Quando nel 1978 Stephen King pubblicò la sua personale visione di una pandemia globale in grado di spazzare via il 99,4 % della popolazione in un lasso di tempo brevissimo, non la intitolò “Virus” (o Virus letale come il film con Dustin Hoffman del 1995, che in realtà si intitola Outbreak), “il morbo” e nemmeno L'ombra dello scorpione come recita il titolo italiano. No, il titolo era solo The Stand, che in realtà aveva un significato molto specifico, come hanno dichiarato l'autore e gli showrunner della prossima miniserie in arrivo (negli USA) in un punto indefinito di quest'anno.

All'inizio

Come vi abbiamo raccontato poco tempo fa, nel 1990 King pubblicò la versione originale, con le ben quattrocento pagine che all'epoca la casa editrice gli aveva imposto di tagliare. Così chi ha letto l'originale sa che tutto comincia con una famiglia ammalata gravemente che si va a schiantare vicino a un distributore di benzina nel mezzo del nulla in Texas, da qui spargendo il virus, chi invece ha letto la versione estesa sa che molto diversamente dal coronavirus, la parte iniziale era ambientata in un laboratorio militare dove veniva creata una letale versione del virus dell'influenza capace di resistere agli anticorpi e ai vaccini e di cui ovviamente perdevano il controllo. Gli scienziati morivano tutti e solo una guardia della sicurezza scappava, per poi portare con sé la sua famiglia. E qui si torna all'inizio conosciuto della storia.

Presa di posizione

Lo spunto narrativo non è tanto quello dell'epidemia, ma come ha dichiarato l'autore, quando non ci sono più regole l'essere umano si ritrova davanti a due scelte: diventa cupo, egoista e segue solo i suoi bassi istinti, o fa quello che è meglio per la salvezza degli altri?

Volevo parlare di coraggio, a un certo punto devi prendere una posizione.

Ovvero, in inglese, The Stand, la posizione. I due showrunner Benjamin Cavell e Taylor Elmore (Justified, Homeland) hanno esteso il concetto in una intervista con Vanity Fair, dichiarando che si tratta della fondamentale domanda su cosa la società debba all'individuo e cosa invece possiamo fare gli uni con gli altri:

Abbiamo sempre dato per scontato la struttura della democrazia, ora molto di tutto ciò è ridotto all'osso ed è interessante raccontare la storia di persone che devono ricostruire tutto dalle fondamenta.

A livello pratico, per loro fortuna sono riusciti a terminare le riprese nei primi quattro giorni di marzo, quando il covid-19 cominciava a fermare tutto il nord-America, ma la CBS All Access (la stessa della galassia di Star Trek in streaming negli States) ha potuto procedere con la post-produzione in remoto e rimanere nei tempi previsti (anche se manca ancora una data precisa). Gli autori si sono trovati nella surreale situazione di avere realizzato una serie su una pandemia apocalittica mentre ne compariva una vera, anche se come potete leggere qui sopra, King ci ha tenuto a precisare che i due virus non potrebbero essere più diversi: 

No, coronavirus non è The Stand, non è nemmeno lontanamente così serio. È eminentemente sopravvivibile. Mantenete la calma e prendete tutte le responsabili precauzioni.

Al che è arrivata la divertita risposta

Come diavolo fai a saperlo? Hai almeno letto il libro?

Le cose cambiano

Non di meno, prosegue King, quando nella realtà senti che centomila o duecentoquarantamila persone moriranno, te ne rendi conto che la situazione si fa pessima, porta l'economia allo stop totale e quando vedi le foto di Times Square o di Londra vuote, ti sembra di essere nel romanzo. Non a caso l'autore ha scritto un nuovo finale per la sua storia, che serve da finale di serie per la miniserie, laddove il romanzo si concludeva più con dubbio che con una certezza.

Quando inzia la miniserie, l'epidemia ha già fatto il suo corso e i sopravvissuti che indossano maschere e tute protettive rimuovono tutti i cadaveri dalle case in quel di Boulder, Colorado. Tutti loro sono sopravvissuti perché immuni al virus chiamato Captain Trips, indossano le protezioni solo per non sentire il fetore dei corpi e non sporcarsi. Il loro desiderio è far ripartire la società.

