Il regista premio Oscar Damien Chazelle e il protagonista Ryan Gosling, dopo il grande successo del film La La Land, vincitore di sei premi Oscar, tornano a lavorare insieme nel film First Man – Il Primo Uomo che narra l’avvincente storia della missione della NASA che ha portato per l'appunto il primo uomo sulla Luna. Il film si concentra sulla figura di Neil Armstrong e sugli anni tra il 1961 e il 1969, ed è basato sul libro di James R. Hansen e scritto da Josh Singer.
Oltre a Gosling, fanno parte del cast anche Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Patrick Fugit, Ciaran Hinds, Ethan Embry, Shea Whigham, Corey Stoll, Pablo Schreiber
Il regista Chazelle, a proposito della sceneggiatura, è rimasto colpito dalla prospettiva particolare di Singer su come affrontare una storia così importante.
“Prima di cominciare a lavorare a First Man – Il Primo Uomo, conoscevo la narrazione fatta dai libri di testo della missione sulla luna: la storia di successo di un traguardo raggiunto che rappresenta un’icona…ma non sapevo molto di più,” ha affermato Chazelle. “Una volta cominciato a scavare, ero sempre più sbalordito dalla pura follia e dal pericolo dell’impresa, la quantità di volte che è andata vicino al fallimento ed il prezzo pagato in termini di vite umane da tutti coloro che vi erano coinvolti. Volevo capire cosa spingesse questi uomini ad affrontare un viaggio nello spazio profondo e come potesse essere questa esperienza, momento dopo momento, respiro dopo respiro.”
La curiosità per i dettagli affascinanti e per l’istinto di Armstrong hanno spinto Chazelle ad andare in profondità nelle sue ricerche. “Per afferrare la situazione ho dovuto esplorare la vita di Neil nella propria famiglia; era una storia che doveva essere imperniata tra la luna ed il lavandino della cucina, l’immensità dello spazio contrapposta ai toni della vita quotidiana,” ha continuato il regista. “Ho scelto di girare il film come fosse cinema vérité, rappresentando in modo realistico sia per le missioni spaziali che nei momenti più intimi e riservati della famiglia Armstrong. La mia speranza era che questo approccio potesse evidenziare la sofferenza, la gioia, le vite vissute e quelle perdute nel nome di uno degli scopi più famosi della storia: mettere piede sulla luna.”
Sebbene l’esito dell’allunaggio dell’Apollo 11 sia ben noto, i passaggi scrupolosi e pericolosi che hanno portato alla missione (oltre che la capacità di resistenza e la determinazione dell’uomo che ha fatto il primo passo) sono, per la maggior parte delle persone, un mistero. “Per l’evento più famoso nella storia del mondo, è scioccante quanto effettivamente poco noti siano i particolari dell’evento e di quanto poco si sappia dell’uomo che ha compiuto quei primi passi,” ha affermato Chazelle. “Mi ha sbalordito il fatto che un evento di questa portata non sia stato raccontato in un lungometraggio prima. Vogliamo sottolineare quanto fosse spaventoso andare nello spazio: era letteralmente come un barattolo di latta sgangherato o una bara.”
L’obiettivo del regista era di dare al pubblico un’idea diretta di cosa fosse necessario per addestrarsi per questo tipo di missione, oltre che essere il primo all’interno delle prime cabine di pilotaggio di quel tipo. Insieme a Singer e Gosling, l’ispirazione di Chazelle era di cogliere quanto viscerale, difficile e spaventoso fosse questo viaggio…oltre che dei sacrifici necessari per diventare il primo uomo sulla luna.
“Ci sono molte altre storie che descrivono l’allunaggio ma io volevo sapere come erano stati tutti quegli anni che avevano portato a compiere i primi passi sulla luna, oltre a che cosa si provava ad essere l’uomo che aveva lasciato la prima impronta sulla luna,” ha dichiarato Chazelle. “Solo un piccolo gruppetto di persone nella storia è mai stata sulla luna, e Neil Armstrong è stato il primo. Cosa ancora più importante, è una storia ricca di emozioni di un uomo che cerca di essere padre e marito mentre intraprende questo viaggio nel cosmo.”
Il film, che copre il periodo dal 1961 al 1969, fornisce al pubblico una visione chiara di cosa accadde all’interno delle mura della NASA—oltre che gettare uno sguardo all’interno della vita privata di Armstrong, notoriamente riservata.
Sebbene Gosling e Chazelle avessero ampiamente collaborato per La La Land, il loro lavoro per la pre-produzione e le riprese per First Man – Il Primo Uomo (che è andato avanti anche durante la post-produzione) è stato su un altro livello. “Io e Ryan abbiamo un rapporto che va oltre il semplice rapporto “attore-regista”, ha affermato il regista. “È quello che conferisce a questo film la sensazione di essere un documentario. Quando ho parlato con lui per la prima volta di First Man – Il Primo Uomo, io lo vedevo come un “film su una missione”; è lui che lo ha interpretato come una storia di dolore”.
Non sono state soltanto le due settimane di prove prima delle riprese con Gosling e gli attori che interpretano i componenti della famiglia Armstrong, è stato il numero di scene per le quali il regista e la star hanno improvvisato insieme. Chazelle ha finito con il filmare molte di queste sequenze e numerose scene sono poi finite nella copia finale del film.
Chazelle era rimasto molto colpito dal contributo creativo dato dall'attore. “Ryan ha trovato ‘Lunar Rhapsody’, la canzone suonata con il theremin che Neil amava, e che ascoltava durante la missione dell’Apollo 11”, ricorda Chazelle. “Inoltre ha scoperto ‘Egelloc’, un musical che Neil aveva scritto quando era al college, oltre ad una delle interviste da lui rilasciate sull’atmosfera della Terra, diventata la base per un discorso che Josh ha scritto per Neil”.
