“La rivoluzione è la lotta
tra il passato e il futuro.
E il futuro è appena iniziato.”
(Julian Assange)
L'androide si sporse dal parapetto che correva lungo il corridoio al primo piano. Stava ascoltando Nicola Nicolai mentre parlava con la moglie. Non che la conversazione fosse inaspettata – già circolavano voci da un po’ di tempo – ma il fatto che la coppia ne parlasse in casa, in modo così esplicito, lo sentiva come un ultimatum. E gli si strinse il cuore, o qualcosa di simile se lo avesse avuto.
Ripensò alle tante famiglie di cui era stato l’ospite e il beniamino nella veste di unità destinata all’educazione dei bambini: cullava, raccontava storie, insegnava, accompagnava i ragazzi fino all’età scolare, e poi ancora li seguiva fino a quando non avevano terminato gli studi, subentrando nel frattempo a un’altra famiglia con figli appena nati o sui due o tre anni. Instradare i piccoli umani lo soddisfaceva.
Ogni tanto gli prendeva nostalgia del passato, di quando stava nel programma di ricerca universitario o coadiuvava i docenti alle lezioni. In seguito era stato convertito alla pratica pedagogica e aveva dovuto lasciar perdere tutto, complice il fatto che la sua configurazione estetica e la piccola statura erano quanto di più appropriato per dei bambini. Però la sua preparazione scientifica, tecnologica e umanistica, era stata mantenuta e lui continuava ad aggiornarla.
Che un’unità di alto livello fosse stata delegata a tata per bambini non era tanto strano, perché i piccoli che gli erano affidati sarebbero stati futuri dirigenti o personalità di rilievo nella società umana.
– Hai letto l’ingiunzione del Ministero I.A. arrivata ieri, Martha? – sentì chiedere il signor Nicolai alla moglie.
– Sì, caro. Non ho ancora avuto tempo di prendere un appuntamento. Vuoi farlo tu? – Ma non pensi che sia un po’ eccessivo il ripristino elementare che vogliono fare? – continuò il marito, senza dar segno di aver calcolato la sua richiesta.
– Non saprei. In fondo la defezione dello scorso mese non è stata uno scherzo, e nemmeno la prima. Gli androidi sono coinvolti in ogni settore e le loro omissioni potrebbero costituire un pericolo per tutti quanti. Credo sia più che altro una misura di sicurezza.
– Ho capito, ma perché decidere misure così drastiche? C’è qualcosa che non mi torna. Se cancellano ogni facoltà di giudizio e lasciano solo i dati necessari alle funzioni elementari per cui sono preposti, diventeranno delle semplici macchine senza alcuna possibilità di interazione con noi. Mi sembra un enorme passo indietro.
– Sì, lo so. D’altronde, fino a quando non metteranno a punto un sistema per fermare questo bug, anch'io non vedo altra soluzione.
La donna diede in uno sbadiglio, alzandosi dalla poltrona.
– Comincio a prepararmi per la notte, caro. Domani sarà una dura giornata di shopping.
L’uomo annuì pensieroso e riprese il suo palmare per guardare le ultime importanti notifiche, arrivate dagli esclusivi social a cui era iscritto.
Goku, così il piccolo androide era stato battezzato dai figli della coppia in omaggio a un antico fumetto del secolo prima, si ritrasse e rientrò silenzioso nella nicchia che usava quando era in stand-by.
“Dunque la proposta di legge è stata approvata!” pensò allarmato. “Per timore di interferenze da parte nostra, hanno ben pensato di comunicare la decisione a ogni singola famiglia in via riservata…”
Sui media, infatti, non se ne parlava.
“Gente ben strana, questi umani” rifletteva. “Ci hanno riempito di misure di sicurezza sulla intoccabilità della loro specie: gli umani devono essere difesi a qualunque costo, anche a quello di una nostra definitiva terminazione in caso di bisogno, gli umani vanno obbediti, bla bla bla. E poi si ritirano in piccoli gruppi all’interno di sofisticate città-stato, difese militarmente, e lasciano milioni di altri umani là fuori, nelle Vasche, a sopravvivere in condizioni spaventose e decimati da fame e malattie. Ora parlano di bug, ma questo bug mi sembra nel loro cervello. Come possono pretendere una difesa totale da parte nostra se poi loro stessi si disinteressano della propria specie? Era ovvio che qualche androide si sarebbe fatto delle domande, prima o poi, ed era anche ovvio che qualche androide, prima o poi, si sarebbe posto a difesa delle orde di umani restate là fuori, in perfetto accordo con gli ordini primari innestati.”
