Al sopraggiungere dell’inverno cadono le foglie e ci si scorda l’estate, mentre in clima di guerra fredda si alzano le cortine e ci preoccupano le testate. Bizzarrie metereologiche.
Ricorrendo a uno stiracchiato gioco di parole abbiamo superato gli anni ‘50 e, come preannunciato nel capitolo precedente, scopriremo quanto il “fattore atomico” permei anche l’immaginario a fumetti di casa nostra, con tutto il carico di aspettative e paure che sono le due facce dei sogni di progresso della modernità.
Siamo nel 1960, la presenza DC comics non ha competitor per il suo olimpo in costume, mentre la rivoluzione Marvel dei “supereroi con superproblemi” è lontana da venire. Ai tempi del boom economico, perciò, la vista di un ragno fa ancora ribrezzo e quindi il suo ibrido con un essere umano ispira solo horror come L’esperimento del dottor K, mentre fumetti come lo Spidermen di Cowan e Bunn, appaiono pure nelle nostre edicole, ma sul fronte dei cattivi, in una collana della Bianconi edizioni durata poco più di una decina di numeri.
Il modello egemone resta dunque il ragazzo d’acciaio, Superman, che continua a essere citato con imitazioni anche smaccate ma adattandole ai gusti e gli scenari tricolori. Inauguriamo così il decennio con la tuta gialla e la cappa rossa di Junior, l’eroe-bambino (come dice anche il nome) di Grecchi e Ugolini.
Tipico prodotto de L’Intrepido frammisto di azione e sentimento, Junior è un giovane rimasto colpito dall’esplosione di una centrale atomica, sabotaggio dal quale trae i suoi poteri (e come se no?) che gli consentono di volare e di leggere nel pensiero degli avversari, oltre a dargli una non trascurabile forza da caterpillar. Nel suo team c’è un imprecisato tutore chiamato Senior, che nella vita fa l’astronauta (ma indossando tuta e mantellina), una madre, Jenny, e la fidanzata Marzia, dotata anche lei di costume, ma non di poteri tranne la capacità di mettersi nei guai. L’eroe del prolifico Luigi Grecchi, e di Loredano Ugolini, dal ’59 colonna portante della casa editrice Universo, vive sulle pagine del settimanale elaborate avventure in storie di ampio respiro divise in più puntate.
La buona accoglienza del pubblico gratifica tanto il ragazzo prodigio da fargli meritare una propria collana autonoma, inoltre diventaerà anche un prodotto esportazione, approdando in Francia dove viene pubblicato col nome Super J.
Un anno dopo l’entrata in scena di Junior, la stampa popolare italiana dà la luce a un altro protagonista che varca i confini nazionali per trovare casa anche in UK, sulle pagine della collana antologica Wonderman. È l’alieno caduto sulla Terra Radar, creato da Tristano Torelli e Franco Donatelli per l’albo Il piccolo sceriffo. Extraterrestre come Superman, Radar batte però il collega USA per il numero imbarazzante di poteri, dal volo alla superforza al trasformismo e altre doti sufficienti da bastare a mezza Justice League. L’escamotage risulta un po’ eccessivo, ma è funzionale alla brevità delle storie di Torelli, tutte concentrate in una dozzina di tavole che abbozzano degli sketch dalle soluzioni sbrigative. A dargli forma provvede il disegno di Donatelli, grottesco e sommario nelle tavole bianco e nero, quanto dotato di notevole artisticità nelle copertine a colori. Da buon mutaforma, Radar riuscirà poi a sopravvivere ai suoi tempi ritornando nel ’94 alla carta stampata col reboot di Marcello Albano, Giorgio Lavagna e Stefano Natali. Lo ritroviamo, infatti, sulla rivista Cyborg della Telemaco Comics in compagnia del Ramarro di Giuseppe Palumbo e Daniele Brolli o l’astronauta Stella Rossa di Onofrio Catacchio.
Il 1962 fa il bis di eroi in incognito sulla rivista delle edizioni Corno Maschera Nera, settimanale dedicato a uno dei Tanti eroi western del momento, il giustiziere a cavallo di Luciano Secchi e Paolo Piffarerio. Evidentemente debitore dell’americano Lone Ranger, Maschera Nera viene accompagnato dalle storie tra spionistico e avventuroso dell’agente speciale Red Norton, più noto col nome di battaglia di Atomik.
