L’America di Tex, un territorio enorme, e ai suoi tempi ancora in gran parte inesplorato – specialmente le impervie, desolate, inospitali, terre del sud ovest – può decisamente nascondere enclavi sconosciute, zone rimaste tagliate fuori dal flusso della storia e dell’esplorazione. Possibili Eldorado o più facilmente imitazioni dell’inferno in terra…
Luoghi che Aquila della Notte e i suoi pards non si peritano mai di evitare, anzi, checché ne dica il vecchio Carson, vi sono attirati come le proverbiali api sul miele…
Vi arrivano attraverso caverne, passaggi segreti, valli perdute. Luoghi narrativi tipici dell’immaginario gotico e avventuroso, del romanzo storico, che risalgono alle radici della capacità narrativa degli uomini, alle fiabe, alle leggende. Come scrisse Walter Benjamin, “La fiaba, dopo essere stata per secoli la consiglierà dell’umanità, sopravvive sotterraneamente nel racconto”.
Tex con i suoi amici periodicamente torna in questi luoghi, meravigliandosi di volta in volta, ma senza tirarsi mai indietro.
Ma come fanno, Aquila della Notte e i suoi compagni, a capitare in queste terre dimenticate, rimaste separate e ferme nel tempo?
Fuggendo da qualche nemico in (temporaneo) vantaggio, o inseguendo qualche tagliagole in fuga, e girando un angolo nascosto della pista, o infilandosi in una strettoia di una qualche parete rocciosa. Si trovano ad attraversare una soglia. Una porta nello spazio/tempo, come direbbe uno scrittore di science fiction. Proprio come successe, nel suo mito generativo, a John Carter di Marte. E entrano in… ed entrano in una zona di confine, che può essere di volta in volta una provincia dell’antica Spagna dei Conquistadores, una enclave vichinga, una regione del deserto popolata da Arabi, una colonia russa di qualche decennio prima.
Rimaste isolate dal flusso del tempo storico, queste comunità hanno conservato la memoria e i costumi del periodo in cui si sono stabilite nei luoghi in cui vivono. Non hanno conoscenza dei cambiamenti, né dell’evoluzione delle leggi dei costumi. Non hanno idea di cosa sia diventata la terra in cui vivono. A volte non sanno cosa sia l’America.
È quindi, sempre, quello in cui Tex e i suoi sono coinvolti, uno scontro di sistemi di vita, di visioni del mondo, di prospettive – non sempre destinato a finire nel migliore dei modi.
A volte è una catastrofe, che chiude l’avventura, altre volte una soluzione win to win, come direbbe un economista. Dipenderà, volta per volta, dalla distribuzione delle varie forze in campo, dalle caratteristiche del conflitto che è in corso.
Perché a volta si ritrovano a dover combattere contro coloro che governano queste comunità tiranneggiandole, altre volte si alleeranno con queste civiltà perdute per salvarle dalla distruzione… Si schiereranno sempre, comunque, con i giusti contro i malvagi.
Un esempio tipico di avventure del genere si svolge fra il n. 43 (maggio 1964, Lotta per la vita) e il n. 44 (giugno 1964, Una audace rapina) del Tex mensile, anche se le premesse narrative vengono poste nel n. 42 (aprile 1964, Incendio allo Star-O). Venuti a conoscenza di una profezia che circola nella tribù dei Cani Rossi, Tex e Tiger si inoltrano in un territorio sconosciuto, e arrivano alla Città d’Oro, abitata da un gruppo di discendenti degli antichi Conquistadores spagnoli, e sotto il giogo di un nobile tirannico, il Principe Nero, che ha spodestato anni prima il Duca di Medina. Della comunità fa parte anche un veggente, Nostradamus (sic!), che profetizza l’avvicinarsi di tempi di sventura per il Principe Nero.
E la sua profezia è destinata ad avverarsi, proprio nelle persone di Tex e Tiger, che aiutano il Duca di Medina a riconquistare il controllo della città.
Ma il principe Nero, per vendicarsi, apre una diga, sommergendo l’intera valle della Città d’Oro.
Solo Aquila della Notte e il suo fratello di sangue, salvati da Piccolo Falco (il figlio di Tex) e Carson, sopravvivranno al disastro.
