Gli Iron Maiden sono uno dei gruppi di punta dell'heavy metal. Il terzo disco (The Number of the Beast, 1982) contiene Children of the Damned che racconta dei bambini di un villaggio nati con poteri psichici particolari dopo che i loro genitori sono entrati in contatto con un manufatto alieno. L'ispirazione deriva dal romanzo I figli dell'invasione (The Midwich Cuckoos, 1957) di John Wyndham.
Il quarto album del gruppo è del 1983 e si intitola Piece of Mind. Il disco si conclude con To Tame a Land, composta dal leader e bassista Steve Harris, e ispirata a Dune di Frank Herbert. I riferimenti al capolavoro dello scrittore statunitense sono così espliciti ("In a world called Arakis / It is a land that's rich in spice / The sandriders and the mice / That they call the Muad'Dib") che Harris contatta l'agente di Herbert chiedendo il permesso di intitolare la canzone Dune e di introdurre il pezzo con una parte recitata presa dal romanzo. La risposta dell'agente arriva ed è clamorosamente negativa: "Herbert non ama i gruppi rock, in particolare i gruppi di rock duro e specialmente i gruppi come gli Iron Maiden".
Il sesto album in studio degli Iron Maiden si intitola Somewhere in Time (1986) e parla di fantascienza già dalla copertina che contiene chiari riferimenti al film Blade Runner (proiettato in un cinema che si chiama "Philip K. Dick" e citato su una targa che riporta la scritta "Tyrrell Corp."), a Bradbury ("Bradbury Towers Hotel International"), ad Isaac Asimov ("Asimov Foudation" si legge su un'insegna) . Tra i brani ricordiamo Caught Somewhere in Time, in cui il diavolo offre un viaggio nel tempo come tentazione, e Stranger in a Strange Land che si riferisce all'omonimo romanzo di Heinlein solo nel titolo, in realtà racconta di un esploratore che muore durante una spedizione nell'Artico e viene ritrovato congelato da una spedizione successiva.
Nel 2000, dopo vari album di successo, arriva Brave New World. La fantascienza è nel titolo, che riprende l'omonimo capolavoro di Aldous Huxley (1932), e nella copertina che presenta una Londra del futuro. La title track riprende la visione distopica del libro immaginando un futuro decadente e caratterizzato da paura e solitudine. Out of the Silent Planet è ispirata all'omonimo romanzo di C.S. Lewis del 1938: il pianeta silenzioso è la Terra, divenuto un pianeta malvagio a causa di conflitti tra i Signori che governano l'Universo.
Dal mare magnum dell'heavy metal e delle sue innumerevoli sfaccettature ci piace "pescare" i Fear Factory, band californiana che ha prodotto una serie di dischi basati sull'idea del rapporto conflittuale uomo-macchina con una chiara influenza dei film della serie Terminator.
L'album d'esordio è Soul of a New Machine, del 1992, ed è un concept che descrive un mondo in cui l'umanità ha creato una società iper-tecnologica con le macchine che prendono progressivamente il sopravvento. Il connubio fra uomini e macchine diviene quindi una costante.
Il disco successivo, Demanufacture (1995), prosegue la storia del precedente e ottiene anche un discreto successo commerciale. L'umanità è stata soggiogata dalle macchine cibernetiche, ogni canzone rappresenta un capitolo di questa nuova condizione di vita.
In Obsolete (1997), l'umanità, che ha creato le macchine per semplificare la propria vita, è divenuta obsoleta: la Terra è governata dalle macchine, l'Uomo non è più il principale abitante del pianeta. Solo un uomo trova il coraggio di ribellarsi a questa condizione di servitù e di provare a soggiogare le macchine.
La serie si conclude nel 2001 con Digimortal, in cui Uomo e Macchina, consapevoli della reciproca dipendenza, si fondono l'uno nell'altra diventando un'unica Entità: il titolo del disco fonde le due parole "digital", relativa alle macchine, e "mortal" relativa all'umanità.
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