Nato a Milano nel 1962, Franco Forte cura le collane da edicola della Mondadori (Il Giallo Mondadori, Segretissimo, Urania) ed è considerato uno dei più importanti autori italiani di romanzi storici. Molti dei suoi libri sono stati pubblicati dalla casa editrice di Segrate e tra questi i due titoli della serie “Il romanzo di Roma” Carthago (2009) e Roma in fiamme (2011), i gialli storici con protagonista il notaio criminale Niccolò Taverna Il segno dell’untore (2012) e Ira Domini. Sangue sui Navigli (2014) oltre a Gengis Khan. Il figlio del Cielo (nuova edizione 2014) e al romanzo storico Caligola. Impero e follia (2015). Nel 2016 è uscito Cesare l’immortale. Oltre i confini del mondo, il primo capitolo di questa saga, che riporta in vita Giulio Cesare. L’ultimo romanzo in ordine di tempo è invece Romolo. Il primo Re, che narra della fondazione di Roma.
A Franco abbiamo chiesto di raccontarci come è nata l’idea di Strani Mondi, l’antologia apparsa sull’ultimo Millemondi di Urania e formata da ben 15 racconti di 17 scrittori italiani. Un piccolo evento che segna l’attenzione sempre maggiore di Mondadori verso la fantascienza italiana.
Come e quando è nata l’idea di realizzare quest’antologia?
Da tempo sto cercando di dare sostegno alla narrativa italiana di fantascienza, pubblicando i nostri autori quando mi è possibile (in Urania e non solo), cercando di puntare alla qualità come “grimaldello” per scardinare la diffidenza verso gli scrittori del nostro paese da parte dei lettori di science fiction (soprattutto quelli di Urania). Il primo tentativo di un certo spessore in questo senso l’avevo fatto nel 1998, quando insieme a Giuseppe Lippi mi occupai di curare il primo Millemondi tutto italiano. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e dunque mi sembrava arrivato il momento di riproporre quell’esperimento nell’ambito di Urania, non tanto per fare l’ennesima antologia di nostri autori, quanto per cercare di porre le basi per qualcosa di duraturo, che possa diventare un appuntamento di valore per tutti gli appassionati. La mia intenzione, infatti, è quella di dare vita a una raccolta annuale di racconti di fantascienza italiani nell’ambito di Urania (sul Millemondi, o magari su Urania Jumbo, che mi darebbe la possibilità di pubblicare un numero maggio di autori… ma questo lo vedremo in corso d’opera), pubblicando gli scrittori che mi sembrano in grado di proporre le storie più interessanti e al passo con i tempi.
Come è cambiata, a tuo avviso, la fantascienza italiana, dall’uscita di quel primo Millemondi tutto italiano (intitolato “Strani Giorni”)?
Direi che è maturata molto. E soprattutto è uscita dal piccolo ghetto formato dai soliti quattro amici che si pubblicavano incensandosi a vicenda e che litigavano per ogni sciocchezza con gli altri gruppetti in cui tutto il mondo del fandom era suddiviso. Adesso si è più aperti verso i “colleghi”, si provano di continuo nuove strade, si sta raggiungendo una maturità stilistica e strutturale, nelle opere che si scrivono, che mi ricorda il percorso fatto qualche lustro fa dagli autori di giallo, che lavorando bene tutti insieme sono riusciti a sdoganarsi e liberarsi dalle ghettizzazioni, per arrivare oggi a essere gli autori più venduti e celebrati. Chissà, magari fra qualche anno toccherà agli autori di fantascienza…
Negli ultimi anni, con il Premio Urania Short e con i racconti apparsi in appendice a vari numeri di Urania e delle altre collane mondadoriane, tu hai pubblicato racconti di vari autori italiani. Possiamo considerare Strani Mondi un’ulteriore attenzione da parte della Mondadori per la fantascienza italiana?
Sì, come ho detto sto cercando da tempo di dare sostegno ai nostri autori, e Urania è una vetrina importante per raggiungere il grande pubblico, perché nonostante la crisi e il calo delle vendite, i numeri di questa storica testata restano altissimi, rispetto alla media del settore. Ma non c’è solo Urania. Io faccio parte degli Oscar Mondadori, le collane di catalogo da libreria, e in questo ambito, soprattutto con Oscar Fantastica e con la bellissima collana dei Draghi, stiamo cercando di porre le basi per un rilancio della sf italiana ai massimi livelli. Primo esempio è stata la pubblicazione di “Naila di Mondo9” di Dario Tonani, a cui presto seguiranno altri titoli e altri autori da lanciare non più nel solo ambito dell’edicola, ma in quello dell’editoria tout court. Ovviamente, in questo processo Urania resterà essenziale per fare scouting di autori e cominciare a farli conoscere al pubblico, a partire dal Premio Urania per romanzi fino al Premio Urania Short per racconti. Sarà proprio da questi ambiti che cercheremo autori da pubblicare ai massimi livelli in libreria. Il che, lascatemelo dire, si tratta di una svolta epocale per la sf nel nostro Paese.
