Perché realizzare una versione non censurata di Deadpool 2 vi starete chiedendo, e soprattutto, chi è Fred Savage, elemento centrale di questa (più o meno) nuova versione?
Per cominciare, il 12 dicembre la Fox ha rilasciato nei cinema americani Once Upon a Deadpool, in quella versione che negli States viene chiamata PG-13 di Deadpool 2, cioè senza alcun divieto, rispetto alla versione originale che invece (almeno in patria) era classificato R (minori solo se accompagnati). Ma entrambi i capitoli avevano registrato incassi enormi nonostante un divieto che fino a pochi anni fa penalizzava fortemente i film che rientravano in quella categoria:
Deadpool incassava 783 milioni nel mondo contro un budget di soli 58 milioni, Deadpool 2 735 contro 110 milioni di budget. La saga del mercenario chiacchierino e sboccato perfettamente interpretato da Ryan Reynolds, che aveva letteralmente lottato perché il primo film vedesse la luce, funziona benissimo, e prossimamente si espanderà con la X-Force, anche se resta da vedere con quale formazione, e chi ha visto il secondo capitolo capirà il riferimento.
I motivi sono due, e solo economici: il primo è l’ambìto mercato cinese. Così come noi lo abbiamo visto, Deadpool 2 semplicemente non viene accettato dalla censura in Cina, ma come ha scoperto la Sony recentemente, Venom che era PG-13 in origine, ha portato a casa 270 milioni solo sul territorio cinese. La Cina è il mercato che tutte le major vogliono raggiungere, per cui se un film deve essere (drasticamente, come scopriremo) tagliato e rimontato, per loro non è un problema.
Il secondo è allargare il mondo di Deadpool a tutta la famiglia, così che i genitori possano introdurre Wade Wilson anche ai loro figli. E sì, viene spontaneo chiedersi quanto del passaggio della Fox alla Disney abbia a che fare con questo esperimento di ripulitura del film.
Reynolds però ne ha aggiunto un altro, più meritevole: per ogni biglietto venduto un dollaro andrà alla fondazione Fudge Cancer (anche qui cambiando la parola F%ck con Fudge per i minori), legittimando almeno un po’ quello che è solo un mero esercizio commerciale.
Ma funziona?
Sia IGN che Forbes sono concordi, La risposta è no. Nel dover eliminare ogni traccia di violenza esplicita le scene d’azione hanno subito dei tagli che le rendono frazionate e obiettivamente inguardabili, spariscono tutte le battute sboccate, sparisce il sangue, l’intera sequenza del lancio dall’aereo, ma il tutto purtroppo non passa inosservato, il film, almeno agli occhi di chi ha visto l’originale, zoppica invece di saltare.
Contenuti extra
E veniamo a Fred Savage, che Deadpool ha rapito per constringerlo ad ascoltare le scene da lui raccontate che non si possono vedere nel film (e per difendere i Nickelback, ma questa è un’altra storia). Se la stanza in cui si svolge questa parte vi sembra familiare è perché è la ricostruzione esatta di quella del film ormai di culto La storia fantastica (The Princess Bride), datato 1987 (ricordate? sono Iñigo Montoya, tu hai ucciso mio padre, preparate a morir!
), in cui il nonno Peter Falk raccontava al nipotino la storia della principessa con il volto di Robin Wright e del suo innamorato Wesley (Carey Elwes). Bene, il nipotino era proprio Fred Savage, nel frattempo cresciuto e diventato sia regista televisivo (2 Broke Girls, Modern Family) che attore (Friends from College su Netflix).
Inoltre, il film contiene venti minuti di scene inedite e risulta più lungo di tre minuti rispetto all’originale, per cui potete immaginare i cambiamenti avvenuti
Stan Lee
Se nel film il cameo del grande autore scomparso di recente era un murale gigante sul lato di un palazzo, qui prima al suddetto viene aggiunta la scritta RIP, poi nelle scene post credit (cambiate rispetto a quelle originali), oltre a vedere Deadpool che aiuta Savage a ricominciare a camminare, prima vediamo delle scene da lui girate e non utilizzate per il primo film, poi un breve video con alcune sue foto e video da lui commentate fuori campo, per poi entrare un’ultima volta in scena dicendo
Abbiamo raccontato delle belle storie.
È un addio molto riuscito e commovente che dona un tocco in più a una edizione di un film che, fondamentalmente, è stata fatta per fare altri soldi.
E forse, dicono alcuni, perché la Disney voleva testare sul pubblico un Deadpool più in linea con le produzioni Marvel, ovvero, adatto ai bambini. E in questo, secondo tutte le testate online, ha ovviamente fallito miseramente, Deadpool funziona proprio per come si comporta, non per diventare come Captain America.
Al momento non ci sono sono notizie su un possibile arrivo da noi, nel frattempo vi lasciamo con i tre trailer originali.
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