Con uno pseudonimo così non è difficile immaginarne il plot del personaggio: grazie a una tuta atomica (ma vah?) rubata per nobili fini a una cricca di malviventi che vogliono sfruttarne le prestazioni, Norton trova pane per i suoi denti affrontando il Dominatore, un autarca stile Blofeld che dall’Himalaya trama per la conquista del mondo. I poteri del super-vestito consentono a Norton di fare sfoggio di forza sovrumana, invulnerabilità e persino raggi distruttivi emanati dai guanti. L’ironia di Secchi lo protegge invece dalle pernacchie dei nemici, visto che la sua tuta dalle braghe zebrate giallo/nere, non è proprio il massimo dell’ars sutoria.
Siamo ormai di casa in quella grande famiglia di miracolati dalla scissione nucleare, che negli States fa fortuna con i vari Capitan Atom, Nukla o Solar, rispettivamente per le edizioni Charlton, Dell e Gold Key. Le radiazioni danno più benefici di un bagno eliotropico – quanto meno agli sceneggiatori, e il fumetto se ne giova arricchendosi di miti moderni che attraversano le vignette volando, sollevando autobus e sparando raggi, fulmini e girandole neanche fosse San Silvestro.
L’arrivo dell’Ombra di Hugo Pratt e Alberto Ongaro, va in controtendenza replicando la formula incappucciata de L’Asso di Picche, con una narrazione dal taglio più leggero rivolta a una platea di ragazzi. Anche qui abbiamo un umano normodotato, la cui doppia identità è dedicata alla lotta del crimine con l’aiuto di una pantera nera e un nobile orientale, il principe Wu. Nelle tre storie apparse nel ’64 sulle pagine del Corriere dei Piccoli si può godere un Pratt dal segno ormai riconoscibile e personalissimo rispetto agli esordi canniffiani, al servizio di avventure veloci e spiritose, spruzzate di un tocco fantascientifico che confina col modello bondiano di Fleming.
Al canone atomico si ritorna (almeno nel nome) nel ’65 con la creazione di D’Amico e Diso, Atoman, omonimo di un analogo eroe del ’46 della Sparks Publications, ma dalle differenti origini, dato che i suoi poteri non derivano da una catastrofe in stile Cernobyl, ma dall’unione umana/aliena dei propri genitori misti. La vita breve della pubblicazione, autodichiarata “Il fumetto che esce con 20 anni di anticipo”, è anche un by-pass tra le storie prettamente supereroistiche e il fumetto nero dominato da figure come Diabolik e Kriminal, cugini lontani con cui Atoman condivide cadenza quindicinale, formato ridotto, bianco e nero retinato.
Tra le singolarità di questo personaggio che nella vita pubblica insegna astrofisica ad Harvard, sono l’orario di servizio dei suoi super-poteri, attivi nella fascia notturna, ma inerti alle prime luci dell’alba e ancora l’antagonismo del fratello cattivo Killer, dotato delle sue stesse facoltà e dedito al crimine, tanto da fregargli pure il titolo in copertina nei penultimi due numeri della serie.
Siamo vicini alle colonne d’Ercole degli anni ’70, quando l’arrivo di Spiderman e soci porterà nuovi modelli e nuove ispirazioni che segneranno il mondo dei balloon. Ai lettori italiani, ancora digiuni degli eroi di Stan Lee, pare garbare più l’etichetta “gialla” che quella “super”, per cui nei fumetti alle scazzottate tra improbabili semidei incappucciati preferisce le atmosfere noir in salsa paranormale di collane come Satanik di Magnus e Bunker. Per questo fino al decennio successivo prolifereranno effimere presenze in bilico tra i generi come i quattro albi di Barbel, la modella-investigatrice creata da Angelo Platania nel ‘65, oppure la mostruosa Superwomen di Clelia Ferrario e Renato Frascoli del ’66, o la famigliola rettiliana de i Serpenti di Pier Carpi, Casabianca e Magni (1967), personaggi non collocabili a pieno titolo nel filone dei potenziati, ma rientranti in una categoria ambigua in cui la detection scavalca il sense of wonder, forse un po’ ingenuo, dei forzuti volanti alla Nembo Kid.
Dal Makabar di Pedrazzi e Mangiarano, attivo nel 1970, al Capitan Novara di Fabrizio de Fabritiis del 2004 è passata parecchia acqua sotto i ponti e si vede. La ricetta americana si è fatta sedurre dai Manga giapponesi e i comics italiani si adeguano, implementando tutte e due le cucine nelle proprie pietanze locali. Il risultato? Beh, se vedere un ufo a Lucca non è poi tanto impossibile, digerire un übermensh nato da una risaia radioattiva richiede ancora parecchio bicarbonato. Stiamo attenti a non disperare, comunque. Prima o poi, un supereroe credibile l’avremo pure noi, per ora ci facciamo bastare Alex Zanardi.
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