Questo episodio della saga di Tex è particolarmente significativo, da molti punti di vista.
Intanto, l’ingenuità – se si vuole – di fondo dei riferimenti nelle prime avventure di Tex: il veggente, chiamato Nostradamus: segno di un immaginario ancora in formazione, tributario delle tradizioni precedenti, ma che contemporaneamente va a colpo sicuro nell’orientare i lettori; poi, la soluzione definitiva della distruzione completa della Città d’Oro, che permette di riprodurre non solo una parvenza di verità rispetto alla reale geografia umana del paese in cui si svolgono le vicende, gli Stati Uniti – e nello stesso tempo pone fine a una possibile incongruenza spazio/temporale: che sarebbe stato poi dei sopravvissuti? Avrebbero potuto conservare la loro integrità, una volta entrati in contatto con la Modernità che avanzava? Per finire, il riferimento a un ambito di leggende recenti, legate alla ricerca dell’Eldorado, città mitica di cui gli spagnoli favoleggiavano, e che alcune spedizioni avrebbero cercato finendo per scomparire per sempre…
Ma questo non è l’unico viaggio nel tempo che Aquila della Notte e i suoi pards compiranno. Pochi fascicoli più tardi (Tex n. 47, settembre 1964, Le terre dell'abisso; Tex n. 48, ottobre 1964 Duello a Laredo), Aquila della Notte e i suoi pards saranno costretti ad affrontare una tribù di selvaggi primitivi e addirittura dei dinosauri, in quelle Terre dell’abisso richiamate dal titolo del fascicolo.
I quattro pards capitano in questi territori inesplorati, una vera e propria enclave temporale, cercando di rintracciare un gruppo di giovani pellerossa spediti laggiù da una giovane e bellissima strega alla ricerca di fiori che avrebbero la virtù di donare la giovinezza eterna…
Il pensiero va subito a Jurassic Park, il film di Steven Spielberg del 1993,1 tratto da un romanzo di Michael Crichton del 1990.2
Ma anche questo romanzo ha un predecessore, sicuramente più prestigioso: Un mondo perduto, di Arthur Conan Doyle, l’autore del più famoso investigatore della storia della letteratura, Sherlock Holmes.3
Nel romanzo sono narrate le vicende del professor George Challenger, noto zoologo e scienziato inglese.
Challenger, intervistato dal giornalista Malone, gli narra di come si fosse recato anni prima in un acrocoro in Sud America, poco lontano dal Rio delle Amazzoni.
In quella zona Challenger aveva trovato antichi resti di vita preistorica, realizzando di avere trovato una terra ancora abitata da animali del periodo Giurassico. Il professore tuttavia non era stato creduto per mancanza di prove: lo pterodattilo da lui catturato gli era sfuggito e le foto scattate si erano rovinate. Challenger propone a Malone di partire con lui per una seconda spedizione nella stessa zona, con altri due compagni.
I quattro rimarranno intrappolati nell'acrocoro, dove incontrano animali preistorici ancora in vita, come l’iguanodonte e il tirannosauro. Fanno inoltre la conoscenza di una tribù di uomini-scimmia piuttosto aggressivi e di una primitiva tribù di indios. Alla fine riescono a tornare in Inghilterra, portando con sé come prova uno pterodattilo vivo, e conquistando così la fama.
Come è facile notare, le parentele fra l’avventura dei quattro pards e quella del professor Challenger e dei suoi compagni di viaggio sono molte. Ma questo non leva fascino né all’una né all’altra. Dimostra solo quanto le vie della narrazione e dell’immaginazione siano ricche di intrecci e di incroci…
Nell’esplorazione degli universi “altri” che impegna Tex e i suoi pards non poteva mancare un’incursione in un possibile universo parallelo, nella migliore tradizione della fantascienza. Qui, in maniera molto soft, se si vuole, e indiretta, tangenziale, “steampunk”.
