Poco più di un anno fa, agli inizi di Marzo, facevo la conoscenza con Capitan Artiglio. Il fatto è che, in quei giorni, era uscito il suo debutto-non debutto, (bisogna considerare che il suo nome era già conosciuto sui social e i suoi lavori ampiamente apprezzati nel web), il suo Kids With Guns che prese il suo nome e lo lanciò verso il decollo. Il primo segno di questo successo fu l'inaspettato (o forse no) tutto esaurito nei giorni del Rho-Fiera 2018.Fra lo stupore generale e la soddisfazione dei ragazzi della BAO Publishing, i dinosauri e i pistoleri di Julien Cittadino (vero nome di Capitan Artiglio) avevano colpito e lo avevano fatto forte.

Organizzamo anche una breve intervista con l'autore, eccovela:

I dinosauri di Capitan Artiglio

I dinosauri di Capitan Artiglio

Articolo di Alex Briatico Venerdì, 27 aprile 2018

Dopo il sold out del Cartoomics di Milano, abbiamo fatto qualche domanda a Julien Cittadino sul suo ultimo lavoro.

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Ed eccoci qui, poco più di un anno dopo, non a raccontare come nacque quel successo, ma perché il fenomeno Kids With Guns ha preso piede.

Facendolo, parleremo del secondo capitolo della saga-trilogia.

Quando comincia la prima, rapida, sfogliata del volume, notai subito una cosa: i dettagli. Presi allora il primo albo e lo misi a confronto: certo, c'era un evidente cambio di ambientazione che passava dal western-deserti-postap alle città-pulp-80's con un conseguente aumento dei dettagli.Certo! Ma la verità era che il livello qualitativo stesso era aumentato; il tratto si era affinato diventando più delicato e preciso.Non che mi servisse una qualche conferma o "una spinta" per iniziare la lettura di Tribe: questo fu una semplice quanto inaspettata sorpresa. E non è questo il bello!

In un mondo in cui l'immortalità porta più problemi che vantaggi, in cui per sopravvivere è meglio far parte della banda giusta e non far arrabbiare quella sbagliata, una bambina fonda la sua posse per ritrovare una parvenza di famiglia
(Dalla quarta di copertina)

La storia non perde tempo a rendersi interessante ed entra subito nel vivo: senza mezzi termini, ci butta in faccia i tre fratelli Doolin che, sebbene uccisi nel precedente capitolo, li ritroviamo belli che vivi e vegeti. Un enorme tizio con la maschera di Anubi spiega a uno dei tre, Duke, il maggiore, che è grazie ai teschi di Moloch in loro possesso che sono ancora vivi.

Immortali, per la precisione. Il sopracitato tizio mascherato, si rivelerà poche pagine dopo essere niente meno che Bill "La Morte" Doolin, padre dei tre fratelli e colui che gli ha donato i teschi magici.Bill ha un piano che porta avanti da tutta una vita, ed è grazie ai suoi figli e la sua banda, "Il mucchio selvaggio", che riuscirà a realizzare il progetto.Nel mentre la bambina senza nome, si ritroverà sola con il suo Carnotauro, abbandonata a sé stessa. Comincerà a vagare per la città, finché un gruppetto di ragazzi spauriti troveranno il coraggio di farsi avanti e presentarsi a lei.

Stop. Non vado oltre. Niente spoiler. 

Il pregio della trama di questo capitolo è che va a complicare e intricare le "cose". La trama lineare del primo volume si fa più articolata; non solo i filoni narrativi si moltiplicheranno, ma un po' come i disegni, tutto si dettaglia di informazioni e lo stesso mondo irromperà nella narrazione con il suo background.

Compariranno i primi e originali abitatori del pianeta, gli Xiantu, una sorta di razza di pipistrelli antropomorfi, creatori dei teschi magici; ricordano nei modi e nell'aspetto i nativi americani e con loro sembrano aver condiviso la triste sorte.I teschi di Moloch, i magici artefatti che rendono immortali i tre fratelli Doolin, non si limiteranno ad essere solo oggetti magici, dimostrando anche loro di "aver carattere".

Tutto questo rende Kids With Guns 2 – Tribe non solo il secondo capitolo di una saga, ma un vero e proprio punto di svolta, se non una presa di coscienza (anche dell'autore) delle potenzialità della storia che riesce a uscire dai parecchi canoni fumettistici, mescolando generi e stili, tenendo incollato il lettore fino all'ultima pagina. Fino all'ultima vignetta. Fino all'ultima didascalia.È un centro perfetto che non delude e che supera ogni previsione, anche le più ottimistiche.