Nel week-end appena trascorso durante il Sundance Film Festival un film è stato dichiarato su tutti il più adatto a diventare parte della prossima programmazione di Netflix, il suo titolo è I Am Mother, e tutto comincia, ovviamente, dalla fine.
Quella del mondo ovviamente, anche se la storia è ambientata all'interno di un bunker sotterraneo tanto asettico e lucido quanto desolato. Un evento apocalittico ha cancellato l'umanità dalla faccia della Terra, nel bunker vengono custoditi 63000 embrioni da un robot, chiamato appunto Mother (con la voce di Rose Byrne, X-Men: apocalisse).
Lo scopo della robotica madre è selezionare gli embrioni, farli sviluppare fino a diventare neonati e poi bambini nell'arco di sole 24 ore in un laboratorio ipertecnologico, per cominciare il processo di ripopolazione del pianeta quando verrà il momento.
Mother comincia scegliendo un embrione, che diventerà una bambina chiamato molto semplicemente Daughter (Clara Rugaard).
Nata e cresciuta nei labirintici corridoi della struttura sotterranea, Daughter ha un rapporto letterale di madre e figlia con Mother, la quale la sottopone ogni anno a esami legati alla conoscenza, alla resistenza fisica e anche alla filosofia.
Test che, spiega il robot, servono tanto alla bambina quanto a lei, per riuscire a diventare la migliore insegnante per la prossima generazione di esseri umani.
Non a caso il passaggio successivo sarà prelevare un altro embrione e cominciare l'opera di ricostruzione della razza umana.
Durante la notte Mother ha bisogno di ricaricarsi per molte ore, il che dà il tempo alla bambina di vagare liberamente nei meandri della struttura.
Poi, l'arrivo inatteso: una donna (Hilary Swank, Million Dollar Baby) ferita da colpi di arma da fuoco, compare davanti al portellone d'ingresso e la ragazzina la fa entrare.
La donna però comincia a raccontare una storia molto diversa degli eventi avvenuti sulla Terra, rispetto a quanto insegnatole da Mother e molto presto lo scontro tra le due madri surrogato prenderà la piega di quello che i critici hanno definito un incrocio tra 10 Cloverfield Lane e Terminator 2, soprattutto quando la Swank diventerà una emula di Sarah Connor.
Produzione australiana il cui regista è il semiesordiente Grant Sputore, mentre la sceneggiatura è di Michael Lloyd Green, i giornalisti hanno sottolineato che malgrado lo spunto non originalissimo, va lodato il modo in cui il regista sia riuscito a far sembrare quella che è una piccola produzione indipendente, allo stesso livello di un blockbuster hollywoodiano.
Al momento in cui scriviamo non ci sono ancora distributori per il film, ma visto l'amore per la fantascienza sia da parte di Netflix che di Amazon Primevideo, è estremamente probabile che presto vedremo online lo scontro tra due madri per difendere quella che ritengono la figlia da difendere a ogni costo.
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