Tra i miei amici di gioventù ce n’era uno di nome Federico che tutti temevamo. La sua specialità era di arrivare dichiarando: “Ho una barzelletta nuova nuova e fortissima.” E partire a raccontarla. Il problema di Federico era che non ricordava mai il finale, quindi tendeva ad incartarsi cercando di chiudere sotto gli sguardi arrabbiati di tutti noi. Tutto terminava con una serie di manate sulla nuca del malcapitato, che però non demordeva e tornava alla carica qualche giorno dopo.

Tutto questo per dire che se nel corso di una narrazione si perde il senso del finale o addirittura non si ha nemmeno ben chiaro il finale stesso, si vanifica almeno metà, se non tutto, il lavoro narrativo.

Mi sembra una passabile riflessione al termine di quest’anno che potremmo definire “L’Anno dei Finali” poiché ha visto le conclusioni di tre saghe fantastiche/fantascientifiche di quelle da milioni di spettatori. Sto parlando di Game of Thrones, Marvel Infinity Saga e Star Wars.

Doverosa premessa per continuare a leggere è lo SPOILER ALERT, perché daremo per scontato che abbiate tutti visto i finali delle saghe, se così non fosse, per favore, non proseguite.

Prima di addentrarsi nello specifico dei finali concediamoci una nuova digressione. Un po’ tutti, prima o poi, ci siamo trovati a partecipare ad una degustazione (di vino, formaggio, sigari, cioccolata, ecc) e nel momento in cui ogni partecipante veniva stimolato a descrivere sensazioni e gusti raramente se ne trovavano due che condividessero in pieno le stesse sensazioni.

Questo per dire che ciascuno di noi esprime giudizi personali e non definitivi, sempre nell’ottica dell’acronimo In My Humble Opinion.

E torniamo ai finali.

La prima saga a concludersi è stata quella Marvel con Avengers: Endgame, rivelatosi poi un enorme successo al botteghino, come sappiamo. La conclusione della Infinity Saga, tra salti temporali e introduzione del concetto del multiverso, ha regalato momenti epici e anche dolorosi, quali Capitan America che solleva e combatte con il Mjolnir (martello di Thor), la morte eroica di Tony Stark e di Vedova Nera e il passaggio di scudo tra un vecchio Steve Rogers/Capitan America e Sam Wilson/Falcon. La sensazione che ha lasciato è stata proprio quella della chiusura di un lungo arco narrativo e il definitivo addio ad alcuni dei personaggi più iconici dell’universo Marvel, con una modalità che non è mai stata così definitiva nei fumetti. Il senso di malinconia e di dubbiosa certezza che non potrà mai più esserci una nuova storia con la formazione degli Avengers del primo film è stata paragonabile al finale gioioso e triste, al tempo stesso, della trilogia de Il Signore degli Anelli.

Nel giro di un mese siamo passati da “Io Sono Tony Stark” a “Io Sono Arya Stark nella stagione finale di Game of Thrones. La discussione sul finale della serie è ancora un fuoco che cova sotto la cenere dei forum, l’ultima stagione e l’evoluzione dei singoli personaggi, stanno ancora riempiendo la rete con paragoni rispetto a finali tuttora discussi di altre serie come I Soprano e, soprattutto, Lost. E se da un lato qualcuno vorrebbe far rigirare la stagione o aspetta con una fiducia pari solo ai culti messianici la pubblicazione dei fantomatici libri conclusivi da parte di “Zio” George R.R. Martin, dall’altro Beniof e Weiss (che sono stati al timone del finale di serie) hanno accettato nuovi lavori per Netflix e ritirato la loro proposta per la collaborazione con l’universo di Guerre Stellari, forse consigliati da vaghi minacciosi rumors dei fan.

Il retrogusto di questo finale mi ha fatto pensare a quando si giocava un torneo di Dungeons & Dragons e dopo aver dedicato tempo e gioco alle premesse, ci trovavamo a risolvere il finale con una battagliona a suon di dadi, perché ormai “s’era fatta una certa ora”, eravamo assonnati e volevamo farla finita.

Quasi cinque mesi dopo, eccoci (dopo quarantadue anni, signori) alla conclusione della saga di Star Wars, con The Rise of Skywalker, nono ed ultimo episodio dell’ultima trilogia.

Anche se qui la decantazione del finale è ancora giovane il gusto residuo è quello di un riordino forzato e faticoso, in modo da chiudere quello che andava chiuso, ripercorrere i “topoi”della trilogia originale e fare i conti con problemi gestionali quali la morte di Carrie Fisher e l’introduzione di personaggi/meteore francamente inutili e/o sprecati, ottenendo un risultato sufficiente ma non così epico come ci si poteva aspettare. La scena finale di Rey che guarda i soli di Tatooine come Luke richiama Episodio IV (Una Nuova Speranza), la storia di un giovane agricoltore sempliciotto e avventato piombato, poi, nel mezzo di conflitti galattici, partendo dal singolo per andare all’universale, mentre la nuova trilogia, sembra, è partita dall’universale sacrificando il singolo.

Forse una delle differenze tra le tre saghe, e quindi tra i finali, risiede proprio nel fatto che se il Marvel MCU ha sempre avuto Kevin Feige e il suo staff al comando, Game of Thrones ha perso George Martin e i suoi libri, costringendo Beniof e Weiss a lavorare su schemi e appunti in una visione più tecnicamente televisiva nelle ultime stagioni, quasi determinando una crasi interna alla serie. Star Wars, invece, ha sofferto di una produzione non del tutto attenta, diciamo forse più convinta che bastasse apporre il logo Star Wars su qualsiasi film/serie per farne un successo planetario.

Comunque sia, ci hanno fatto sognare, divertire, appassionare e discutere e quindi, da nerd o geek che possiamo dirci, hanno conseguito in parte il loro scopo.

Ecco perché mi piacerebbe che potessimo salutare serenamente queste serie con i loro protagonisti che ci hanno accompagnato per tanti anni e tante storie, per poi dedicarci ad altre storie e altri mondi. Tuttavia già incombono le prossime fasi del Marvel Cinematic Universe, la serie prequel di Game of Thrones e (tra un paio di anni) i nuovi film di Star Wars, mentre con l’arrivo di Disney+ avremo serie sia Marvel che Star Wars. A riprova che la macchina dell’intrattenimento vuole ancora spremere storie da questi franchising. A noi resterà sempre, ricordiamocelo, la possibilità di scegliere cosa vedere e cosa no. E, come sempre, buon divertimento a tutti.