Lo steampunk, prima di diventare uno stile “di nicchia”, sottoculturale, fatto di gadgets, abiti, arredamento ispirati ad un Ottocento “alternativo” fatto di ottone, cuoio e legno, è nato come declinazione della fantascienza, come ramificazione del cyberpunk. È un sottogenere che esplora universi paralleli collocati in dimensioni in cui lo sviluppo delle tecnologie – e quindi della cultura – è al livello del nostro XIX secolo industrializzato e vittoriano. La civiltà del carbone e dell’acciaio, insomma.
Anche gli autori di Tex, in questo caso Claudio Nizzi e José Ortiz, scelgono per una delle avventure sceneggiate da loro, una situazione del genere. Però con una forte dose di verosimiglianza, sia dal punto di vista della Storia così come veramente si è svolta, sia da un punto di vista interno all’universo texiano (Tex n. 449, marzo 1998, Gli uomini che uccisero Lincoln; Tex n. 450, aprile 1998, Missione speciale).
La vicenda comincia con un assassinio a colpi di pugnale su un treno su cui viaggiano per caso anche Tex e Carson. La vittima, l’avvocato Stoppard, che vive a Denver sotto falso nome, già in agonia, fa in tempo a chiedere a Tex e Carson, di esaudire le sue ultime volontà. Queste consistono nell’accettare dall’avvocato la chiave di una cassetta di sicurezza a Washington, recuperare nella cassetta il plico che questa contiene e consegnarlo al Presidente degli Stati Uniti.
I mandanti dell’omicidio danno ai killer che hanno ucciso l’avvocato ordini tassativi: nel dubbio che Tex e Carson non fossero per caso sul treno, e che comunque avessero raccolto informazioni da Stoppard morente, è meglio eliminarli. Perché – e qui è il colpo di scena che colloca immediatamente l’avventura in una sorta di universo parallelo – il plico contiene il memoriale scritto dall’assassino materiale del Presidente Abraham Lincoln, il mediocre attore teatrale John Wilkes Booth, in cui vengono svelati i nomi dei suoi mandanti. Naturalmente, pezzi grossi di Washington interessati a mantenere alta la conflittualità e le fratture fra nord e sud degli Stati Uniti ancora provati dalla Guerra di Secessione.
Il vero mandante dell’assassinio di Lincoln è il senatore Wallace, ed è stato lui a ordinare l’omicidio di Stoppard, che, dopo essersi nascosto a Denver sotto falso nome per sfuggire alle spie di Wallace, lo ricattava da anni forte del possesso del memoriale di Booth.
Pur braccati dagli emissari del senatore, Tex e Carson attraversano metà Stati Uniti per raggiungere Washington. Arrivati nella capitale, riescono a eliminare gli agenti segreti deviati che li stavano inseguendo, e consegnano il plico al Presidente. Il documento naturalmente viene secretato (per il rispetto che c’è sempre nelle avventure di Tex per il vero corso della storia), ma il senatore Wallace viene accusato di corruzione, e ugualmente punito per il suo crimine.
Nella cornice consueta delle avventure di Tex, costruita attorno agli agguati, gli scontri armati, le indagini, i complotti, si snoda una vicenda basata su una sceneggiatura serrata e un montaggio articolato e veloce, molto moderno, che tiene conto di una coerente e continua attenzione alla verosimiglianza, e a un immaginario “dietrologico” e speculativo niente affatto banale, ma che ha percorso tutta la storia recente.
Se rimaniamo agli Stati Uniti, sicuramente l’assassinio di John Kennedy, su cui fra l’altro scriverà qualche anno dopo uno dei suoi romanzi di “storia parallela” (anche se fra i meno riusciti), James Ellroy,4 uno dei grandi scrittori americani viventi di thriller – e, più di recente, Stephen King con una delle sue rare incursioni nella fantascienza,5 da cui è stata tratta una miniserie tv nel 2016.6
Ma Tex e i suoi pards non si accontenteranno di entrare in contatto con la fantascienza solo marginalmente, e in maniera così allusiva come nel caso precedente. Lo faranno infatti anche entrando dalla porta principale, con un’avventura a cavallo fra la classica “fantascienza di invasione” e una trama che, se fosse stata scritta qualche decennio dopo avrebbe fatto pensare ad un E.T. meno bambolotto e più cinico. Ci viene narrata fra il Tex n. 55, del maggio 1965, Tradimento, e il Tex n. 56, del giugno 1965, La rivolta.
