Raymond F. Jones non è uno degli autori più noti della fantascienza. In Italia sono stati pubblicati una manciata di romanzi e qualche racconto. L'opera più nota di questo autore è probabilmente Il cittadino dello spazio (This Island Earth, 1952), dal quale fu tratto il famoso film omonimo.
Fra le sue migliori opere lunghe questo L'uomo dei due mondi (Renaissance, 1966), pubblicato l'ultima volta negli Oscar nel 1978, nel quale Jones ha trasfuso tutto ciò che di meglio ha saputo creare la fantascienza americana. L'Uomo dei due mondi è stato più volte imitato e saccheggiato dall'incredibile quantità di idee in esso contenuta.
Nella terra di Kronweld, nessuno, prima del leggendario Igon, aveva osato sfidare la Landa dei Mille Fuochi, al di là della quale si ergeva l'inaccessibile "Pinnacolo" che rappresentava la salvezza dell'umanità. Dopo mille tara la civiltà dei Ricercatori di Kronweld stava morendo. Nessuno, dopo il leggendario Igon, aveva osato sfidare i misteri della "Landa dei Mille Fuochi" che tingeva di fiamme violette il cielo notturno della Città, né aveva cercato di penetrare il mistero della vita nella selvaggia Landa Oscura. Ma Ketan, sfidando ogni falsità della Karildex, la perfetta macchina che integrava la volontà di tutti i cittadini di Kronweld, aveva deciso di opporsi al Consiglio dei Ricercatori. Voleva scoprire per quale motivo più nessuno nasceva sul pianeta, e tutte le nuove creature umane uscivano già mature dall'inaccessibile "Tempio della Nascita", situato sull'orlo del Confine che si ergeva come una muraglia di tenebre, e che era regno esclusivo delle Signore, sin dai tempi della "Prima Donna". E a questo lo spingeva una visione che l'aveva ossessionato da sempre: l'immagine di un deserto pieno di onde di sabbia bianca e scarlatta, in mezzo al quale c'era un maestoso edificio solitario dal quale una Voce chiamava...
L'uomo dei due mondi, pagine 320, Euro 12.50, Editrice Nord.
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