Ottanta anni di Marvel  sono un bell'anniversario da festeggiare e Lucca Comics & Games lo fa in grande stile invitando nomi importanti. Ed è il turno di  Jim Starlin che ci concede un'intervista appassionante.

Subito gli vien chiesto come si rapporta con “l'alieno” , con il mutare da uomo a macchina, il passaggio da umano a semidivino. Il tema Becoming Human di Lucca Comics.

Starlin si trova assolutamente a suo agio sulla questione, per lui descrivere e parlare di non umani non è altro che declinare in altra forma ciò che profondamente umano è. I suo i personaggi hanno degli scopi da realizzare, delle passioni, obbiettivi, e – per quanto alieni – sono mossi dagli stessi sentimenti e ragionamenti di tutti noi.

Ci racconta che la NY degli anni Settanta era un crogiolo di idee e di influenze. La sperimentazione era ovunque e la voglia di provare e invetare era ai massimi livelli, e… Ok, ci drogavamo tutti una battuta seguita da una risata che ha il sapore della nostalgia.  

Thanos è un villain, ma alla domanda su cosa pensa dei cosiddetti “cattivi” Starlin storce un po' il naso. Non ama definizioni così precise, nessuno è solo buono o solo malvagio, ma tutti sono mossi da un amalgama di sentimenti contrastanti e nessuna azione può essere mai solo negativa. Thanos ha salvato il mondo altrettante volte quante ha cercato di distruggerlo. 

Oltre a questo personaggio prova una grande affezione me Adam Warlock, perché? Perché non si può non amare un pazzo schizoide, paranoico e con tendenze suicide. 

Starlin ha studiato in una scuola religiosa e successivamente è stato arruolato. Per venti anni ha dovuto confrontarsi con le istituzioni e questo ha sviluppato in lui uno forte senso critico. Esperienze comunque che lo hanno ispirato, lui stesso non sa dire quali siano le cose che lo hanno maggiormente toccato perché per un creativo tutto è importante, da una passeggiata nel bosco, a una scena di guerra.

Sui film campioni di incasso ha poco da dire se non che è del tutto normale che i personaggi siano stati declinati in modo diverso. Computer grafica a parte in un film non è possibile rendere quanto in una storia a fumetti. Per lui sono prodotti del tutto diversi e non ci si sofferma a pensare. Non lo fa, altrimenti impazzirebbe. Però ha molto gradito l'interpretazione di Josh Brolin per la quale in principio era scettico, ma sulla quale si è ricreduto sino a ritenere che la sua recitazione sia stata l'unica possibile.

La mia domanda riguarda “l'oggetto magico”, se si sia ispirato alla novellistica tradizionale, alla simbologia medievale europea o persino al ciclo Wagneriano. In realtà Starlin, per quanto abbia letto romanzi fantasy in gioventù, si è focalizzato soprattutto sulla psicologia e la psicoterapia. Le sue letture in proposito si sono concentrate su Carlos Castaneda. 

Una domanda spinosa: la morte di Robin. Lui è l'uomo che lo ha ucciso, come ci si sente?  In realtà non ha mai amato quel personaggio, ma a decretarne la morte è stato un atto di promozione della DC che attraverso un numero telefonico a pagamento organizzarono un sondaggio. La maggioranza sentenziò che il secondo Robin doveva morire e Starlin scrisse la storia di conseguenza. Purtroppo ci fu una grande mancanza di comunicazione fra i vari uffici della DC e l'ufficio marketing non fu avvisato. Ci furono delle eccedenze significative di prodotti invenduti dalle tazze ai pigiami, ai cestini per il pranzo ai costumi. Il disagio crebbe e nel malconento generale a chi si decise di attribuire tutta la colpa? Starlin alza le braccia e poi rivolge i pollici verso se stesso e sorride.

Lavorare per le major è difficile – come già affermato nelle interviste rilasciate da  Claremont e  Don Rosa – e Starlin è bel felice, adesso, di lavorare per case editrici indipendenti.

Infine una simpatica nota di costume alla domanda su quale personaggio non suo avrebbe voluto ideare  e la risposta è grande e verde: Hulk!

Conoscere gli autori dal vivo è altamente formativo, non solo per quanto dicono, ma per il modo in cui lo fanno, le inflessioni, gli sguardi. Dietro a ogni gesto c'è un racconto infinito di esperienze, duro lavoro e tanta, tantissima voglia di creare ancora.