Si avvicina il momento in cui vedremo cosa accadrà dopo l'inatteso incontro spaziale tra la Discovery e l'Enterprise, ma la stagione due di Star Trek: Discovery è qualcosa di più di un semplice proseguimento, è un cambio totale di registro, come ha raccontato il nuovo showrunner nonché co-creatore della serie Alex Kurtzman, precedentemente al lavoro anche sulla saga cinematografica e ora anche sulla serie dedicata a Picard.

Spock e Burnham

Per Kurtzman i fan hanno molte domande sul collegamento tra Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) e Spock (Ethan Peck). E aggiunge che, se si vuole raccontare una nuova storia su di lui devi parlare di un capitolo mai scritto e riempiere quegli spazi bianchi del personaggio che non sapevamo ci fossero.

Aveva avuto lo stesso approccio con la saga cinematografica: nella mitologia di Star Trek esistevano alcune aree che erano state dipinte in modo così ampio che c'era spazio per l'interpretazione e per riempire i buchi.

E il motivo per cui Spock non ha mai parlato della sorella adottiva è una domanda così importante per chi conosce il personaggio che hanno sentito la necessità di dedicargli una intera stagione invece di un solo episodio.

Come non lo abbiamo mai visto

Scopriamo così uno Spock molto diverso da quello della serie classica, dove era più o meno formato e aveva capito che era necessario bilanciare la logica e le emozioni.

Invece, l'evento che ha vissuto la sua versione giovane gli ha fritto la componente logica e il suo lato emotivo non è equipaggiato per affrontarlo, motivo per cui vive un dissidio interiore.

L'aspetto più importante di questa stagione è spiegare che se non fosse per la Burnham non avremmo lo Spock che conosciamo.

Un po' di humor

Laddove nella prima stagione era difficile trovare spazio per l'umorismo mentre moriva un sacco di gente e l'equipaggio sul ponte di comando andava formandosi come una famiglia, qui sono ormai in sintonia e lavorano insieme per risolvere i problemi.

Ci sarà più spazio per l'interazione individuale tra due personaggi, cosa che durante una guerra era impossibile e soprattutto, per uno degli elementi distintivi della serie classica: l'umorismo.

ma c'è un altro aspetto che Kurtzman ha potuto finalmente esplorare: l'umanesimo, elemento fondamentale della serie originale.

Non è episodica

Malgrado guardando la seconda stagione si potrà avere la sensazione che abbia preso una struttura più episodica, la realtà è che è composta da tasselli di un puzzle, che se in alcuni casi possono apparire autoconclusivi, in realtà si riveleranno parte fondamentale del gran finale.

Pike

Pike (Anson Mount) e Number One (Rebecca Romijn)
Pike (Anson Mount) e Number One (Rebecca Romijn)

Kurtzman definisce l'attore Anson Mount (Marvel's Inhumans) un essere umano splendido che incarna alla perfezione lo spirito di Pike. È gentile e generoso e cerca sempre il meglio in sé stesso e negli altri, ma porta anche con sé un enorme senso dell'autorità.

L'impossibilità

Lo showrunner svela che nella stanza degli sceneggiatori passano molto tempo a discutere su cosa possa essere parte del canone della saga e cosa no, ci sono persone il cui compito è unicamente di far loro notare quando stanno oltrepassando il limite.

Ma aggiunge anche che a un certo punto gli hanno parlato delle graphic novel e dei fumetti e dopo più di cinquanta anni è impossibile essere sempre coerenti con il canone, perché ci sono stati anni di vuoto narrativo e anni pieni di creatività dove ogni autore riempiva i vuoti su determinati personaggi senza una serie che desse delle indicazioni, per cui semplicemente si inventavano le cose, e ora loro si ritrovano a chiedersi cosa sia canone e cosa no, ma è pur sempre una discussione costruttiva.

E concludendo dicendo che sì, vogliono attenersi al canone, ma voglio anche inventare cose nuove che non gli appartengono, perché è possibile fare entrambe le cose.

La stagione due di Star Trek: Discovery debutta da noi su Netflix il 18 gennaio, vi lasciamo con il trailer ufficiale più recente.