Siamo in un saloon di Wilcox, “… un piccolo villaggio ai piedi dei Monti Dragoon”, nel sud ovest degli Stati Uniti del 1800, in piena epopea del west.
Tex e Carson, di ritorno da una delle loro avventure, sono al bancone, quando si sentono chiamare. È Ben Rufus, vecchio compagno di avventure, che li ha riconosciuti, li invita al suo tavolo, e gli racconta una storia che mette subito in azione i due pards.
Nella Valle della Luna i minatori che lavorano con l’amico di Tex sono terrorizzati da una strana creatura umanoide che, corrompendo gli Apache con una bevanda alcolica che produce mescolando all’acqua una strana sostanza, li sfrutta per estrarre dal terreno delle pietre verdi che oggi definiremmo radioattive. Per gli Apaches è addirittura il figlio di Manito, e gli ubbidiscono senza fiatare, pur se, naturalmente, l’effetto del contatto con le rocce verdi li indebolisce e li fa ammalare.
Così comincia la prima avventura di science fiction di Aquila della notte e dei suoi pards. Una classica storia d’invasione: l’avversario di Tex è questa volta un alieno che si difende con un’arma a raggi, usa quello che oggi definiremmo un radar portatile, ed è rimasto bloccato sulla Terra per un guasto al suo veicolo, una “piccola luna”, e che alla fine riuscirà a scappare, con una forte esplosione, senza poter essere punito per i delitti commessi, e senza che i due rangers possano dare una risposta ai dubbi e alle domande che gli vengono spontanee.
Gli ingredienti ci sono tutti: armi avveniristiche, tecnologie estranee, fenomeni inspiegabili con gli strumenti conoscitivi dell’epoca. Ma senza che gli autori, Bonelli e Galep, forzino la mano sull’eventualità che i personaggi della storia comprendano troppo. Siamo ancora nel XIX secolo: i tempi non stanno ancora cambiando…
Forse per l’unica volta, l’avventura finirà senza né vinti né vincitori: l’alieno fugge, ma Tex e i suoi alleati si liberano di una presenza sicuramente inquietante, e che non saprebbero spiegare.
È comunque un viaggio, quello di Aquila della notte e Capelli d’argento, in un territorio inconsueto per loro e per il western: il futuro, un’area dell’immaginario in cui i nostri compiono un’incursione soltanto, che però è la spia – fra l’altro precoce, arrivati oggi a più di settecento fascicoli “regolari”, più tutte le serie parallele, di periodicità annuale o semestrale, i “MaxiTex”, i “Texoni”, veri e propri spin-off della sequenza principale di storie, e da un paio d’anni i “Tex Willer”, albi mensili più sottili, che imbastiscono un lungo prequel dedicato a disegnare la giovinezza di Tex – della propensione di Tex e della sua banda a evadere dai confini ristretti del genere.
Tanto è vero che i nostri replicano, più tardi, con due avventure (Tex n. 160, febbraio 1974, I killers; Tex n. 161, marzo 1974, Il fiore della morte; Tex n. 162, aprile 1974, Il ritorno di Yama). Nella prima, insieme all’amico El Morisco, affronteranno la minaccia costituita da un vegetale arrivato dallo spazio che scaglia aculei velenosi che mummificano istantaneamente le vittime.
Un meteorite precipitato in Arizona nelle vicinanze Meteor Crater: si tratta di un micidiale predatore alieno, a metà strada fra il regno vegetale e quello animale che ha l’aspetto di un riccio sormontato da un fiore scarlatto.
Tex si rivolge a El Morisco per osservare con il suo amico dalle profonde conoscenze e curiosità scientifiche, le straordinarie capacità dell’essere extraterrestre: questo, dopo aver ucciso la vittima con una microscopica spina avvelenata, le si attacca addosso e la dissangua.
Tex e El Morisco scoprono i punti deboli della minaccia aliena, e si affidano all’esercito, che trasforma il Meteor Crater in un’immensa fornace, carbonizzando i mostri alieni.
Una rielaborazione del classico Il giorno dei Trifidi di John Windham7. Nel romanzo dello scrittore inglese, il protagonista, Bill Mansen è ricoverato in ospedale e bendato, dopo un'operazione agli occhi.
