A distanza di un anno dalla uscita di scena di Selene, tentativo coraggioso di Corrado Farina & co. di mettersi al passo delle spigliate eroine d’oltralpe, il turno di misurarsi col filone fanta-erotico tocca a una rodata coppia di autori, già noti per diverse serie nere. Sono Max Bunker e Magnus (al secolo Luciano Secchi e Roberto Raviola), che per la milanese Editoriale Corno propongono nel febbraio ’66 il loro “Spazial-fumetto” Gesebel.
Con l’esibizione di questo nome dal sapore biblico il personaggio promette subito poco di buono, la sua carta d’identità, poi, ne conferma il carattere sulfureo. Gesebel, infatti, governa un pianeta matriarcale abitato da donne-corsare attraenti e spietate, Virgin Planet, le cui dominatrici tengono in schiavitù la popolazione maschile e razziano lo spazio con atti di pirateria.
Più Sylvia Koscina che B.B., col seguito dell’assistente-succube Mabus e Pussycat, un gatto dal morso mortale che usa contro i suoi oppositori, Gesebel è rapace e aggressiva, passando dall’harem ai campi di battaglia nei quali agisce con altrettanta prepotenza. All’interno e all’esterno del suo mondo non le mancano nemici, nella capitale Virgin City la fronda dissidente è appartiene alle congiure della gerarca Galena, mentre tra i popoli vessati il Generale Brosk è uno degli avversari più fanatici e ricorrenti.
La corruzione che serpeggia nel governo di Galassia 1 rende quest’ultimo un luogo equivoco, quasi a giustificare moralmente la protagonista, che però nelle sue esasperazioni tratteggia un modello deteriore di femminismo che diventa caricatura di se stesso, in una satira di costume che s’incrocia alla fantascienza avventurosa.
Nei testi si ritrovano le consuete sfumature ironiche di Bunker, il disegno di Magnus è pregevole, anche se lontano dai futuri virtuosismi di Milady nell’anno 3000, presto altri progetti dirottano altrove il duo, lasciando la serie in mano a Erasmo Buzzacchi (sceneggiatura) e Riccardo Corbella Peroni (disegni), sostituito negli ultimi tre numeri dal bravo copertinista Luigi Corteggi.
Il ciclo affanna con poco seguito di pubblico arrivando fino al numero 23, anni dopo Gesbel ritornerà nel ‘90 in una ristampa della Max Bunker Press limitata alle prime 6 avventure.
Continua il transito astrale delle stelline nostrane e nello stesso febbraio ’66 è Venus ad affacciarsi nelle edicole, in un albo dalla grafica modesta che ne esibisce l’interprete principale in pose provocanti sotto la dicitura “fumetto per adulti”. D’altra parte, i titoli rafforzano il messaggio sexy con perle tipo “L’angelo del peccato” o “Notti calde” o ancora “Carne inquieta”, proponendo una Barbarellide venuta dallo spazio a rimodellare la morale corrente, forte di un fisico stellare e poteri telepatici alieni.
L’editore è Vittorio Schiavi, che ne cura la pubblicazione per 12 numeri, mentre rimane oscuro l’autore degli splendidi disegni in bianco e nero, molto moderni e innovativi, dallo stile che può richiamare lo sperimentalismo di Bill Sienkiewicz nei primi Marvelliani Nuovi Mutanti.
Altri orizzonti editoriali spettano al ciclo di Uranella, limitato nella durata ma geograficamente debordante, tramite diverse edizioni straniere che ne ripropongono gli episodi in identità parallele (Auranella in Francia, Uranela in Yugoslavia, etc.). La serie originaria nasce nell’agosto ’66 per l’editore Bianconi, che utilizza il sottotitolo “Fumetti di fantamagia” a sottolinearne la componente fantasy mescolata all’ispirazione fantascientifica di base.
L’eroina è una principessa originaria di Neutron, pianeta dal quale viene allontanata a causa del mago Morbus che ne distrugge per gelosia ogni abitante inviando una nube mortale. Uranella viene tratta in salvo dal capo delle guardie (e futuro amante) Antares, col quale cercherà vendetta condividendo l’esilio planetario, costretta a peregrinare tra mondi abitati da mostri dall’aspetto bizzarro e dai robusti appetiti sessuali. Sempre sul limite della deflorazione, predata da pinze, artigli o tentacoli vogliosi, la principessa scampa al disastro ogni volta compiacendo la nemica più terribile di ogni fanta-avventuriera, la censura.
Gli ingredienti di interesse, comunque non difettano. In un tripudio di ragni antropofagi, esseri deformi, sortilegi e astronavi, i testi di Michele Gazzarri, Pier Carpi e Nino Cannata arricchiscono le storie di sfondi incantati e medioevaleggianti che le avvicinano ad alcune atmosfere di Vance o della Zimmer Bradley.
I disegni di Floriano Bozzi, sia nelle copertine a tempera che nel bianco e nero delle tavole, danno sensualità al personaggio, più castigato dell’omologo francese anche se molto vicino a Forest nello stile nervoso e guizzante, mostrando grande inventiva nella rappresentazione delle creature che sono il piatto forte di ogni puntata.
Dopo la conclusione del 1968 con numero 20, Uranella continuerà a uscire in Francia per altri 6 numeri, poi ripubblicati in Italia sotto il nuovo nome Jessica.
Con il ’69 siamo arrivati a fine corsa di questo universo tutto al femminile.
A un anno di distanza dal film di Vadim, girato parzialmente in Italia negli studi De Laurentiis, c’è un’ultima Cosmic girl che nasce sulla penisola. Non è ossigenata come le sorellastre, però il nome siderale e la minigonna provvedono a darle un’aria di famiglia.
Astrella è una giovane terrestre inviata nella galassia alla ricerca di razze intelligenti, con le quali comunica tramite il traduttore creato dal padre Malcom. Le sue vicende si rifanno a classici temi del genere sciorinando il consueto apparato di esseri e scenari fantastici, mentre le forme della protagonista sono esibite con generosità, in copertine seducenti che ammiccano ai lettori maschi. Eros Kara, apprezzato pittore sardo, è l’illustratore delle 6 storie pubblicate dall’editore Cervinia di Milano su testi di Rocca. Più avanti Kara abbandonerà il fumetto, ritornando alla fantascienza nel ’72 col quindicinale Destinazione Adromeda, una serie post-apocalittica durata 3 numeri e di cui si ricordano le belle cover.
Chiusa l’era delle stelline sexy passerà molto tempo prima che dei tacchi femminili calchino di nuovo la plancia di un’astronave.
Paulonia Romana Zumo di Magnus spanderà allure aristocratico e raggi laser solo nel 1980 e le altre irrequiete dame verranno ancora più tardi, dalla maggiorata Druuna di Serpieri alla Sky doll di Canepa e Barbucci, con i suoi scenari cyberpunk.
L’obsoleta polemica sul confronto uomo-donna si è spostata sul confronto umano-artificiale. Non c’è pace sotto il sole, dunque, neanche se è quello di Alpha Centauri.
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