Al di là della qualità dei racconti, che emerge con forza dall’antologia, quali sono i criteri che hai seguito per selezionare le opere?
Non si tratta di un’antologia tematica, né di una raccolta dedicata esclusivamente agli autori di Urania. Volevo qualcosa di più ampio e variegato. Così ho cercato fra gli autori che più mi hanno appassionato, negli ultimi anni, con le loro storie (io leggo praticamente tutto quello che esce in Italia di fantascienza), dando un occhio di riguardo naturalmente agli autori di punta di Urania, ma pescando anche da chi pubblica con altri editori, oppure da esordienti (o quasi). L’idea era mettere insieme una raccolta del meglio (secondo me, sia chiaro, in virtù del mio ruolo di curatore) di ciò che la SF italiana esprime oggi, e pur con tutti i limiti di un’operazione del genere (avrei avuto bisogno del triplo delle pagine, per farci stare i tanti che giocoforza non sono riuscito a inserire ma che lo avrebbero meritato) credo che il risultato sia soddisfacente, e capace di dare al lettore di Urania una minima eppure ottima panoramica della science fiction nazionale. Mi riprometto, con le prossime raccolte, di dare spazio a tanti altri bravi autori che non sono riuscito a coinvolgere in questo giro, ma che di certo meritano di far parte di questo appuntamento annuale di Urania con la sf italiana.
Quanto è difficile, rispetto a un romanzo, scrivere un racconto e quali sono, secondo te, le caratteristiche che una storia breve di fantascienza deve possedere per aspirare a essere pubblicata da un editore come Mondadori?
La difficoltà, nella narrativa breve, è insita nel fatto che avendo poche pagine a disposizione bisogna cercare di costruire protagonisti di spessore con poche e sapienti pennellate, senza dimenticare che una solida storia è sempre fondamentale per divertire i lettori di fantascienza. Nel romanzo si ha più respiro, si possono dosare gli ingredienti; nel racconto bisogna possedere il dono di costruire con pochi “tratti di penna” personaggi e vicende intense e appassionanti, cucinando un piccolo mondo chiuso che abbia un inizio e una fine coerenti, basato su un’idea forte e su personaggi, ambientazioni e scenari il più possibile originali. Non è un’impresa facile, e se posso dare un consiglio agli autori, io dico: se il vostro racconto vi viene via troppo facile, troppo fluido, senza eccessiva fatica… dubitate che possa essere davvero efficace e originale e rileggetelo con occhio critico. Perché di sicuro chiunque vi leggerà non vi farà sconti.
Nella tua introduzione spieghi che nelle tue intenzioni vorresti far diventare il Millemondi italiano una sorta di appuntamento fisso. Possiamo dare già per scontato che l’anno prossimo uscirà oppure dipenderà anche dall’accoglienza che gli appassionati decreteranno a Strani Mondi?
Come ho già detto, questa è una mia ferma intenzione. Ovviamente, se questo “Strani Mondi” dovesse essere un flop dal punto di vista commerciale (ma non credo, visto che me lo segnalano esaurito in moltissime edicole), allora sarà per me più difficile convincere l’editore a investire ancora nella narrativa breve italiana; ma se tutto andrà bene, come credo, allora sarà tutto più facile, e io intendo proseguire su questa strada, per creare un substrato fertile in cui “coltivare” quanti più bravi autori possibile, ai più talentuosi dei quali, poi, daremo la possibilità di sbarcare in libreria e provare a confrontarsi con il grande pubblico, anche non specializzato. Ovviamente, se tutti gli autori e gli appassionati di SF ci seguissero e ci dessero il loro contributo (leggendoci, ma anche proponendoci le loro opere), allora credo che sarebbe molto più facile rendere questo esperimento una realtà concreta e capace di dare opportunità di pubblicazione ad alto livello a molti scrittori italiani.
Concludo con una piccola parentesi personale: come è nata l’idea, invece, del romanzo “Romolo. Il primo Re” (Mondadori) che hai scritto insieme a Guido Anselmi? Della fondazione di Roma conosciamo la leggenda, ma quanto è stato difficile descrivere un periodo davvero “oscuro” della nostra storia?
Be’, in fondo la leggenda della fondazione di Roma è così intrisa di mistero, mitologia, fantasy e horror da risultare a tutti gli effetti una storia di “genere”, e dunque perfetta per essere studiata a fondo e poi sgranata nei dettagli, fino a ricercare tra le pieghe della fantasia quegli elementi che devono avere dato origine alla leggenda. Questo è il lavoro che abbiamo fatto io e Guido: discriminare tra le fonti antiche e, con un processo di reverse engineering, cercare di riportare la grande leggenda della fondazione di Roma e della saga di Romolo e Remo in un sentiero più razionale, credibile e plausibile. Arrivando a scoprire una storia forse ancora più bella ed entusiasmante della leggenda stessa…
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