Quando pensiamo a un giustiziere che agisce fregandosene della legge (sia quella giudiziaria che quelle della fisica), ci balza in mente una galleria di figure mascherate iniziata da Zorro e proseguita da suo “nipote” Batman. È l’incarnazione del poliziotto fai-da-te, figura non proprio cristallina che il camuffamento rende ancora più equivoca, dato che occultare il viso è sempre stato la prerogativa di briganti, membri del KKK, rapinatori, o massoni deviati, tutti personaggi che nell’anonimato ci sguazzano. Appare strano, quindi, che il loro peggiore avversario sia proprio qualcuno che si nasconde dietro un costume, in genere con un tocco macabro che può creare parentele imbarazzanti – vedi Kriminal di Magnus e Max Bunker e il Phantom di Lee Falk, entrambi clienti dell’emporio del teschio.
Il travestimento, in conclusione, sembra comprendere soggetti dalle finalità opposte, ossia ladri matricolati e sentinelle del bene aventi un unico, basilare tratto in comune: farsi un baffo delle regole. Che questo possa essere un mezzo per salvare il mondo oppure per svuotarne le casseforti è un semplice dettaglio, il carisma di queste figure misteriose e affascinanti risiede nel loro rompere gli schemi. Senza scomodare gli Apocalittici e Integrati di Umberto Eco, proveremo allora a coglierne i tratti distintivi più evidenti dividendone le fila in due grandi famiglie.
Gli appartenenti alle sezione “basic” sono Signor Rossi come noi, differenziati dalla doppia vita e dalla propensione a menare travestiti da chirotteri o bagarozzi. Quelli della sezione “special”, invece, sono i semidei del nostro tempo, collocabili nella fascia tra il fantascientifico e il magico che forma il pantheon dei super-eroi.
Va ricordato che, a complicare il rigore della classificazione non sempre i giustizieri dotati di poteri speciali agiscono in costume, per esempio pensiamo a Luke Cage e Jessica Jones, che demoliscono muri a mani nude, pur presentandosi al pubblico come anagrafe li ha fatti. In molti altri casi, a portare una maschera sono piuttosto degli umani “normali”, assimilati per meriti speciali al reparto supereroistico. Con buona pace dei puristi ci muoveremo quindi in questa zona incerta, nella quale trovano collocazione tutti coloro che si fanno in quattro per vigilare sulla quiete pubblica, sperando in un mondo migliore ma certo non in una pensione da parlamentare.
Preparandoci a trattare l’argomento dal punto di vista nazionale, bisogna cominciare col porsi una domanda. Un paese che trova più plausibile trovare del buccellato su Marte che un Ufo a Lucca (Fruttero & Lucentini insegnano), può mai creare modelli come Superman o l’Uomo Ragno, oppure il suo contributo all’epopea mascherata restano al massimo le zuffe di Pulcinella?
Se a andiamo a scavare nelle produzioni del fumetto italiano resteremo sorpresi della quantità di eroi oversized che affollano le sue riviste, Come primi esempi germinali, abbiamo gli omaccioni alla Dick Fulmine o Gim Toro, dalla dialettica tutta “prima si pesta poi si ragiona” che piace al regime, fino ad assimilarne le gesta in funzione propagandistica.
A quanto pare, da noi l’uomo forte piace (ma vah?), però in clima di autarchia dev’essere targato tricolore, per questo nel 1939 la prima apparizione di Superman non dura più di un anno nelle edicole, anche se ribattezzato Ciclone e ripreso pure da autori locali come Vincenzo e Zenobio Baggioli.
Il suo successore, altrettanto privo di maschera e altrettanto potenziato è Spartaco Ferri, noto come L’Uomo blindato, un eroe del Corriere dei Piccoli disegnato da Edgardo Dell’Acqua, che fa un’apparizione isolata nel 1940, con la sua suit tecnologica da Iron Man in gabardine accompagnato da gadget e trucchetti vari pronti all’occorrenza.
È ancora presto per parlare di Supereroe, ma nel giro di cinque anni il filone attecchisce e ramifica nelle sue due versioni sopracitate, affollando la scena sia di invulnerabili che di semplici fegatosi in competizione coi cugini americani.
Carlo Cossio, prolifico creatore di Dick Fulmine, si dà da fare nel 1945 inventando un personaggio vestito come un cosacco e dall’acconciatura a tre lobi stile Ruandese, è l’improbabile Tanks, uscito sugli albi Forza e Coraggio, dove pubblica avventure mirabolanti e grottesche. venate di forte ironia. Tanks agisce grazie a un siero che gli dona superforza e minimizza il senso del ridicolo, si avvale di un assistente chiamato Guizzo e resiste a suon di sberle fino alla chiusura del ’48.
