Delos 22: Racconto racconto di

Milena Debenedetti

GUARITORE

Milena Debenedetti, savonese, ha vinto l'anno scorso la sezione fantasy del Premio Courmayeur.

Deve essersi trattato di un sogno. Non so trovare spiegazioni più brillanti, per quanto ci rimugini su.

Del resto c'era proprio di che addormentarsi, vedendo i quadratini colorati scorrere lentamente sul video, mentre l'antivirus stava controllando la memoria del disco C. Oltretutto, quel programma usava colori orrendi; chissà mai quello che l'aveva assemblato che razza di tappezzerie aveva in casa: probabilmente uno sfondo arancio a fiori viola, o roba del genere. Era un maledetto affare, quel virus. Se l'erano preso i computer di mezza fabbrica, e per di più veniva da un dischetto di giochini che ci aveva portato uno della contabilità. Poiché la cosa si era risaputa, essere beccati con il terminale infettato equivaleva a farsi pescare con le mani nel barattolo della marmellata, se capite cosa voglio dire. I nostri computer erano tutti vecchi 386, che a stento reggevano Windows. I normali programmi di controllo erano solo capaci di individuare le zone del disco rigido che erano andate a pallino; ma quanto a ripulirle, c'era da sudare come a ferragosto. E i più finivano per arrendersi, chiamare la manutenzione, e subirsi la ramanzina di rito.

Io però non intendevo mollare tanto facilmente: avevo una certa pratica di virus, ed era tutta la mattina che me ne stavo incollato al video, ad armeggiare. Una questione di principio, o piuttosto di amor proprio. Che volete, non mi andava di farmi riprendere come uno scolaretto. Avevo saltato il pranzo, e mi ero fatto portare un panino, che avevo sbocconcellato alla meno peggio, sbriciolando qua e là sulla tastiera, quando all'improvviso mi vidi piombare alle spalle il nuovo assunto, quello delle ricerche, che avevo intravisto un paio di volte nei corridoi.

Lo squadrai, reprimendo a fatica la disapprovazione. Eppure io mi ritengo di larghe vedute: ho sopportato senza battere ciglio tutte le acconciature maschili di moda adesso, dal codino alle treccine. Ma la tonsura come i frati! Mi pare un po' esagerato. Una volta in fabbrica facevano più caso al tuo aspetto.

E anche sul suo abbigliamento, poi, ci sarebbe stato da ridire. Il tipo doveva essere appena rientrato da mensa, perché indossava ancora il cappotto, umido di pioggia. Una specie di montgomery marrone con un grande cappuccio, lungo quasi fino ai piedi, di una stoffa ruvida che pareva tela di sacco.

Qualche straccetto da boutique, pensai sempre più biasimevole, una schifezza che costa più del mio stipendio di un mese. Comunque, per amor del quieto vivere e per formalismo aziendale, mi sforzai di essere amichevole, e lo salutai per primo.

Non mi rispose. Bel maleducato. L'amico stava fissando intensamente il video, come se fosse affascinato da quei colori orrendi.

-- Problemi. -- mormorò, poi. -- La tua controparte elettronica sta male.

Sembrava che stesse per propormi di dargli un'aspirina. "Controparte elettronica"... questa poi! Mi morsi la lingua, frenando il sarcasmo, e mi limitai a dire, in tono che la cautela rendeva asettico: -- Un brutto virus. L'ho individuato, ma non riesco ad annullarlo.

Annuì, con serietà esagerata.

-- Soffre molto. -- mi spiegò. -- Se continui con i tuoi esami, non fai che peggiorare il suo stato.

-- Che cosa? -- quasi gridai, non potendo più trattenermi. -- Ma davvero mi stai dicendo che questa ferraglia è in grado di provare dolore?

Corrugò la fronte, come rattristato.

