Il 2020 è cominciato con un evento luttuoso per la musica rock: il 7 gennaio si è spento all'età di 67 anni Neil Peart, leggendario batterista dei Rush, uno dei gruppi più influenti della storia del rock.
L'aggettivo "leggendario" non è certo sprecato per l'artista canadese. Peart è stato non solo uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, ma anche uno straordinario scrittori di testi per la sua band. Testi così profondi da diventare in molti casi oggetto di analisi letteraria.
I Rush si formano a Toronto ed esordiscono nel 1974 con il disco omonimo in cui propongono un hard rock di chiara ispirazione Led Zeppelin. La formazione definitiva (una delle più longeve nella storia del rock) si consolida nel disco successivo (Fly By Night), con Neil Peart che subentra al batterista John Rutsey per affiancarsi a Geddy Lee (voce, basso, tastiere) e Alex Lifeson (chitarre). Peart, appassionato di letteratura, comincia a occuparsi della scrittura dei testi, guadagnandosi il soprannome The Professor. Patito di fantascienza e fantasy (tra le sue letture le opere di Samuel R. Delany e C.S. Lewis), spesso riversa questa passione nei testi delle canzoni dei Rush. Rivendell (da Fly By Night) e Necromancer (dal successivo Caress of Steel) contengono riferimenti espliciti al Signore degli Anelli di Tolkien; di tematica fantasy è anche l'epica By-Tor and the Snow Dog, canzone divisa in quattro parti e lunga quasi nove minuti. In Fly By Night spicca anche Anthem, ispirato all'omonimo romanzo distopico del 1938 (in italiano La vita è nostra) di Ayn Rand, scrittrice statunitense di origine russa.
Ed è ancora l'opera della Rand a costituire per Peart la fonte d'ispirazione dei testi per 2112, la suite che occupa l'intera prima facciata dell'omonimo disco seguente (pubblicato nel 1976) e che consacra la band al di fuori dei confini nordamericani. Dal punto di vista musicale, i Rush si sono svincolati dall'imprinting dei Led Zeppelin, avendo unito alla matrice hard rock una forte connotazione progressive, resa evidente dagli assoli di chitarra di Lifeson e dalla batteria di Peart. Questa svolta sonora, che caratterizzerà anche gli eccellenti dischi successivi, regala alla band il successo commerciale, sebbene parte della critica continui a considerare i Rush "Canada's heavy metal answer to Kiss and Led Zeppelin" (rivista Circus, 27/4/1976).
A rendere immortale il disco è principalmente il lato A: un racconto di fantascienza in musica suddiviso in sette parti e il cui testo è composto interamente da Neil Peart. La lettura del testo del brano e delle note contenute nel disco (attribuite ad "Anonymous, 2112") chiarisce il senso della storia.
L'Overture strumentale è tipica di un'opera rock, un richiamo esplicito all'omonima introduzione di Tommy degli Who. La parte cantata comincia con la seconda parte, The Temples of Syrinx. Nell'anno 2112 le arti, le scienze, la letteratura degli abitanti della Federazione Solare sono controllate dai computer governati dai preti del Tempio di Syrinx.
Terza parte: Discovery. Un giorno un uomo, obbligato fino a quel momento dalle ferree regole imposte dai preti a condurre una vita anonima e monotona, trova in una grotta un oggetto ormai estinto: una chitarra. Riscopre così l'arte perduta della musica.
Quarta parte: Presentation. Quando porta l'antico oggetto al tempio per mostrarne la bellezza e le proprietà, l'uomo viene mandato via dai preti che distruggono anche lo strumento. Sconfortato, torna alla grotta in cui aveva trovato la chitarra.
Quinta parte: Oracle: The Dream. L'uomo si addormenta e sogna che gli antichi abitanti del pianeta (la Razza Antica), in precedenza sconfitti e scacciati dai preti, ne hanno ripreso il controllo.
Sesta parte: Soliloquy. Al risveglio l'uomo decide di suicidarsi, deluso dai recenti avvenimenti e dall'aver constatato che il riscatto dei suoi simili era stato solo un sogno.
Settima parte: Grand Finale. Dopo il suicidio dell'uomo probabilmente scoppia una rivolta. Le frasi finali della canzone sono:
Attention, all planets of the Solar Federation
We have assumed control.
Non è chiaro se a pronunciarle siano i preti che hanno sedato la rivolta oppure la Razza Antica, tornata vittoriosa al potere.
Le note di copertina aiutano a comprendere non solo il senso del racconto scritto da Peart ma anche la fonte d'ispirazione: "With acknowledgement to the genius of Ayn Rand".