I suoi colleghi notturni, più schivi e di derivazione romantica, sono i primi giustizieri mascherati. Capostipite assoluto, secondo la World Encyclopedia of Comics, è l’Asso di Picche, creato nel 1945 dal team Mario Faustinelli, Alberto Ongaro, Fernando Carcupino e Hugo Pratt, un eroe dal segno canniffiano ispirato al Phantom di Lee Falk, di cui riprende il gusto dell’abbigliamento elasticizzato. L’Asso e le sue avventure vanno avanti circa tre anni in Italia prima di trasferirsi in Sudamerica presso Editorial Abril dove proseguono fino al 1951. Ai pugni del giustiziere in tuta gialla, dotato di costume ma non di poteri, fa eco nel 1946 il Misterix di Massimo Garnier e Paul Campani, che si presenta al contrario a viso scoperto, però in una tuta alimentata da un dispositivo atomico che lo rende invulnerabile – salvo frequenti malfunzionamenti, consentendogli talvolta pure di volare.
Agli inceppi di Misterix, dall’altalenante efficienza tutta italiana, si uniscono nello stesso anno anche Mistero di Leonello Martini e Franco Donatelli – alias Frank Well – e Amok di Cesare Solini e Antonio Canale, un campione di esotismi casalinghi dalla “k” che rimanda più a Sandokan che a Bob Kane. I destini dei due comics si incrociano, perché Donatelli, con lo pseudonimo di Frank Donat disegnerà anche delle storie del gigante di Giava, prima di entrare nella scuderia Bonelli, dove illustrerà anche il più famoso Zagor.
L’anno dopo dell’apparizione misteriosa sugli albi dell’editore Ponzoni, ecco arrivare un soggetto che fonde Tarzan e Aquaman in un solo difensore della natura marina, è Roal di Roberto Renzi e Andrea Da Passano. Superforte, dotato dalla chirurgia d’avanguardia della facoltà di respirare sottacqua e chiacchierare con squali, capitoni e mazzancolle, Roal vive avventure prevalentemente acquatiche, ma non disdegna di illustrare le tecniche di nuoto in un singolare corso grafico.
Di stretta misura nel maggio 1948 lo segue Razzo, l’uomo di plastica, una creazione di Lascial e Angelo Platania che disegna con tratto piacevole e moderno un eroe dalla gran quantità di poteri assortiti, in grado di tenere botta coi colleghi d’oltreoceano, dei quali anticipa spunti e caratterizzazione.
Dopo diversi personaggi potenziati, gli anni Quaranta si chiudono con due protagonisti che traggono le proprie radici nel pulp all’europea costituito dai romanzi d’appendice e relativi eroi, come lo yogin Sub Krasnodar, Fantomas, o il più fantascientifico Le Nyctalope. Parliamo del Plutos di Gian Luigi Bonelli e Leone Cimpellin, un batmanide assetato di vendetta in seguito alla morte del fratello, che combatte il crimine con un abbigliamento un po’ mefistofelico e l’ausilio di due pistole a gas, decisamente più efficaci. Con Maskar di Gallieno Ferri, nel 1949 ritorniamo sul modello “castigamatti”, incontrando un punitore dal cappuccio nero come quello di un boia, filiazione dell’omologo francese Fantax, portato in Italia dallo stesso editore De Leo finché la censura non ne impedisce le pubblicazioni. Tetragono e un po’ meno violento del compare d’oltralpe, Maskar entra in azione nel ’51 imboccando il filone che si svilupperà in un decennio nei popolari fumetti neri, dove detectives e malviventi si contendono la scena in un contesto moralmente più ambiguo di quello dei solari eroi delle origini.
Dopo un pit-stop durato circa un decennio, saranno gli anni Sessanta, come vedremo in seguito, a dare il la a una nuova generazione di campioni, frutto dell’incubo/miracolo atomico, e in concorrenza sempre più serrata con le fila della DC comics prima e della Marvel poi. Intrufolati tra le pagine di riviste come L’Intrepido, o titolari di testate proprie dall’esistenza meteorica, i supereroi di casa nostra si apprestano a chiudere il secolo e ad andare oltre cambiando faccia, stile e persino abitudini. Ditelo al Ramarro di Giuseppe Palumbo, che sublimando il disfattismo nazionale è il primo eroe che prende più legnate di quante ne dia. E gli piace da matti!
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