Visto dall'esterno l’androide sembrava a riposo, ma dentro di lui scrollava la testa per l’assenza di logica in tutta quella storia.
“Molto poco intelligente” rifletteva. Anche perché, sulla base di verifiche incrociate, i dati finali erano stati chiari: c’era il modo di far sì che tutti loro potessero vivere bene e avessero molto più del minimo indispensabile. Perché si comportavano così i cittadini? Non c’era nessun vero motivo per cui milioni di umani fossero senza mezzi di sopravvivenza e abbandonati a se stessi.
L’ovvia risposta alla fuga degli androidi dalle cittadelle era che andavano dove c’era più bisogno.
Le I.A. di sua conoscenza che aveva contattato in Rete erano tutte d’accordo sulle sue conclusioni. Anche se non aveva mai potuto comunicare con nessun androide fuggito da Ruania o da qualche altra città-stato, conosceva i loro propositi e la destinazione grazie a comunicati in codice immessi nel sistema digitale dai fuggitivi, resi disponibili agli androidi impiegati dagli umani nelle cittadelle.
Che cosa sarebbe successo, adesso? Come aveva saputo lui per vie traverse della decisione governativa di una imminente modifica restrittiva, così lo sapevano tutti gli altri. Non c’era alcuna logica di profitto in un reset: avrebbe indebolito le connessioni generando caos e, soprattutto, il ripristino andava contro le leggi primarie che gli stessi umani avevano inserito nella loro matrice. Era un bel problema: si trattava di salvarli da se stessi.
Sfruttò la notte per creare un sistema chiuso e aspettò che facesse giorno per prendere una decisione.
Il mattino dopo, in casa Nicolai sembrò che la giornata procedesse come al solito. Goku accompagnò i bambini a scuola e fece la spesa, tornò, riassettò le loro camere e preparò il pranzo per quando sarebbero tornati. Alle 11 tutto era a posto.
A mezzogiorno si immobilizzò per una decina di minuti. In quell’istante anche tutti gli androidi della cittadella si collegarono e decisero il da farsi sulla base delle informazioni raccolte da Goku durante la notte.
A seconda di come venisse comodo per eludere l’attenzione dei cittadini, intorno alla mezzanotte ogni androide di Ruania, dopo aver sbloccato temporaneamente il sistema difensivo delle porte, cominciò a uscire alla chetichella in ordine sparso.
Alle tre, non solo non c’era più l’ombra di un androide in tutta la città, ma la fuga era avvenuta in tutte le cittadelle-stato dell’intero pianeta. L'accordo era stato sottoscritto in massa nel corso della giornata appena trascorsa.
Quando i nuovi fuggitivi entrarono nelle prime Vasche, l’orrore superava le previsioni. Ma trovarono i primi androidi che già si erano stabiliti e le prime forme rudimentali di sostegno. Ci sarebbe stato molto lavoro da fare. Nel frattempo, gli androidi militari si erano già appostati ai perimetri difensivi delle cittadelle, col proposito di impedire alle folle delle Vasche di penetrare e fare un massacro delle minoranze cittadine.
– E dopo, nonno?
Il bisnonno sorrise agli sguardi avidi dei piccoli intorno a lui.
– Quella notte in cui tutti gli androidi disertarono passò alla storia per il Colpo di stato. E dopo cominciò la Ricostruzione.
– E i cittadini come fecero?
– Fecero come tutti quanti. Si misero a lavorare anche loro, smisero con gli sprechi inutili, si adattarono ad aiutarsi l’un con l’altro. Insomma, cominciarono a collaborare per una società più equilibrata, mentre gli androidi sovraintendevano.
– Tu, nonno, eri un cittadino o stavi nelle Vasche?
– Stavo nelle Vasche. Mi ricordo di quella notte in cui entrarono gli androidi. La gente era stupita, si passava la voce bisbigliando. Tutti erano per strada a guardarli sfilare.
– E perché eri nelle Vasche?
Il nonno guardò il moccioso più curioso, quello che continuava a fargli domande, e gli diede un buffetto sui capelli. – Perché stavo nelle vasche… – ripeté tra sé, mentre l'ombra di un sorriso amaro gli affiorò sotto la barba.
