Primo Novembre, piove e fa freddo. Il clima ideale per un'intervista a Junji Ito creatore di fumetti fra i più inquietanti e terribili del Giappone contemporaneo. La piccola sala dove ci riuniamo per intervistare il maestro è accogliente e ci viene offerto – grazie impeccabile organizzazione di Lucca Comics and Games – un buon caffè caldo, ma questo non è sufficiente a toglierci quel brivido gelido che ci serpeggia dentro. Perché? Perché di fronte a noi abbiamo uno degli autori più prolifici, e, diciamolo pure, disgustosamente prolifici degli ultimi anni.
Conoscevo Ito solo per Tomie, ma già dalla mostra a lui dedicata a Palazzo Ducale sempre in occasione di questa edizione di LCG la curiosità di approfondirne la lettura è cresciuta. Proprio in mostra ci sono tavole così assolutamente raccapriccianti da far distogliere lo sguardo ai più e proprio in una didascalia possiamo leggere le parole del maestro dicono che sono disgustoso, ebbene disgustatevi. Eppure non posso che ammirarne la bravura e il tratto molto incisivo e preciso.
Laureato in odontoiatria e ottimo conoscitore dell'anatomia – e psicologia – umana Ito ci confida alcuni aspetti del suo lavoro. Perché scrive di ossessioni? Perché lui per primo, in gioventù, ha sofferto di simili disturbi e non fa che raccontare le sue esperienze anche quotidiane o banali esagerandole, esasperandole. Proprio questo dualismo fra il cercare di vivere comunemente e l'incapacità di relazionarsi con gli altri è per lui stimolo ad accettare di vertere in chiave fumettistica il romanzo di Osamu Dazai Lo squalificato nella cui trama vede molte sfaccettature simili al suo vissuto. Unico rimpianto? Quello di non sapere che de Lo squalificato esisteva già una versione a fumetti. Purtroppo – avendo potuto scegliere da una rosa di titoli di narrativa proposti dall'editore – se lo avesse saputo prima avrebbe optato per qualcos'altro nonostante la trama così accattivante.
Storie lunghe a puntate o brevi? Brevi! Assolutamente! Tranne l'eccezione di Gyo per la quale si è imposto di lavorare su una serie, Ito predilige brevi racconti auto conclusivi. La pubblicazione mensile impone un certo ritmo e lui sa di essere lento quindi storie che si concludono in un'unica stampa sono per lui le migliori, gli permettono di tener fede alle scadenze editoriali – soprattutto per la stampa digitale così in voga nel Sol Levante – e tengono avvinto il lettore che, spesso, tende a non ricordare ciò che è accaduto nei numeri precedenti. Per questo troviamo raccolte di storie brevi, terribili, incisive, ma di poche pagine.
La sua ispirazione è nel quotidiano, nel banale che assume toni orrendi e disgustosi. Ama molto prendere ispirazione guidando in autostrada oppure durante un lungo bagno caldo rilassante, ma spesso anche piccoli avvenimenti domestici possono essere degni di nota. Ricorda di quando ha dovuto fare a pezzi un vecchio futon per gettarlo nelle immondizie e – aprendolo – vi ha trovato una schifosa macchia di muffa oblunga molto simile a un grosso millepiedi nero. Subito la storia ha preso forma nella sua mente, ma l'editore decise di non pubblicarla perché troppo banale.
Il quotidiano, quando era bambino, era meno banale. Credeva nell'esistenza degli extraterrestri di cui attendeva un'eventuale visita appostato sul suo terrazzo e temeva che nei lunghi e cupi corridoi della vecchia casa natale si annidassero dei fantasmi. Durante le medie lesse un testo di chimica organica nella quale venivano spiegati i cambiamenti del cervello umano durante la crescita e in particolar modo durante l'adolescenza. Comprese – a suo avviso – che non poteva esistere l'anima oltre il corpo e quindi neppure i fantasmi. Il disincanto totale mitigato solo dalla leggenda della Kuchisake Onna tipico mostro femminile dell'immaginario della prefettura di Gifu di cui è originario Ito . Il maestro non credeva a quella leggenda, ma era comunque interessante credervi per conversare con uno dei propri compagni di classe.
E se l'arte del fumettista è caratterizzata da racconti brevi le opere da essi tratti sono veri e propri film o serie televisive. Ito è molto soddisfatto di qualsiasi lavoro di breve o lunga durata a lui ispirato. Delle otto versioni di Tomie è rimasto molto contento della prima, ma anche della penultima e ultima soprattutto per come il regista ha saputo caratterizzare i personaggi rendendolo in alcuni tratti persino migliori dell'originale questo anche grazie alla musica e agli effetti sonori che in un fumetto non sono presenti e che invece i vari registi hanno perfettamente indovinato; e spera che presto verrà diretto The Enigma of Amigara Fault che pensa possa essere adatto alla versione cinematografica.
Per questo Lucca Comics Ito ha partecipato insieme a Dave McKean, Ruggero Deodato e Alberto Dal Lago a un lavoro collettivo su Frankenstein in occasione del bicentenario della pubblicazione del racconto di Mary Shelley – Il Prometeo Moderno. Gli artisti si sono confrontati sulla figura di questo classico del terrore ricavandone spunti nuovi che esporranno durante la seconda sezione di Masters of Horror domenica 4 Novembre alle ore 11.00 presso il Teatro del Giglio. Il fumettista ringrazia pubblicamente Tommaso Tommasi per la traduzione non solo dell'intervista odierna, ma per l'aiuto durante il confronto con gli altri artisti in quanto il suo inglese è carente e l'aiuto del traduttore dal giapponese è stato provvidenziale.
Salutiamo il maestro in attesa, quindi, del 4 novembre perché anche i classici che diamo per scontati possono essere materia per nuovi lavori. Ito, fra quotidiano esasperato e banalità efferate ci insegna proprio questo: le rivoltanti sfaccettature della vita umana non hanno mai fine, nel loro quieto scorrere fra classici immortali e giorni sempre uguali.
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