Gli autori hanno dichiarato che mentre King aveva deciso di usare una sorta di cosiddetta prospettiva dall'alto (seguendo più gruppi di persone), loro hanno voluto rimanere sul terreno dove nessuno sa cosa è successo altrove.

Prima

Mentre incontriamo i protagonisti, scopriamo in flashback le loro vite prima che venissero rovinate dal virus: Heather Graham (Angie Tribeca) è una donna dell'alta società di Manhattan che non riesce ad abituarsi alla nuova vita, Henry Zaga (Looking for Alaska) interpreta un non udente in grado di capire bene le persone ma non è capito così bene dagli altri, Amber Heard (Aquaman) una donna impulsiva e egoista [sarà felice Johnny Depp] e Greg Kinnear (The Twilight Zone 2019) è Glen Bateman, il punto di vista di King sulla storia, un professore in sociologia vedovo che aveva abbandonato ogni speranza già da prima dell'epidemia: 

Lui rappresenta il mio punto di vista: prima c'è il caos, poi la reintegrazione. Ma la domanda è, sarà una reintegrazione buona o hitleriana?

Può andare in entrambi i modi e lui voleva rappresentare queste due forze in conflitto.

Le forze in campo

In un altro specchio involontario con la nostra realtà, le persone, prima divise, cominciano a incontrarsi. Il personaggio che fa da spunto di partenza è Frannie (Odessa Young, A Million Little Pieces), una ragazza di venti anni incinta. Lei è immune, ma non può sapere se il figlio lo sarà e si chiede se sia giusto farlo nascere in un mondo senza speranza. Lei è in compagnia di Harold (Owen Teague, It – capitolo 2) che ha sviluppato un malsano attaccamento verso di lei. Dice di volerla proteggere ma in realtà vuole controllarla.

Frannie, dicono gli autori, è un personaggio formidabile nella storia.

Poi lei incontra una persona molto più affidabile, Stu Redman (James Marsden, Westworld), il quale era al distributore di benzina quando l'auto si è schiantata e quando lo incontriamo è chiuso in una stanza con delle persone che indossano tute antiradiazioni e non vogliono dirgli cosa sta succedendo. Non vi riveleremo cosa accade dopo per vitare spoiler.

Un po' alla volta le persone cominciano a incontrarsi ma si guardano con sospetto e disprezzo, dividendosi in due gruppi che vedono la situazione in modi opposti.

Il sovrannaturale

Ed ecco arrivare il cattivo per antonomasia dell'universo di King, Randall Flagg che ha esordito proprio nel romanzo per poi diventare una forza del male attraverso buona parte del suo universo narrativo. Flagg (Alexander Skarsgård, True Blood) è una forza demoniaca carismatica, è un adulatore che fa discepoli e usa quanto rimane di Las Vegas come sua nuova sede, promettendo un mondo nuovo. Solo che nessuno sa davvero a quale si riferisca, e non è un bel posto. Make America Great Again verrebbe da dire e non casualmente.

Invece i sopravvissuti che vogliono una vita pacifica si riuniscono intorno a madre Abigail (Whoopi GoldbergStar Trek: The Next Generation), una donna di centootto anni che ha vissuto tutto il peggio che il mondo poteva infliggerle ma non ha perso l'empatia. Non è proprio legata alla magia, ma quasi.

In mezzo a tutto ciò ci sono i sogni, o meglio visioni, che attraggono i sopravvissuti verso Boulder, dove lei vive in una casa di riposo per anziani in rovina, ultima sopravvissuta dei suoi abitanti.

Per coloro che hanno vissuto il peggio, lei amplifica l'umanità e il potere di riuscire ad andare avanti.

Alla fine King non sa se la gente, nella realtà, verrà attirata da qui a qualche mese da una miniserie che parla di una epidemia mortale (estremamente più mortale del coronavirus) mentre è nel mezzo di una reale, ma per lui The Stand è una storia di dolore, perdita e speranza, per cui lascia la risposta ai posteri e ovviamente agli spettatori

I dieci episodi della miniserie The Stand arriveranno più avanti nel corso di quest'anno, voi vorrete vivere un'epidemia di finzione nel mezzo di una reale?