Negli ultimi anni, il fronte più caldo della fantascienza è senza dubbio il piccolo schermo: le serie televisive hanno occupato, per quantità e qualità, l'immaginario della science fiction e dietro questa rivoluzione, non c'è dubbio, che un peso rilevante lo hanno avuto i numerosi servizi di streaming apparsi sia in America sia in Europa. Abbiamo volutamente detto piccolo schermo proprio perché, oramai, è sempre più obsoleto parlare di televisione in senso stretto. Le piattaforme di streaming hanno rivoluzionato il mercato della fiction televisiva, laddove la trasmissione prima era ad esclusivo appannaggio della televisione cosiddetta generalista che aveva nel broadcasting il suo punto di forza, mentre ora l'offerta è più frammentata. Cosa significa tutto questo?

La TV generalista funziona con il sistema di broadcasting, ossia la modalità di diffusione dei contenuti che deriva dal termine broadcast, la tecnica per la trasmissione di segnali audio e/o video che avviene da una fonte emittente ad una molteplicità di riceventi. Così, per estensione, il termine broadcasting viene usato per indicare la comunicazione che avviene da una fonte emittente verso una pluralità di destinatari, i quali ricevono il messaggio in funzione della contemporanea presenza di due caratteristiche: il possesso e uso di un apparato ricevente da una parte e una localizzazione entro il raggio di copertura del segnale della fonte emittente dall’altra. Il caso più lampante di broadcasting è per l'appunto la televisione.

Per guardare una puntata della propria serie televisiva preferita, nel sistema della televisione generalista e quindi del broadcasting, bisogna attendere che il canale televisivo la trasmetta ad un giorno e ad un orario prestabilito. Se non si può, si deve sperare in una replica oppure attendere che la serie televisiva finisca nel mercato dell'home video.

Oggi, invece, con le piattaforme di streaming è possibile guardare un episodio della propria serie TV preferita in qualsiasi momento della giornata e non necessariamente in televisione, ma anche sul proprio smartphone, tablet o computer. Non si è più più “prigionieri del palinsesto”, ossia di precisi giorni e orari di trasmissione. Inoltre, possiamo avere a disposizione non una puntata, ma anche tutte le stagioni della fiction televisiva che vogliamo guardate, in modo da poterlo fare quando ci pare, in qualsiasi momento della giornata, tant'è che spesso si usa l'espressione inglese Binge watching, che sta proprio a segnalare l'ossessione di guardare una dopo l'altra le puntate della stessa serie, senza interruzioni (anche pubblicitarie).

Con le piattaforme di streaming televisive si è affermato un nuovo tipo di diffusione dei contenuti che, sempre con una terminologia specifica e in inglese, si chiama narrowcasting (trasmissione ristretta). Con questo termine s'intende, per l'appunto, una diffusione mirata di contenuti, trasmessi ad un pubblico interessato. È il modello di comunicazione di Internet, in cui l’utente accede ai contenuti sul web (in alcuni casi gratis, in altri previa sottoscrizione di un abbonamento o comunque a seguito di un pagamento) per poterne usufruire in piena libertà, sia di tempo sia di luogo, con la giusta tecnologia e una connessione alla rete.

Mentre con il broadcasting si cerca di raggiungere il maggior numero di spettatori, con il narrowcasting l'obiettivo diventa di arrivare ad un pubblico ristretto, disposto però a pagare per ottenere i contenuti (nel nostro esempio le fiction televisive o anche i film) che desidera guardare.

È difficile dire dove questa rivoluzione ci porterà, ma alcuni, chiamiamoli così, effetti secondari di questo profondo cambiamento sono in atto.

Primo: i canali di diffusione dei contenuti, nel nostro caso di fiction televisiva, si sono moltiplicati. Non solo sono nate piatttaforme di streaming “nazionali”, costringendo le TV generaliste ad entrare anche in questo settore, ma molti di questi servizi sono nati con un ottica nativamente internazionale, catapultando anche nel nostro Paese, e in tanti altri, i propri contenuti, come ad esempio hanno fatto Netflix ed Amazon Prime Video.

Secondo: i tempi di trasmissione di un contenuto, diciamo di una nuova serie televisiva, sono ormai diventati contemporanei. Se una serie TV inizia le proprie trasmissioni negli Stati Uniti, il paese dove è stata realizzata, può essere trasmessa in contemporanea o quasi anche nel nostro Paese, e in tutti gli altri dove la piattaforma è presente. Prendiamo il caso di Star Trek: Discovery, uno dei franchising più longevi dell'immaginario fantascientifico, che ha avuto le sue origini proprio nella televisione generalista. Una nuova puntata della serie viene trasmessa negli Stai Uniti dal canale CBS All Access e il giorno dopo è disponibile, grazie a Netflix, in tutto il resto del mondo, Italia compresa. Sembrano passati anni luce da quando un appassionato doveva sperare che un canale generalista decidesse di acquistare una serie televisiva per poi trasmetterla, magari ad orari impossibili per via dell'audience basso.

Terzo: sta accadendo che la fruizione in modalità narrowcasting riesce a raccogliere, nei paesi cosiddetti più avanzati, un pubblico maggiore di quello che continua ad usufruire la TV generalista del sistema di broadcasting. Il pubblico televisivo si sta spostando, lentamente, sempre più verso le piattaforme di streaming.

Infine, il pubblico di un Paese, mettiamo l'Italia, si ritrova a poter usufruire di un numero sempre crescente di prodotti realizzati da nazioni diciamo così marginali nella produzione di fiction televisive. Per esempio, non è inusuale poter guardare serie televisive realizzate in Spagna o Norvegia, oppure provenienti da paesi ancora più lontani. Così come sempre più fiction italiane riescono a conquistare un pubblico all'estero, grazie proprio ai servizi di streaming.

Di questo processo in atto, che è ancora in bilico tra broadcasting e narrowcasting, la fantascienza sta beneficiando, almeno dal punto di vista quantitativo, ma il alcuni casi anche qualitativo, perché in fondo quando la concorrenza si moltiplica la differenza la può fare solo la qualità.