Per una saga che aveva come missione "arrivare dove nessuno era mai giunto prima" con il finale della seconda Stagione di Star Trek: Discovery gli autori hanno fatto sul serio, portando la Discovery e il suo equipaggio (anche se in parte diviso) ben 930 anni nel futuro non prima di avere spiegato perché in tutte le serie precedenti non si era mai parlato di loro. Ora Burnham (Sonequa Martin-Queen, The Walking Dead), i suoi compagni di avventura e gli spettatori, scopriranno una galassia mai vista prima, per cui eccovi i primi dettagli dallo sceneggiatore Akiva Goldsman e dal regista Jonathan Frakes, il quale era anche tornato a interpretate il suo Riker di Star Trek: The Next Generation in Star Trek: Picard.

Dall'inizio

Akiva Goldsman, sceneggiatore e produttore della galassia in streaming di Star Trek ha così svelato a Trekmovie che l'idea del salto in avanti nel tempo era in programma fin dall'inizio della serie, quando al comando c'erano ancora i due showrunner (poi licenziati) Aaron Harberts e Gretchen Berg:

Penso sia una idea straordinaria, andare oltre la timeline conosciuta.

Anche se Goldsman è ora al comando di Star Trek: Picard e della prossima Star Trek: Strange New Worlds, quello che può anticipare è che ci ritroveremo in un futuro post-Federazione, il che, anche se non aggiunge altro, sembra indicare che l'unione dei pianeti non esista più come la conosciamo.

Stravolgimento

Anche Cleveland Booker (David Ajala, Nightflyers), la prima persona che Burnham incontra nel futuro, definisce la Federazione come un fantasma. A lui si aggiunge l'ufficiale (ex ufficiale?) che le dice

Ho passato ogni giorno in questo ufficio, credendo che la mia speranza non fosse vana, e quella speranza sei tu.

All'attore fa eco il produttore Alex Kurtzman, il quale ha dichiarato che il loro piano era di prendere tutte le aspettative, le alleanze, i nemici, metterli in  frullatore e vedere cosa sarebbe successo.

Una cosa è certa: la Federazione è cambiata radicalmente e non in meglio.

La sfida

Jonathan Frakes, ormai regista abituale della saga, ha dichiarato che la sfida più grande era creare nuovi mondi mai visti prima, ma anche tecnologie avveniristiche, il che è tanto entusiasmante quanto complesso, Ma per il regista il cuore della storia non è creare qualcosa che sia bella da vedere, ma che abbia un significato nella storia, un aspetto emozionale:

Lo spettatore può dire che quello che sta vedendo è spettacolare, ma se non gli interessano affatto i personaggi e quello che sta loro accadendo, allora non serve a nulla. 

Goldsman ha concluso dicendo che il lato positivo di lavorare in remoto alla post-produzione è che hanno più tempo per rifinire e migliorare ulteriormente gli episodi, vi terremo al corrente sulla data di arrivo della stagione tre di Star Trek: Discovery su Netflix, nel frattempo vi lasciamo con il trailer ufficiale, resta da vedere se quel 2020 potrà essere rispettato.