Ground Control to Major Tom,

Commencing countdown, engines on…

Il conto alla rovescia scandisce i secondi che precedono il decollo della navicella spaziale guidata dal Maggiore Tom: destinazione Luna. Sono i versi che aprono Space Oddity, brano iniziale del secondo LP di un ventiduenne artista londinese in cerca di fama e successo. Si chiama David Bowie (o meglio, si fa chiamare così perché il suo vero nome è David Robert Jones) e, grazie a questo brano pubblicato nel luglio del 1969, inizia una carriera straordinaria terminata con la sua morte nel 2016.

Space Oddity è una canzone fondamentale non solo nella storia del rock ma, in particolare, per quel filone musicale caratterizzato da brani che trattano temi attinenti la fantascienza: viaggi spaziali, viaggi nel tempo, distopie, ucronie.

Per esplorare e analizzare in dettaglio i momenti d'incontro tra rock e fantascienza ci vorrebbe un intero libro: l'ultimo, in ordine di tempo, è stato scritto da Mario Gazzola ed Ernesto Assante e si intitola Fantarock; ne parliamo con gli autori in un'intervista di questo speciale di Delos.

Quindi qui non faremo nessuna presunzione di completezza e di esaustività: ci limiteremo a saltellare qua e là nello spazio e nel tempo alla ricerca delle tappe salienti del viaggio di chitarre elettriche e sintetizzatori nel futuro o a bordo di astronavi.

Vi rimandiamo inoltre a un altro articolo di approfondimento contenuto in questo stesso "speciale" per analizzare gli aspetti legati al progressive rock; in articoli dei numeri successivi parleremo delle numerose esperienze al di fuori del mondo anglosassone e della stretta collaborazione tra uno degli scrittori di fs più noti (Michael Moorcock) e alcuni dei gruppi rock più rilevanti (gli Hawkwind e i Blue Öyster Cult).