Gosling è stato in grado di mettere la profonda concentrazione e la quieta intensità richieste al primo uomo che ha messo piede sulla luna ma sono rimasti colpiti dal come la loro star abbia incarnato un argomento complesso apparentemente senza alcuno sforzo.
“Ciò che mi ha colpito di Neil è quanto fosse riservato, misurato e quanto poco volesse apparire,” spiega Chazelle. “Non era il prototipo del cowboy o del pilota che parla velocissimo. Era un uomo di pochissime parole, la persona silenziosa che sta seduta in un angolo ma che calcola immediatamente tutto: la persona più intelligente nella stanza.”
La collaborazione di Chazelle con Gosling durante La La Land aveva permesso al regista di sperimentare la gamma di qualità dell’attore, specialmente la sua capacità di percepire velocemente quando recitare senza enfasi una scena. “Neil aveva sempre insistito sul fatto che lui non aveva nulla di speciale,” continua Chazelle. “Diceva di essere semplicemente uno dei tanti e che le circostanze gli avevano consentito di diventare il primo uomo sulla luna. Aveva questa normalità, e lo stile di Ryan è così fine che è veramente riuscito a renderla perfettamente.”
E a Ryan Gosling è stato proprio l’incrocio tra il punto di vista di Chazelle ed il libro di Hansen che lo hanno convinto ad interpretare Armstrong.
“Credo che non appena ho imparato cosa fosse la luna ho appreso che qualcuno di nome Neil Armstrong vi aveva messo piede,” afferma Gosling. “Lui era sinonimo di luna a mi sono reso conto, dopo aver letto il libro di James Hansen First Man, che sapevo pochissimo sia dell’una che dell’altro. A livello emotivo sono rimasto sopreso nell’apprendere quanto profonda fosse la perdita vissuta da Neil e sua moglie Janet prima e durante quelle missioni storiche. A livello pratico, non credo che avessi colto appieno quanto fossero pericolose quelle missioni; quanto fossero claustrofobiche e fragili quelle capsule spaziali; quanto fosse primitiva la tecnologia rispetto agli standard odierni”.
Come il suo regista, anche Gosling era stato attratto da quanto fosse difficile Armstrong ed il mondo dei suoi colleghi, e dall’infaticabile lavoro necessario per raggiungere questo mostruoso risultato. “Sono sempre stato interessato agli estremi di una storia”, afferma. “Quello cje è unico in questa storia per me è quanto possono essere estremi quegli estremi. Non riesco ad immaginare un maggiore dualismo di quello che esiste tra l’intimità e la particolarità della vita personale di Armstrong e la natura infinita dello spazio con il quale si intreccia. Questi astronauti utilizzavano la conoscenza scientifica dell’epoca, che era pressoché una torcia elettrica, per contrastare i misteri infiniti dell’universo e, al tempo stesso, buttavano l’immondizia e rasavano il prato una volta tornati sulla Terra”.
Ancora una volta Gosling ha dimostrato il proprio impegno nei confronti della sua arte, come abbiamo visto nella preparazione per il suo ruolo in La La Land,, che gli è valso una candidatura agli Oscar, quando ha imparato a suonare il piano in soli tre mesi. E ancora, durante la preparazione per il ruolo in Le pagine della nostra vita (The Notebook), Gosling ha trascorso due mesi ad assorbire la cultura di Charleston, in South Carolina ed ha persino imparato a costruire mobili come il suo personaggio.
Gosling ammette che sarebbe stato impossibile diventare Neil Armstrong senza l’aiuto di numerosi collaboratori. “Sono stato molto privilegiato per aver avuto la possibilità di incontrare Janet Armstrong prima che morisse. Ho anche avuto la grande fortuna di parlare con i due figli di Neil, Rick e Mark ed ho trascorso del tempo con la sorella di Neil, June, presso la loro fattoria di Wakaponeta, in Ohio, dove è nato Neil. Il museo Armstrong Air & Space Museum e le strutture della NASA di Cape Canaveral e di Houston mi hanno aperto le porte. C’erano anche esperti ogni giorno sul set per dare la loro consulenza sugli elementi specifici di ogni missione che cercavamo di riprodurre. Io avevo praticamente sempre la possibilità di contattare lo scrittore James Hansen e consultare il suo libro First Man; un’opera di più di 700 pagine di ricerca meticolosa. Non ho mai ricevuto così tanto aiuto nel prepararmi ad un ruolo né sono mai stato in contatto con così tante persone entusiaste e felici di aiutarmi”.
L’attrazione di Gosling per Armstrong e gli uomini che erano parte del suo gruppo ha permeato la produzione. “Il mio primo istinto nel prepararmi a questo ruolo è stato imparare come pilotare. Neil sapeva pilotare ancora prima di saper guidare; sembrava una parte integrante della sua persona, per cui ho pensato che avrei dovuto cominciare da lì. Ad un certo punto del mio addestramento, mi è stato chiesto di forzare l’aereo portandolo ad una posizione di “stallo” autoimposta, a quel punto ho avuto un’illuminazione: era un’idea tremenda. Ho capito in quel momento perché Neil era destinato ad essere uno dei più grandi piloti al mondo ed io no. Come molti altri astronauti, Neil aveva cominciato come pilota collaudatore, ci vuole un certo tipo di persona per salire scientemente su un aereo che non è mai stato pilotato e spingerlo fino al suo punto di rottura con il solo scopo di trovare i difetti in modo da far progredire la nostra conoscenza dell’aeronautica.”
Un film, quello di Chazelle, che, siamo sicuri, farà breccia nel cuore di tanti appassionati di fantascienza e non solo.
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