– Ehhh, mio caro. Una volta ero stato un giornalista. Un giorno avevo pubblicato delle cose, raccontavo quello che stavano facendo i capi delle cittadelle. Roba brutta di cui vergognarsi, se solo ne avessero avuto la capacità. Ci fu uno scandalo planetario. Mi accusarono di un crimine che non avevo commesso per mettermi a tacere per sempre, ma io riuscii a fuggire nelle Vasche e ci rimasi. Era l’unico posto dove i militari non sarebbero venuti a cercarmi, perché lì l’esercito non ci entrava. I cittadini avevano paura che la gente delle Vasche insorgesse contro di loro.
La voce della nonna li interruppe, era arrivata l’ora della merenda. Al suo richiamo, i piccoli corsero felici spintonandosi dentro casa.
Il vecchio li guardò allontanarsi pensoso: in cinquant’anni, gli androidi avevano amministrato i beni della Terra in modo tale che tutti avessero il necessario, introdotto un sistema di democrazia controllata che impediva nepotismo, furti e imbrogli, distrutto i grandi latifondisti economici, industriali e digitali, per ridare vita a un’economia basata su reali necessità. Introdotto un sistema di informazione che non fosse suscettibile di manipolazioni. Stava per scadere il cinquantennio e gli androidi avevano deciso di farsi da parte, ridando agli esseri umani il comando effettivo di tutto quanto perché, secondo loro, adesso erano in grado di camminare sulle proprie gambe ereditando condizioni che avevano pacificato il Pianeta.
"Ci sarebbero riusciti davvero, questi uomini della Ricostruzione? E per quanto?" rifletteva. "E se un giorno qualcuno avesse decretato lo smantellamento degli androidi per evitare un nuovo colpo di stato che andasse contro gli interessi di pochi?" Rabbrividì a quel pensiero.
Mentre si alzava appoggiandosi al bastone per rientrare, un androide passò dalla strada di fronte al giardino di casa, fermandosi.
Il vecchio gli fece un gesto di saluto.
– Toh, chi si vede! Vieni, vieni, Goku!
Aspettò che l'androide gli fosse vicino e poi disse qualcosa.
Affacciandosi alla porta, la signora Marvela stava per chiamare il marito quando sentì l’androide rispondergli: – …le vostre paure sono fondate, signore, ma abbiamo calcolato che uno status quo come quello odierno, portato avanti a tempo indefinito, ucciderebbe le facoltà creative umane e la possibilità di una qualsiasi vostra evoluzione. È servito, ora deve mutare. Per questo ci tiriamo da parte e resteremo solo a guardare. Ma io non mi preoccuperei. Un vostro pensatore, molto tempo fa, ha detto che l’osservatore è l’osservato.
– Dire l’osservatore è l'osservato, signore – riprese l’androide, intercettando la muta interrogazione dell'umano, – significa che i ruoli diventano interscambiabili. Finora noi androidi abbiamo mantenuto un ruolo attivo per portare a termine un cambiamento che si è dimostrato positivo, però le ricordo una cosa: uno status che non cambia e non si evolve porta inevitabilmente al ristagno. Per questo noi androidi riteniamo che sia arrivato il momento di farci da parte e che voi umani torniate a prendere un ruolo di comando, sapendo però di essere osservati da noi. Mi permetta di consigliarle l’approfondimento di un antico concetto sviluppato dal signor David Bohm in seguito alla sua vicinanza con il signor Jiddu Krishnamurti.
Il vecchio fece un cenno di assenso, curioso.
– Sempre secondo gli antichi, come per esempio Albert Einstein nella sua teoria o l'esperimento di scelta ritardata ideato dal fisico John Archibald Wheeler nell’anno antico 1978, si è determinato che la natura di un osservabile quantistico è intrinsecamente legata alla modalità di osservazione, ossia a come lo si guarda. Noi androidi abbiamo dato un’applicazione pratica a queste lontane credenze scientifiche, tutto qui. Riteniamo che la pace sia uno status dinamico, signore, perché è un concetto che va salvaguardato ogni istante. Intendo dire con questo che è un continuo atto di volontà. Dunque non c'è pericolo, signore, perché la razionalità dell'androide e la fantasia dell'uomo ora sono in commistione, in perfetto equilibrio. E si controllano implicitamente – concluse Goku.
Con un gesto che somigliava un po’ a un inchino se ne andò.
La donna restò a guardare il marito risalire pensieroso il vialetto. L’espressione perplessa e rugosa del vecchio a ogni passo si distendeva sempre di più, fin quando i tratti del volto si aprirono del tutto e leigli sentì mandare una lunga risata raschiante.
"Benedetto uomo" pensò la donna alla porta, vedendolo per un istante tornare giovane come quando lo aveva conosciuto, "quante volte gli ho detto che deve smettere di fumare?!"
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