All'inizio dell'articolo abbiamo accennato al fatto che molti testi scritti da Peart sono diventati oggetto di studio. Ebbene, sul sito ufficiale dell'Ayn Rand Institute (www.aynrand.org) è disponibile il testo di una lezione in cui si chiede agli studenti di analizzare il testo di 2112 e di confrontarlo con la trama di Anthem.
Anche il lato B dell'album 2112 è di ottimo livello; il brano Twilight Zone richiama esplicitamente le tematiche dell'omonima celebre serie tv di fantascienza (in Italia, Ai confini della realtà).
Fantascienza anche nel disco in studio seguente, A Farewell to Kings (1977), che si conclude con Cygnus X-1 Book I: The Voyage, un racconto in musica concepito da Neil Peart. Un astronauta in viaggio tra le stelle a bordo della navicella Rocinante si avvicina troppo a Cygnus X-1, un buco nero che, con la sua immensa forza gravitazionale, risucchia l'astronave che comincia a precipitare inesorabilmente verso l'orizzonte degli eventi. I vari momenti del viaggio della Rocinante (l'euforia della partenza, l'angosciante attesa del contatto con il buco nero) sono sapientemente sottolineati dalle parti strumentali della canzone.
Il disco successivo, Hemispheres (1978), comincia dove finiva il precedente. In Cygnus X-1 Book II: Hemispheres, la suite in sei parti che apre l'album, si intuisce che il buco nero è una sorta di portale verso altri mondi. L'astronauta si ritrova così sull'Olimpo, in cui assiste alla lotta tra i due emisferi del cervello umano, rappresentati da Apollo (Apollo: Bringer of Wisdom, il pensiero logico) e Dioniso (Dionysus: Bringer of Love, il pensiero emotivo). La popolazione è divisa in due fazioni che entrano in conflitto tra loro (Armageddon: The Battle of Heart and Mind) generando una situazione che può condurre al caos. L'esploratore, stupito dalla mancanza di equilibrio tra le due parti, riesce a mettere fine al conflitto, venendo proclamato Cygnus, l'equilibrio (Cygnus: Bringer of Balance). I due emisferi diventano alla fine una sfera perfetta (The Sphere: A Kind of Dream).
Accenni alle tematiche fantascientifiche anche nel successivo Permanent Waves (1980), in particolare con la lunga conclusiva Natural Science, divisa in tre parti: la nascita dell'universo (Tide Pools), l'epoca dell'uomo (Hyperspace), il futuro incerto, con l'idea che la fine dell'umanità sia un passaggio inevitabile nel fluire della marea del tempo (Permanent Waves).
Ancora fantascienza nel brano Red Barchetta (dall'album Moving Pictures del 1981), ambientato in un futuro in cui sono proibite le auto alimentate con derivati del petrolio ("Motor Law"). Il protagonista della canzone ha la possibilità di guidare una vecchia Barchetta rossa tenuta nascosta dallo zio e di cimentarsi in una gara di velocità con una moderna auto ad aria compressa.
Negli anni seguenti, Peart abbandona l'ispirazione fantascientifica per dedicarsi con maggiore attenzione ai problemi sociali e all'attualità: contemporaneamente la musica dei Rush abbandona le sonorità progressive per virare verso una forma espressiva più vicina al pop (comunque di ottima fattura), caratterizzata dall'utilizzo dei sintetizzatori.
Proprio l'ultimo disco in studio pubblicato dai Rush (Clockwork Angels, 2012) vede il ritorno di Peart alla fantascienza. Le canzoni del disco compongono una storia di ambientazione steampunk: un ragazzo che insegue i propri sogni viene intrappolato tra le grandiose forze dell'ordine e del caos. Curioso notare che la copertina del disco presenta un orologio che riporta simboli alchemici al posto dei numeri: l'orario è 21:12, chiaro riferimento all'album 2112 (di cui sempre nel 2012 è stata pubblicata una versione rimasterizzata scegliendo una data non casuale: 21/12/2012). La storia narrata in Clockwork Angels è diventata anche un romanzo scritto da Kevin J. Anderson, autore di fantascienza e amico di Peart.
A quelli che non hanno avuto la fortuna di apprezzare uno dei personaggi più talentuosi ed eclettici della storia del rock, consigliamo di cercare in rete uno dei tanti video delle esibizioni dal vivo dei Rush e di procurarsi alcuni dei loro dischi (il periodo migliore è probabilmente quello tra il 1976 e il 1981).
A noi piace congedarci dal ricordo di Neil Peart immaginando di richiamarlo ancora una volta sul palco e di annunciarlo come faceva Geddy Lee in uno dei momenti più attesi dei loro straordinari live show: l'assolo di batteria.
Ladies and gentlemen, The Professor on the drum kit!
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