Diventato famoso con il ciclo epic fantasy Shadows of the Apt, nel 2015 Adrian Tchaikovsky si affaccia al cosmo liminare della fantascienza con il romanzo I figli del tempo, space opera che riscuote un enorme successo aggiudicandosi, l’anno successivo, uno dei premi più prestigiosi della science fiction britannica, l’Arthur C. Clarke Award, che annovera tra i suoi vincitori scrittori del calibro di Margaret Atwood e China Mieville.
Nel 2017, il libro viene opzionato per un film dai produttori di Hunger Games e Twilight Saga: i diritti cinematografici sono acquisiti da Peter Kang, presidente di produzione di Summit Entertainment e Lionsgate. Ma, l’autore stesso, in un’intervista, ne vede molto difficile l’adattamento per il grande schermo.
In Italia, The Children of Time, arriva soltanto nel 2018 da Fanucci. Un anno dopo, in tempi record rispetto alla stampa inglese di maggio, lo stesso editore pubblica il secondo capitolo della saga, I figli della caduta.
Proprio come il suo predecessore, si tratta di un romanzo estremamente originale che ne riprende l’ambientazione e le tematiche e che adotta lo stesso sistema della doppia narrazione convergente. La prima storia segue le vicende di un gruppo di esploratori che sono stati inviati a terraformare un nuovo mondo che diventerà la prossima dimora dell'umanità. Una volta giunti a destinazione, però, fanno una scoperta inaspettata: il pianeta è già traboccante di vita. I pionieri, allora, invece di distruggerla decidono di preservarla. La seconda storia è ambientata molti secoli più tardi. I Portiani, la civiltà di ragni superintelligenti, e i loro compagni umani inviano una nave esplorativa seguendo i frammentari segnali radio provenienti proprio da quel corpo celeste.
Se I figli del tempo parlava di un mondo governato dai ragni, I figli della caduta ne indaga uno dove regnano incontrastati i cefalopodi. Un interessante parallelo cinematografico può essere individuato nel modo singolare in cui queste creature si esprimono, attraverso mutevoli schemi di colore che aracnidi e umani cercano di comprendere e interpretare. Esso, infatti, ricorda, in parte, quello utilizzato dagli scienziati Banks (Amy Adams) e Donnelly (Jeremy Renner), nel film Arrival di Denis Villeneuve, per comunicare con gli eptapodi.
Diversi riferimenti ad antecedenti letterari sono stati rinvenuti da vari autori in numerose recensioni del romanzo. La più arguta mi sembra quella proposta da Paul Di Filippo, noto scrittore di fantascienza steampunk, sulla rivista Locus. Nell’ordine cita: John Brunner, La prova del fuoco (The Crucible of Time), Neal Stephenson, Seveneves, Jack Williamson, Terraforming Earth, e le vecchie storie del Professor Jameson di Neal R. Jones. Queste opere riprendono alcune tematiche presenti ne I figli della caduta, come il rapporto tra specie aliene, la distruzione della terra e la ricerca di una nuova casa nello spazio, la lunga attesa necessaria per la colonizzazione del pianeta.
In una intervista rilasciata a Space.com l’autore confessa che una delle più grandi fonti di ispirazione per il romanzo è venuta dalla lettura del libro di Ian Stewart e Jack Cohen, What Does A Martian Look Like (2002). Come tiene a precisare Tchaikovsky, non si tratta di fantascienza, ma di congetture sull’evoluzione. I due autori, che sono stati consulenti scientifici di numerose opere di science fiction, fanno ipotesi su cosa si dovrebbe o non si dovrebbe fare quando si progetta e si sviluppa una vita aliena. Un testo sperimentale e visionario che gli è stato estremamente utile.
Valutazioni positive a questo secondo capitolo dell'epopea sono venute anche dai colleghi scrittori britannici. La più lusinghiera è stata espressa da un apprezzatissimo autore di science fiction, Ian McDonald che l’ha così giudicato: “Magnifico. Questa è roba grossa, davvero grande. Ricco di saggezza e Umanità (con la u maiuscola), con una spruzzata di maestosità Stapledoniana… Libri come questo sono il motivo per cui leggiamo fantascienza”.
Il libro
Migliaia di anni fa, il programma di terraformazione della Terra si è esteso verso le stelle, e su un mondo chiamato Nod gli scienziati hanno scoperto una forma di vita aliena. La loro missione prevedeva però che la cancellassero, sovrascrivendo su di essa la memoria del loro mondo. Poi però il grande impero della Terra è caduto e le decisioni relative al programma si sono perse nelle pieghe del tempo.
Eoni più tardi, gli esseri umani e i loro nuovi alleati – i ragni noti come Portiadi – intercettano frammentari segnali radio fra le stelle e inviano una nave esplorativa, la Voyager, nella speranza di trovare i loro cugini provenienti dalla Vecchia Terra.
Non sanno però che gli antichi terraformatori hanno destato su Nod qualcosa che sarebbe stato meglio lasciar dormire indisturbato.
Qualcosa che li sta aspettando.
L’autore
Adrian Tchaikovsky vive insieme a sua moglie a Leeds, città in cui svolge la professione di avvocato. Autore della fortunata serie fantasy Shadow of the Apt, per i suoi romanzi è stato nominato al David Gemmell Legend Award e al British Fantasy Society Award. I Figli del tempo è il suo primo libro di fantascienza ed è stato opzionato da Summit Entertainment e Lionsgate per diventare presto un film.
Adrian Tchaikovsky, I figli della caduta (Children of Time #2), Fanucci, pagg. 459, Euro 19, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store), Euro 9,99
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