Aveva novantacinque anni, e per quanto nelle non rarissime apparizioni, sui social o nei cameo dei film tratti dai suoi personaggi apparisse sempre lucido e brillante, tutti sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Ma questo non rende il fatto più leggero. Se ne è andato Stan Lee, e tutti noi siamo un po' orfani.
Forse può apparire una frase un po' forte, definirlo una delle persone che hanno maggiormente contribuito a creare la cultura contemporanea. Ma ne siamo convinti. I supereroi hanno invaso le nostre vite come in altra epoca fecero le canzoni dei Beatles. Hanno creato una nuova mitologia, un nuovo immaginario collettivo. Non cambia nulla specificare che i supereroi non li ha inventati lui, che Superman e Batman combattevano già il male quando lui era solo un ragazzo, Stanley Martin Lieber, nato a Manhattan nel 1922. Perché è solo merito di Stan Lee e della sua Marvel se i supereroi sono usciti dalle pagine dei fumetti per diventare personaggi della cultura del ventesimo e del ventunesimo secolo.
Altri condividono meriti con lui: a cominciare da Jack Kirby e Steve Ditko, che hanno messo la loro arte, la loro creatività, le loro storie: senza nulla togliere a questi grandi artisti, sono stati i Steve Wozniak che hanno dato forma alle idee visionarie di uno Steve Jobs del fumetto.
Ha creato Spider-Man, i Fantastici Quattro, gli X-Men, Doctor Strange, Black Panther, Iron Man, Thor, Daredevil e tanti altri, nomi di eroi che tutti conoscono, bambini e adulti: 'nuff said. Una popolarità che era già tale molto prima che la Disney comprasse la Marvel, che nascesse il Marvel Cinematic Universe che ha dominato gli incassi cinematografici degli ultimi dieci anni.
Ebreo di origini romene, aveva cominciato a lavorare alla Timely, la casa editrice che in seguito avrebbe cambiato nome in Marvel, fin da ragazzo. Già a diciassette anni ricopriva il ruolo di editor. Di ritorno dalla guerra riprende dove aveva lasciaro, occupandosi di varie collane, ed è solo verso la fine degli anni CInquanta che, per seguire la scia della DC, che Timely/Marvel decide di dare nuovo impulso alle sue serie di supereroi e la affida a Stan Lee.
Lee si mette al lavoro e nel 1961 lancia i Fantastici Quattro, creati con Kirby. Il successo della serie da il via a varie altre creazioni: Thor, Hulk, Doctor Strange, Daredevil, fino all'arrivo di Spider-Man nel 1962.
Quello che determina il successo dei fumetti Marvel è soprattutto lo stile creato da Lee. Il contatto coi lettori, il gergo tutto particolare di Lee (nuff said, excelsior, face front!, eccetera) e naturalmente la formula magica dei suoi personaggi, supereroi con superproblemi, ben diversi dai monolitici eroi DC.
La carriera di Lee è stata lunghissima, fino all'acquisto della Marvel da parte della Disney, ai tanti cameo cinematografici e televisivi, quasi uno in ogni film tratti dai supereroi Marvel, al punto da diventare uno dei momenti dei film più attesi dai fan.
Negli ultimi anni, dopo la morte della moglie, la vita di Lee era andata un po' alla deriva. Attorno a lui si è combattuta una lotta non molto elegante tra tutori ed eredi, che gli hanno rovinato proprio negli ultimi anni di vita rapporti durati decenni. Con tutto ciò, non mancava di postare di tanto in tanto un video sui social, con le sue idee, i suoi consigli.
Per tanti, in tutto il mondo, era un po' un nonno adottivo, e la sua scomparsa ha lo stesso sapore della scomparsa di un nonno a cui si voleva bene, dolce e dolorosa allo stesso tempo. Excelsior, Stan.
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