Un mattino si sveglia e si ritrova circondato da un silenzio insolito: sembra quasi che la vita intorno a lui si sia fermata… Si toglie le bende e si trova davanti a uno spettacolo orribile: gli esseri umani sono quasi tutti ciechi per effetto di una pioggia di meteore.
E un'altra minaccia, molto più grave, si affaccia all'orizzonte: i trifidi, piante geneticamente modificate che si nutrono di carne, anche umana, che hanno preso coscienza del loro vantaggio nei confronti degli esseri umani, si apprestano a occupare lo spazio vitale, a procurarsi il cibo di cui hanno bisogno…
Come si può vedere, due elementi fondamentali sono in comune: i meteoriti, e le piante. La relazione fra le due minacce non è identica nelle due narrazioni, ma la dimensione visionaria è la stessa.
Nella seconda (Tex n. 420, ottobre 1995, Mille dollari per morire; Tex n. 421, novembre 1995, La minaccia nel deserto; Tex n. 422, dicembre 1995, Terrore a Silver Bell) si confronteranno con un criminale che si è avvelenato bevendo l’acqua di un pozzo contaminato da un asteroide velenoso, richiamando esplicitamente il racconto Il colore venuto dallo spazio di H.P. Lovecraft8.
Mentre Tex e Carson inseguono un rapinatore, Link Johnson, con i suoi complici, una meteora solca il cielo dell’Arizona.
Uno dei complici di Link, bevendo l’acqua del pozzo viene contagiato da un misterioso morbo, e impazzisce finendo ucciso dallo stesso Link. I rangers irrompono, ma Johnson, ormai infettato a sua volta, riesce a fuggire.
Fuggendo ai rangers e allo sceriffo di Silver Bell, Johnson contagia un villaggio di Papagos e gli indiani, mutati in zombie dagli occhi luminescenti, attaccano una diligenza, costringendo i due rangers a ucciderli.
Il giorno seguente, mentre i rangers scoprono che il villaggio indiano è popolato soltanto di cadaveri dissanguati, Link Johnson e il postiglione della diligenza, anche lui infettato, giungono in città, e il morbo si trasforma in una epidemia.
Dopo una notte di violenze e distruzioni, si capisce che l’origine della malattia è nel pozzo del ranch, da cui viene ripescato un piccolo meteorite, la vera origine del male.
Il racconto di Lovecraft è narrato in prima persona da un tecnico che è sconcertato, perché una parte della zona in cui deve operare appare come desolata e inquietante, per cui comincia ad interrogare gli abitanti delle zone limitrofe alla “zona folgorata”, come viene definita da costoro.
Il tutto è cominciato con la caduta di un meteorite che rapidamente si è consumato ed è svanito emettendo una strana luminescenza sul terreno fertilissimo di una famiglia della zona.
Questo evento è alla base degli spaventosi avvenimenti che seguiranno: l’avvelenamento delle frutta, la moria degli animali domestici, la malattia e poi la morte degli abitanti della fattoria rendono palese – almeno al nostro tecnico – il fatto che il meteorite deve aver portato con sé qualcosa di terribile e mortale.
Qui il legame fra l’avventura di Tex e il racconto di Lovecraft è ancora più diretto e evidente.
E questo, come il caso precedente, dimostra la grande attitudine degli autori di Tex a pescare nei magazzini dell’immaginario per sfruttarne i temi con creatività e capacità di adattarli al formato delle loro avventure.
Note
1 S. Spielberg, Jurassic Park, USA, 1993.
2 M. Crichton, Jurassic Park, Garzanti, Milano, 2005.
3 A. Conan Doyle, Un mondo perduto, Editori Riuniti, Roma, 1998.
4 J. Ellroy, Sei pezzi da mille, Mondadori, Milano, 2001.
5 S. King, 22/11/’63, Sperling & Kupfer, Milano, 2011.
6 K. MacDonald, 11.22.63, USA, 2016.
7 J. Windham, Il giorno dei trifidi, Mondadori, Milano, 1951.
8 H. P. Lovecraft, Il colore venuto dallo spazio, in Opere complete, Sugar, Milano, 1973.
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