberto Grandi
Lo scrittore e giornalista Alberto Grandi

Alberto Grandi è giornalista di Wired, animatore della community di social writing Penne Matte (www.pennematte.it). Nel suo palmares di scrittore ci sono un romanzo di fantascienza, Nubila (Prospero Editore, 2019) e un romanzo noir, La cattiva addormentata edito da Nulla die Edizioni.

In Edipo Robot, ritroviamo fuse in modo perfetto proprio il noir classico e la fantascienza. Da un lato c’è un serial killer, degli omicidi, una indagine, in una Milano livida e nera e dall’altro lato abbiamo una società futura dove l’umanità è sempre più schiava delle macchine, a cui ha ormai delegato ogni aspetto dell’esistenza.

Molto interessante, infatti, è anche l’aspetto sociologico che emerge dalla lettura del romanzo, con la descrizione di un futuro in cui l’identità di ogni essere umano viene messa in crisi dall’uso dei droidi, divenuti in tutto e per tutto delle maschere da indossare, lasciando così scivolare l’umanità in un’apatia senza fine. Un tratto che è possibile scorgere anche nella società contemporanea, in cui la nostra opinione, l’idea che abbiamo su un singolo aspetto della nostra vita è ormai ridotta ad un “mi piace” o a uno “smile”.

Il romanzo scorre piacevolmente, grazie anche alla prosa di Grandi che si avvicina molto alla sceneggiatura di un film, con descrizioni essenziali ma che lasciano al lettore una vivida immagine della scena e dialoghi serrati e ben costruiti.

La vera ciliegina sulla torta, di per sé già bella da vedere e gustare, è però il doppio finale con cui si chiude Edipo Robot. Il primo ci svela l’assassino delle giovani donne, il secondo ci porta cento anni nel futuro per raccontare nel breve passo di un paio di capitoli l’evoluzione della società che l’autore ha fin qui descritto e non diciamo nulla se non che è distopico e che probabilmente prelude ad un seguito.

Alberto Grandi dimostra anche in questo nuovo romanzo di saper padroneggiare non solo la materia di cui sono fatti i sogni, per restare nella metafora cinematografica, ma anche di saper mescolare sapientemente i generi della letteratura popolare, piegandoli alle storie che la sua fantasia è in grado di partorire.