Ormai ci siamo affezionati all'hotel che il Science+Fiction riserva a giornalisti e artisti. A cinque minuti dal Teatro Miela e un quarto d'ora dal Rossetti (a piedi, s'intende), la posizione strategica del B&B Hotel rende il soggiorno a Trieste un po' meno frenetico, anche se, data la quantità di proiezioni ed eventi collaterali, si dorme davvero poco. È quindi un piacere approfittare della lauta colazione offerta e distruggersi di uova, wurstel e toast al formaggio, sotto gli sguardi sbigottiti dei consumatori di brioche e cappuccino.
Lasciamo pure i perdenti alle loro tristi colazioni e alle loro visite guidate in piazza Unità d'Italia. Tempo di arrivare al Miela – con un po' di fiatone, lo ammettiamo – e siamo già immersi nel ben più interessante incontro di futurologia sulle bambole gonfiabili robot. I professori di robotica Stefania Operto e Paolo Gallina fanno una panoramica molto dettagliata di un'industria in grande sviluppo (non dimentichiamo che dove c'è sesso c'è denaro), in cui le più avanguardistiche ricerche sull'intelligenza artificiale si fondono alle ricerche di nuovi materiali sempre più simili a tessuti organici.
La mattinata prosegue con Tracy Laabs, esperta in neuroingegneria, che ci fa capire quanto siamo vicini alle tanto declamate interfacce neurali di cui la fantascienza ci parla da decenni.
A chiudere gli incontri di futurologia, una tavolata con tre scienziati e un umanista sull’intelligenza artificiale applicata alla scrittura: grande è il fervore in ambito NLP (Natural Language Processing) per i nuovi software in grado di creare saggi, opere di narrativa e sceneggiature. In alcuni casi, questi aiutanti digitali vengono addirittura accreditati come co-autori. Fino a che punto permetteremo alle macchine di svolgere in nostro lavoro?
Se il nostro sadico direttore mettesse le mani su questa tecnologia, ci sostituirebbe con un più efficiente programma?
Angosciati da questo dubbio, decidiamo che è di nuovo ora di mangiare. Trieste, grande città e porto di confine, offre un’ampia gamma di possibilità: fast food, ristoranti etnici e trattorie rustiche si alternano ai lati delle strade. Decidiamo per il Baracca & Burattini, che sfoggia un ricco menù di pietanze locali: dalla jota agli gnocchi di susine, passando per il noto frico e il temibile agnello al kren.
Il nostro programma prevederebbe la seconda selezione degli European Fantastic Shorts (la prima ci era piaciuta un botto), ma optiamo per riguardare per l’ennesima volta Society di Brian Yuzna, ospite d’onore al festival. Il motivo è semplice: il Miela è più vicino del Rossetti e il frico rende la gravità insopportabile.
E così ci immergiamo nell’orrorifica società borghese della storica pellicola del regista filippino (chiaramente dopo un caffè doppio). La potenza visionaria e metaforica rende questo film ancora attuale e, anche se i personaggi non hanno lo spessore di altri cult, la scena dell'orgia è rimasta iconica, nel suo saper fondere un’intelligente satira sociale e con lo splatter estremo creato con la gomma di Screaming Mad George. A questo proposito: non in molti sanno che Yuzna e l’inseparabile Stuart Gordon (Re-animator) hanno lavorato assieme al soggetto di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi. Non osiamo immaginare cosa ne sarebbe venuto fuori se non ci fosse stata la Disney in mezzo. E a proposito di collaborazioni, Yuzna afferma di aver lavorato per un anno a uno script con il grande Dan O’Bannon (a cui è dedicato uno stupendo documentario visto qui al festival) ma che il progetto non si realizzò mai. Se c’è un motivo per fare una campagna di crowdfunding, eccovelo.
Dopo un’obbligata tappa in hotel per il meritato riposino pomeridiano, usciamo motivati a dimostrare al direttore la nostra insostituibilità, ma veniamo purtroppo distratti dall’osteria di Tatiana, dove servono salumi e formaggi di primissima qualità e vini prodotti dalla loro azienda vinicola. Uno schioppettino, un ribolla e purtroppo salta la visione di I am human, una delle opere imperdibili del festival. Pazienza.
Sul filo del rasoio, arriviamo al Rossetti per il seguito dell'acclamato Iron Sky. Ricordate il meme che raffigura il duce a cavallo di un t-rex? Beh, l’opera del finlandese Vuorensuola (presente anche lui al festival) ci va molto vicino. La terra è stata distrutta dalla bomba atomica e i superstiti si sono rifugiati in un ex base nazista sulla luna (vedi primo film), ma non se la passano bene. Una navicella russa in arrivo dalla terra trasporta inconsapevole il gerarca nazista del primo capitolo, da cui veniamo a sapere che una razza di rettiloidi mutaforma viveva sulla Terra all’epoca dei dinosauri e che, con l’arrivo del meteorite che quasi cancellò la vita dalla terra, trovò riparo nelle cavità vicine al centro del pianeta. Tutto questo serve a preparare il terreno per il solito calderone di trovate a metà tra genialità e cialtronaggine: riferimenti a Mark Zuckerberg, il papa, la politica americana, Putin, Bin Laden, tutto tritato e sparato fuori senza vergogna. Scena cult (spoilerata anche nel trailer): un Adolf Hitler rettiliano invade la luna a cavallo di un tirannosauro urlando: “Seig Heil, mothafuckers!”.
Dopo questo, sinceramente non ce la sentiamo di vedere altro e così finiamo di nuovo da Tatiana, ma per pochi minuti. Assonnati da un’ulteriore dose di prosciutto crudo, torniamo in hotel e crolliamo, confortati dall'idea che nessuna intelligenza artificiale potrebbe mai scrivere un articolo del genere.
(N.d.D.: prima o poi capiterà a Gigi di dover fare un test Voight-Kampf, e allora avrà una brutta sorpresa!)
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