-- Perché non volete comprendere? -- declamò. -- Il dolore è dolore, per qualsiasi essere vivente. Un tempo, vi erano epidemie e carestie, torture e supplizi, e l'uomo mortificava se stesso e disprezzava il dono dell'esistenza. Un dono di Dio. Ed ora che il creatore vi ha illuminato, e potete dare la vita a queste splendide menti, a questo puro, limpido e razionale pensiero... Ancora non capite, e siete sordi e ciechi, e crudelmente le colpite con pestilenze, e infliggete loro malattie senza scopo. Ma un giorno non lontano, vedrete simulacri di metallo, che sono la vostra perfetta immagine, barcollare corrotti da queste stesse implacabili malattie, e arrugginire e cadere a pezzi mentre nei loro occhi di cristallo si spegnerà lentamente la luce... Capirete, allora? Allora potrete provare vergogna, o almeno pietà?

Ero così sbalordito, che lo fissavo a bocca aperta, senza trovare una sola sillaba per rispondere. Un matto, mi dicevo. Uno di quei fanatici di qualche setta. Adoratori dei computer, nientemeno. Chissà come aveva fatto ad ingannare tutti, nei colloqui di assunzione.

Mi pareva anche piuttosto pericoloso: avrei dovuto tenerlo buono con qualche scusa, e andare poi di corsa a chiamare aiuto.

Ma vedendo la mia espressione inebetita, aveva già scrollato la testa, smettendo quella sua aria ispirata.

-- Tu non capisci -- riprese, in un mormorio -- Come tutti, non puoi accettare ciò che sfugge ai tuoi sensi. Se solo lo avvertissi, il dolore delle altre creature. Se lo percepissi, come io lo percepisco...

Si interruppe, rinunciando del tutto a tentare di convincermi, e sospirò. -- E va bene. Allora osserva, creatura scettica.

Si avvicinò al PC, ed io istintivamente fui lì lì per bloccarlo, temendo che combinasse guai. Ma cambiai subito idea: a quel punto, lo confesso, ero incuriosito dalla faccenda. (Non oso dire "affascinato") Volevo vedere cosa combinava quel matto. Tanto più - ragionavo, cinicamente - che se avesse distrutto tutto sarebbe stata colpa sua, non mia.

Si era rimboccato le ampie maniche del cappotto, ed aveva steso le braccia in avanti, ponendo le mani distese, palme in giù, a pochi centimetri dal video.

Quanto a scenografia, fu deludente. Dopo qualche lungo minuto, ebbe un tremito, che lo scosse in tutto il corpo, e abbassò le braccia. Qualche gocciolina di sudore, o forse ancora di pioggia, gli brillava sulla fronte, e teneva gli occhi chiusi.

Poi li riaprì, e disse: -- Ecco. E' risanato, ora. Controlla, se ancora non ci credi.

Lo feci, naturalmente. Sul video, era ricomparso il familiare C:> . Si vede che nel frattempo era finita la scansione.

Beh, ci credereste? Provai tutti i programmi, e le applicazioni più strane: nessuna traccia del virus, come non fosse mai esistito. Provai e riprovai, e quando finalmente mi ricordai dello sballato e mi voltai indietro, quello se n'era andato.

Non lo si rivide mai più in fabbrica. E quel che è più strano, non risultò traccia di lui da nessuna parte, come se non fosse stato regolarmente assunto, né avesse passato i colloqui. Un vero mistero. Ma forse non poi tanto: a volte questi fissati sono anche abili millantatori. Quanto alla "guarigione" del computer... beh, forse a furia di trafficarci avevo involontariamente trovato la chiave per annullare il virus. O la conosceva lui, e aveva fatto solo un po' di scena, per prendermi in giro. Però quel suo discorso era talmente allucinante da lasciarmi il dubbio di aver sognato.

La pettinatura e la faccenda del cappotto, a ripensarci, mi ricordarono improvvisamente qualcosa.

Di questi tempi tengo nel cassetto della scrivania un libro, sapete, e lo sfoglio nell'intervallo: un testo piuttosto curioso, che parla di mistici e di sette del Medioevo.

C'è una pagina, ad un certo punto, occupata da una illustrazione, dove si vede un vecchio sdraiato, tutto cencioso, che sembra passarsela maluccio, ed un tizio chino su di lui, con un saio da frate ed una faccia proprio uguale al fissato, e anche in quel disegno ha le mani tese in avanti, e gli occhi chiusi. La didascalia dice : "Il guaritore. Dipinto di ignoto."

Troppo strana, come coincidenza. Per forza devo essermi sognato tutto quanto...